sabato 31 ottobre 2015

FRANÇOIS MORELLET: SEVEN CORRIDORS - MAC/VAL, VITRY-SUR-SEINE




FRANÇOIS MORELLET
SEVEN CORRIDORS
commissaire: Frank Larry
MAC/VAL
Place de la Libération - Vitry-sur-Seine
24/10/2015 - 6/3/2016

À l’occasion de son 10ème anniversaire, le MAC VAL donne carte blanche à François Morellet pour concevoir une nouvelle intervention in situ.
Fidèle à ses habitudes, cet artiste majeur de la scène française se joue ici des contraintes du vaste espace d’exposition temporaire du musée et imagine un immense tableau agrandi, une sculpture labyrinthique de 20 m de côté qui place le visiteur au centre de l’œuvre.
Cette invitation du MAC VAL à l’un des artistes français les plus plébiscités, n’est pas sans rappeler que François Morellet est l’un de ses artistes proches depuis son ouverture. Plusieurs de ses œuvres font en effet partie de la collection du musée et Carrément décroché n°1, 2007 est présentée dans l’exposition « L’Effet Vertigo ».
L’artiste, qui fête prochainement ses 90 ans, occupe 1350 m2 d’un seul tenant avec un unique projet. Il propose au visiteur de vivre une expérience de l’espace en activant lui-même l’œuvre par son propre déplacement. Non sans humour, l’artiste met une nouvelle fois à l’épreuve — mais ici de façon monumentale — sa célèbre théorie du « pique-nique » : « Les œuvres d’art sont des coins à pique-nique, des auberges espagnoles où l’on consomme ce que l’on apporte soi-même ».

Image: François Morellet, Reflets dans l’eau déformés par le spectateur, 1964

GIOSETTA FIORONI - MARCOROSSI ARTECONTEMPORANEA, MILANO




GIOSETTA FIORONI
Marcorossi Artecontemporanea
c.so Venezia 29 - Milano
13/10/2015 - 28/11/2015

Giosetta Fioroni, una delle più significative artiste italiane, protagonista negli anni Sessanta della Scuola di Piazza del Popolo, lavora con la galleria Marcorossi artecontemporanea dalla metà degli anni Novanta. Nel 2000 una sua mostra ha inaugurato la sede milanese di corso Venezia.
Dopo il grande successo ottenuto tra il 2013 e il 2014 con le personali al Drawing Center di New York e alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Giosetta Fioroni torna a Milano, con un’esposizione preziosa, che propone una vasta serie di carte d’argento, degli anni 1963-1973; la mostra è frutto di una ricerca che da anni la galleria e l’artista hanno intrapreso insieme.
Saranno esposti i quattro bozzetti del 1964, dai quali l’artista ha ingrandito su tela le quattro figure, traendone l’opera esposta in seguito alla Biennale di Venezia del 1964. Alcune RARITA’, come il primo disegno del 1969, realizzato poi su grande tela, dedicato a “Rosaspina”, la favola dei Grimm, e alcune carte RITROVATE e mai esposte fino ad oggi…che furono all’origine di molte elaborazioni future.
Accanto a questo ampio viaggio nell’argento ci sarà un’opera degli anni recenti, definita dall’artista: “Un’apparizione!”. Una grande tela del 2009, alta 3 metri per 2 metri di larghezza, intitolata “Marilyn Manson”. Un ritratto del cantautore e trasformista americano (il cui nome accosta polemicamente due icone della società americana anni Sessanta: l’attrice Marilyn Monroe e il serial killer Charles Manson).
Ci racconta Giosetta Fioroni: “Un quadro vagamente anomalo nel mio percorso quasi tutto improntato ai sentimenti, perché molto esplicito, illustrativo. Dipinto con stratagemmi pittorici quasi cartellonistici. Per raccontare ed esaltare il brillante degrado formale dell’arte oggi, che però, nella sua grande confusione, si apre a-ventaglio per legittimare nuove visioni”. Quest’opera fa parte di un gruppo ambizioso di 4 grandi tele, al quale l’artista sta lavorando: “La Natura”, “La Guerra”, “La Bellezza”…a tutt’oggi incompiute.
In mostra, sarà inoltre possibile riscoprire un importante mezzo espressivo dell’artista: verranno proiettati, infatti, tre filmati realizzati in Super Otto, tra il 1960 e il 1967, intitolati Gioco, interpretato da Pino Pascali e altri amici, Coppie e Solitudine femminile, con la poetessa icona di quegli anni Rosanna Tofanelli, oltre a un breve filmato dedicato a Goffredo Parise.

FRANCESCO ERBANI. POMPEI ITALIA - FELTRINELLI 2015




FRANCESCO ERBANI
POMPEI ITALIA
Feltrinelli (17 giugno 2015)
Collana: Serie bianca

"Pompei crolla", "Pompei inaccessibile e transennata", "Pompei ingovernabile". Titoli di cronaca, ogni giorno che passa sempre meno sorprendenti. Dietro questi titoli c'è una storia millenaria di arte, distruzione e archeologia. Ci sono secoli di scoperte, visite, fascino e leggende. Ci sono decenni di convivenza con un territorio sempre più urbano e sempre più degradato, con una popolazione di cui sono cresciuti sia i numeri sia i problemi, con uno Stato che ne ha fatte un po' di tutti i colori. Raccontare Pompei, come fa Francesco Erbani in questo libro, è meritorio di per sé, perché illumina un luogo in cui si giocano alcuni temi fondamentali del passato, del presente e del futuro dell'Italia: la gestione dei beni culturali tra emergenza e manutenzione, l'uso e l'abuso del territorio in un paese che ha la più alta densità di bellezza del mondo, l'importanza del turismo come volano economico e il rischio che lo stesso turismo distrugga invece di costruire. E così via. Ma raccontare Pompei, oggi, significa anche farsi rapire dalla forza delle metafore e delle allegorie, perché la città distrutta e sepolta dal Vesuvio diventa ben presto in questo libro di Erbani l'Italia intera: i problemi e le soluzioni tentate, i disastri accidentali e quelli colpevoli, il folto cast di personaggi che popola la scena (commissari e camorristi, archeologi e vescovi, artigiani e disoccupati) rimandano a un microcosmo che rispecchia perfettamente il macrocosmo italiano.

ROBERTO CECCHI. ABECEDARIO - SKIRA 2015




ROBERTO CECCHI
ABECEDARIO
Come proteggere e valorizzare il patrimonio culturale italiano
Skira (15 ottobre 2015)
Collana: Skira paperbacks

Che cosa sappiamo del nostro patrimonio culturale? Poco o nulla. È una potenzialità inespressa, conosciuta più per le sue disfunzioni, i ritardi e i crolli piuttosto che per il suo valore, nonostante esista un sistema di regolamentazione unico nel suo genere e di grande efficacia. Allora il problema qual è?
Semplicemente, il sistema di regole è ancora quello del 1909, costruito all’occorrenza, basato su valori presunti e non sull’accertamento preventivo dell’interesse culturale. Da qui l’incapacità di conservare il patrimonio e di avere un sistema di valori condiviso, chiaro e univoco.
L’autore ci guida alla scoperta dello straordinario (ma trascurato e maltrattato) patrimonio culturale italiano e suggerisce come potrebbe essere correttamente conservato e gestito, in modo da diventare una grande ricchezza per il nostro Paese.

Roberto Cecchi è stato soprintendente a Venezia, direttore generale, segretario generale e sottosegretario di Stato del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Membro del Consiglio generale della Fondazione Cini e del Consiglio di amministrazione del FAI (Fondo Ambiente Italiano), è autore di numerose pubblicazioni scientifiche.

VIRGINIA CAFIERO: KIMONO E SAMURAI - SPAZIO46, GENOVA




VIRGINIA CAFIERO
KIMONO E SAMURAI
Spazio46
Palazzo Ducale
piazza Matteotti 9 - Genova
30/10/2015 - 8/11/2015
È visitabile sino al prossimo 8 novembre, nello Spazio46 di Palazzo Ducale a Genova, la mostra personale di Virginia Cafiero, Kimono e Samurai. La mostra organizzata da ART Commission Events con il patrocinio del Comune di Genova e di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, rimarrà allestita fino al 8 novembre e sarà aperta tutti i giorni dalle 15.30 alle 19.00. Ingresso libero. Info: 010 8986052, artcommissionevents@gmail.com.

«Un arcipelago di invenzioni visive per il Giappone di Virginia Cafiero, una terra rivisitata che l’artista definisce come lontano, estremo Oriente, quasi un antipodo della cultura, in qualche maniera compreso e veduto. Alla base del lavoro è il campionario di contenuti si potrebbero dire tipici del Paese, l’idea fondamentale di tradizione, le filosofie, la natura antropizzata e l’ordine naturale del caos. Cafiero intanto rileva i principi costruttivi e i materiali della quotidianità nipponica, quella che l’Occidente percepisce (e non sempre conosce) restituendola allo spettatore come precisa interpretazione del pensiero e delle cose. (…)».
- Stefano Bigazzi

venerdì 30 ottobre 2015

LUCA VITONE: BERLIN 192010 - GALLERIA DE' FOSCHERARI, BOLOGNA




LUCA VITONE
BERLIN 192010
Galleria de' Foscherari
via Castiglione 2B - Bologna
31/10/2015 - 30/11/2015

La mostra nasce dal progetto di Luca Vitone di mettere a confronto due immagini di Berlino: quella sotto la Repubblica di Weimar e quella del periodo della Repubblica Federale dell’unificazione dopo la caduta del muro.
Vitone “invita” George Grosz a presentare sue opere che raccontano la città del primo dopoguerra nel momento più effervescente e dinamico di una Berlino in espansione che la vede meta indiscussa, desiderata e raggiunta da autori del cinema, del teatro, della musica, della letteratura e delle arti visive, tanto da farne una capitale mondiale della creatività culturale.
In quel lungo decennio, tra la fine degli anni Dieci e gli inizi dei Trenta, Berlino è anche una laboratorio politico che il mondo guarda con curiosità e apprensione, fino alle decisive elezioni del 30 gennaio 1933.
Insieme a un olio e a preziosi disegni e acquerelli di Grosz, Vitone presenta parte di una sua serie di opere dedicate alla città tedesca in cui racconta una personale interpretazione di come ha vissuto il cambiamento di Berlino da prima del muro, grazie a un soggiorno estivo avvenuto nel 1985, al ritorno nel 1996 per una borsa di studio e successivamente sempre più spesso fino a decidere di trasferirsi definitivamente.
Con il crollo del muro, Berlino torna a essere un’attrattiva per la ricerca culturale internazionale tanto da diventare per una seconda volta meta desiderata per molte personalità di discipline e ambiti diversi.
L’immaginario collettivo non tocca solo l’aspetto della cultura, ma necessariamente anche quello politico e la città diventa laboratorio di un atteggiamento utopico che tenta di trasformare l’aspetto sociale dell’abitante in una figura consapevole della propria autonomia e libertà individuale. Aspetti di un socialismo libertario opposti a ciò che era avvenuto, mediante il dogma, con la realizzazione del socialismo di stato che ha governato una parte della città per circa quarant’anni.
Mappe, oggetti che provengono dalla quotidianità e finestre aperte sul mondo sono gli elementi che compongono queste opere, affiancate dai colori della bandiera tedesca e da una giostra di biciclette da cui, pedalando, si può vedere un video che racconta in soggettiva l’attraversamento della ex-Berlino orientale da nord a sud soffermandosi sui dettagli del cambiamento.
La mostra si apre esattamente un anno dopo, il 31 ottobre 2014, di quella svoltasi nella Galerie Nagel Draxler di Berlino, in cui per la prima volta sono state esposte le opere della serie “Der Zukunft Glanz” (Lo splendore del futuro) titolo che poeticamente si riconduce al motto italiano di tradizione socialista “il sol dell’avvenire” inesistente nella lingua tedesca.

MICHAEL BUTHE (1944 – 1994): RETROSPECTIVE - KUNSTMUSEUM LUZERN




MICHAEL BUTHE (1944 – 1994)
RETROSPECTIVE
curated by Heinz Stahlhut
Kunstmuseum Luzern
Europaplatz 1 - Luzern
31/10/2015 - 31/01/2016

‘For me my sun is, like all paintings, a functional object for seeing, for feeling, for dreaming, for understanding.’ In these words Michael Buthe describes his central, recurrent motif. With bright colours or gleaming gold, the artist collects the whole world, in fact the whole cosmos, within the circle of this heavenly body: taking his lead from German Informal Art and American Minimal Art he is fascinated by non-European cultures, counters the cool concept of Minimalism with pronounced sensuality, and seduces the viewer into asking spiritual as well as social questions.
Jean-Christophe Ammann first showed the work of the globetrotter, who discovered the art and life of Africa and the Far East on many trips to those areas, at Kunstmuseum Luzern in 1974. Since then many more of his works have entered the collection. The retrospective brings together archaic-looking assemblages, brightly coloured works on paper and intensively treated canvases, collages and paintings in gold. Michael Buthe’s spatial work also becomes accessible through installations which, in their opulence, address all the viewer’s senses.

LUC VIGIER: ARAGON ET LE CINÉMA - NOUVELLES ÉDITIONS JEAN-MICHEL PLACE 2015




LUC VIGIER
ARAGON ET LE CINÉMA
Nouvelles Éditions Jean-Michel Place (5 octobre 2015)
Collection « Le cinéma des poètes »

Louis Aragon a peu écrit pour le cinéma mais sur lui et avec lui. Il le frôle et l'absorbe avec intensité, comme matériau étrange et familier, d'un bout à l'autre de son oeuvre. Une part de son esthétique poétique s'en inspire et s'y confronte, et son regard obsédé par l'image fixe ou animée, trouve dans l'écriture cinématographique stimulants, métaphores et modélisations vitales. On doit donc chez Aragon traverser poèmes, proses poétiques et textes critiques pour saisir cette danse esthétique autour d'un art désiré, d"une tentation d'écriture peut-être et d'une cinétique singulière d'une pensée par l'image.
Cette étude se propose d'entrer quand c'est nécessaire dans le détail des textes (poèmes et poèmes en prose), notamment dans les cas d'ekphasis filmiques afin de faire entendre au mieux l'écriture aragonienne et de lier ces moments de forte attention par des aperçues synthétiques soulignant les moments clés où l'alchimie poétique engage un rapport spécifique au cinéma.

« L'homme moderne seul est un héros de cinéma. C'est pourquoi l'art cinématique doit porter fortement la marque de notre époque, doit se soumettre aux lois esthétiques les plus jeunes, les plus neuves, les plus hardies. » — Aragon, « Du Sujet », 1918

Luc Vigier est maître de conférences en littérature française à l'université de Poitiers et directeur de l'Équipe Aragon de l'Institut des Textes et Manuscrits. Ses recherches portent également sur les années dada, le surréalisme, la bande dessinée et la littérature numérique.
  

GIULIANO SERGIO: INFORMATION, DOCUMENT, ŒUVRE - PRESSES UNIVERSITAIRES DE PARIS OUEST 2015





GIULIANO SERGIO
INFORMATION, DOCUMENT, ŒUVRE
Parcours de la photographie en Italie dans les années soixante et soixante-dix
Presses Universitaires de Paris Ouest (16 juin 2015)
Collection: Les arts en correspondance

Quel poids l'expérience des avant-gardes a-t-elle eu sur le développement de la photographie contemporaine italienne? Quel rôle les institutions, le marché et la critique d’art ont-ils joué dans son essor? Ce livre nous fait découvrir une période foisonnante d’échanges qui ont marqué la relation entre art et photographie en Italie. Arte povera, reportage d’art et représentation du patrimoine, anthropologie visuelle, architecture et urbanisme sont les coordonnées culturelles de la scène artistique et photographique italienne entre les années soixante et le début des années quatre-vingt.
Le texte interroge la transformation de la notion d’oeuvre et celle de son miroir fidèle, la photographie documentant l’art a vu son statut changé au fil des années en devenant instrument critique et œuvre elle-même. En Italie, cette photographie donna lieu à une extraordinaire floraison iconographique, malgré un manque paradoxal de reconnaissance de la part des institutions et des marchands d’images. Cet ouvrage présente le travail de Piero Manzoni, Giulio Paolini et des artistes de l’arte povera (Jannis Kounellis, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Pino Pascali, Emilio Prini) ainsi que les recherches d’Ugo Mulas, Franco Vaccari, Mario Cresci, Cesare Tacchi, Luigi Ghirri, Germano Olivotto, Paolo Monti et bien d’autres, en soulignant les échanges avec la scène pop et conceptuelle américaine. L’analyse porte également sur les contributions des acteurs du milieux artistiques: des critiques (Germano Celant, Achille Bonito Oliva, Arturo Carlo Quintavalle, Daniela Palazzoli, Filiberto Menna), un opérateur vidéo (Gerry Schum), des galeristes (Plinio De Martiis et Fabio Sargentini), autant de figures exemplaires d’un panorama complexe qui témoigne d’une nouvelle vision de l’art, de son espace d’exposition et de sa représentation dans les catalogues, les livres et les revues.

NEVIO ZANARDI: I COLORI DI CAMILLO SIVORI - TEATRO CARLO FELICE, GENOVA




NEVIO ZANARDI
I COLORI DI CAMILLO SIVORI
Teatro Carlo Felice
Passo Eugenio Montale 4 - Genova
20/10/2015 - 4/1/2016

In occasione del bicentenario della nascita di Camillo Sivori, il Teatro Carlo Felice ospita, con piacere e orgoglio, una mostra di pittura del Maestro Nevio Zanardi.
Dal catalogo della mostra, un estratto della pagina di Stefano Termanini, discendente di Camillo Sivori: "Nel sottofondo da cui gli Studi-Capricci prendono forma, inoltre, il virtuosismo ha una parte meno importante della ricerca; le difficoltà che ci sono si affrontano e si superano, perché il limite va cercato e infine va spostato: un po' oltre. Sempre un po' più oltre. Ritrovo quello stesso clima nei quadri di Nevio Zanardi. Degli Studi-Capricci di Sivori ritrovo l'intensità e la dilatazione della coscienza, l'approfondimento e la rigorosa – e pur sempre gioiosa – libertà con cui ci si getta in un'esperienza nuova. Quella disposizione d'animo, per dire altrimenti, che li fece nascere ed esistere e che trapela nelle lettere che Sivori inviò alla famiglia mentre li componeva..."
L'esposizione è visitabile sino al 4 gennaio 2016, in occasione di tutte le aperture del Teatro Carlo Felice.
Immagine: Nevio Zanardi, Étude - Caprice op. 25 N° 11.
  

giovedì 29 ottobre 2015

PAUL KLEE: MONDI ANIMATI - MAN, NUORO




PAUL KLEE
MONDI ANIMATI
a cura di Pietro Bellasi e Guido Magnaguagno
Coordinamento scientifico: Raffaella Resch
Museo MAN
via Sebastiano Satta 27 - Nuoro
30/10/2015 - 14/2/2016

Dopo la mostra dedicata al rapporto tra l’opera di Alberto Giacometti e la statuaria arcaica, il MAN_Museo d’Arte della Provincia di Nuoro prosegue la propria programmazione rivolta ad analizzare aspetti poco indagati della produzione dei più importanti artisti del XX secolo con una mostra dedicata a Paul Klee (1879-1940). La mostra conta circa 50 opere, tra dipinti, acquerelli e disegni provenienti da collezioni pubbliche (Museo della Città Locarno, Museo di Ascona - Fondazione Richard und Uli Seewald, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, GAM Galleria d’Arte Moderna e contemporanea di Torino, MART, Pinacoteca Nazionale di bologna, Museo del Territorio Biellese) e private, sia svizzere sia italiane.
Inedito in Sardegna, Klee è uno degli autori più complessi e originali del secolo scorso. Con questa rassegna, realizzata dal Museo MAN con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna, della Provincia di Nuoro e della Fondazione Banco di Sardegna, curata da Pietro Bellasi e Guido Magnaguagno, con il coordinamento scientifico di Raffaella Resch, si intende esplorare un elemento fondamentale nell’opera dell’artista, ovvero la percezione della presenza di un principio vitale, generativo, insito nella materia delle cose.
“L’iniziale disorientamento di fronte alla natura si spiega con ciò, che si comincia con lo scorgerne soltanto le ultime ramificazioni, senza risalire alla radice. Una volta però che uno se ne sia reso conto, può riconoscere anche nella più lontana fogliolina la manifestazione dell’unica legge che regola il tutto e trarne vantaggio” (Paul Klee, Diari, n. 536).
In senso specifico Klee non ha mai parlato di “animismo”, tuttavia la sua opera appare permeata di uno spirito animato avvertito in tutta la realtà materiale ed evocato dall’azione creativa dell’artista. “Creatura superiore” (Diari, n. 660), l’artista, attraverso il proprio sguardo vivificatore, porta alla luce l’elemento generatore presente nei diversi mondi che popolano il cosmo, nascosto sotto la superficie delle cose. Che siano uomini, bambini, animali, oggetti, paesaggi o architetture, i mondi di Klee obbediscono tutti alla medesima legge della natura, che l’artista indaga e imita.
Un unico principio vitale governa l’intero ordine naturale, dalle cose grandi a quelle infinitesimamente piccole. Questo principio sembra palesarsi in molte opere dell’artista, in particolare nei disegni e negli acquarelli degli anni Venti e Trenta. Opere come Feigenbaum (Fico), del 1929, o Im Park (Nel parco), del 1940, presenti in questa mostra, o ancora l’importante dipinto Wohin? (Dove?) del 1920, proveniente dalle collezioni della Città di Locarno, esposto nel 1937 all’interno della mostra “Arte degenerata”, organizzata dal regime nazionalsocialista tedesco.
La rappresentazione del mondo animale offre una serie di parabole, di favole morali, dove l’animale è innalzato al ruolo di essere umano, nei suoi vizi e nelle sue virtù. Ecco che nel disegno Tierfreundschaft (Amicizia tra animali) del 1923, ad esempio, un cane e un gatto si accompagnano bonariamente in una tranquilla passeggiata, incarnando il senso di amicizia che può nascere tra due esseri umani.
Lo studio delle opere architettoniche rivela l’interesse di Klee verso la percezione della forma e la comprensione dell’elemento organico, vivo, dentro di essa, evidente in alcuni acquarelli come Americanisch - Japanisch (Americano - giapponese), realizzato nel 1918, dove a svettanti palazzi stilizzati è affiancata l’icona dell’occhio. “Una volta che si è compreso l’elemento numerico del concetto di organismo”, scrive Klee, “lo studio della natura procede più spedito e con maggiore esattezza” (Diari 536).
Ma il principio generativo insito in tutte le cose è ravvisabile soprattutto in quelle opere che, in maniera dichiarata, evocano o imitano il mondo dell’infanzia, come in Hier der bestellte Wagen! - Ecco la carretta richiesta, del 1935, ma anche nel finissimo dipinto Getrübtes – Turbato, del 1934, proveniente dalle collezioni della GAM di Torino, o ancora in quei lavori dove le figure sono rappresentate con tratti semplici, stilizzati, alla maniera dei bambini, come nel dipinto Gebärde eines Antlitzes (Espressioni di un volto), del 1939, proveniente dalla collezione del Museo del Territorio Biellese.
Forme di vita organiche e spiriti della materia animano i diversi soggetti presenti nelle opere di Klee. Un’immagine che sembra trovare una sintesi formale in un’opera come Figurale Blätter (Foglie figurate), un lavoro del 1938 dove alcune figure antropomorfe, come piccoli feti, vivono rannicchiate all’interno di foglie–incubatrici.
Artista immerso nello spirito del suo tempo, dove si avvicendano eclatanti scoperte scientifiche, Klee recepisce gli sconvolgimenti provocati dalle teorie della relatività e della fisica quantistica, così come le evoluzione degli studi psicoanalitici, rielaborandoli in maniera indipendente all’interno di una visione magico-fenomenica dell’universo.

L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo pubblicato da Magonza Editore con saggi di Pietro Bellasi, Guido Magnaguagno e Raffaella Resch, oltre alla riproduzione completa delle opere in mostra e un apparato bio-bibliografico.

Immagine: Paul Klee, Figurale blatter, 1938, Galerie G. Sistu

MARVELOUS OBJECTS - HIRSHHORN MUSEUM, WASHINGTON D.C.




MARVELOUS OBJECTS
Surrealist Sculpture from Paris to New York
Hirshhorn Museum and Sculpture Garden
Independence Avenue at Seventh Street SW - Washington, D.C. 30/10/2015 - 15/2/2016

“Marvelous Objects: Surrealist Sculpture from Paris to New York,” the first major museum exhibition devoted to a comprehensive view of the movement’s three-dimensional works, opens Oct. 29 at the Smithsonian’s Hirshhorn Museum and Sculpture Garden. The exhibition brings together more than 120 works created by more than 20 artists from France, Spain, Belgium, Switzerland, Germany, Great Britain and the United States from the 1920s to the 1950s. Works include sculptures, photographs, drawings and paintings.
“Surrealism has long been seen as a movement in painting, drawing and film,” said Melissa Chiu, director of the Hirshhorn. “This exhibition reveals the great breadth and depth of the sculptural work, a vital part of surrealism that continues to be relevant to today’s artists.”
“This exhibition surveys the totality of surrealist sculpture by highlighting two main approaches,” said Valerie Fletcher, senior curator and the project’s organizer. “Organic abstraction originated in the whimsical reliefs of Jean Arp and inspired many artists, including Henry Moore in Britain, Joan Miró in Spain and Isamu Noguchi in the United States. Found-object assemblages, which originated in Marcel Duchamp’s Assisted Readymades, became a surrealist passion. ‘Marvelous Objects’ also unifies into a single narrative the international development of surrealism in Europe and the United States.”
Among the 85 sculptures in the exhibition are Arp’s “Shirt Front and Fork” (1922), Duchamp’s “Why Not Sneeze, Rose Sélavy?” (1921), Alberto Giacometti’s “Woman with Her Throat Cut” (1932) and “The Invisible Object (Hands Holding the Void)” (1935), Man Ray’s “Object to be Destroyed” (1933), Salvador Dalí’s “Venus de Milo with Drawers” (1936) and “Lobster Telephone” (1938), Moore’s “Stringed Figure No. 1” (1937), Miró’s “Lunar Bird” (1945) and David Smith’s “Saw Head” (1933) and “Chain Head” (1933).
In addition to the sculptural works, the exhibition presents a number of drawings, paintings and photographs that substantiate the surrealists’ interest in working in three dimensions. These range from photographs of disturbingly posed dolls by Hans Bellmer and Ruth Bernhard to images of bizarrely dressed mannequins in the surrealists’ 1938 exhibition in Paris. Cases of archival material document how images of surrealist sculpture circulated among artists via books and periodicals.
As the center of artistic activity shifted from Paris to New York, American sculptors infused surrealism with new life. “Marvelous Objects” features a gallery of Joseph Cornell’s magical box constructions; another gallery dramatically displays Noguchi’s dark organic visions from the 1940s. The exhibition ends with sculptures from the 1930s to the early 1950s that transition from surrealism to postwar metal constructions, such as Alexander Calder’s “Devil Fish” (1937) and “The Spider” (1940) and Smith’s “Ancient Household” (1945) and “Agricola I” (1951–52).
The exhibition is accompanied by a full-color catalog with a comprehensive essay and chronology by Fletcher, as well as several historical texts. “Shana Lutker, Le ‘NEW’ Monocle, Chapters 1–3,” a separate exhibition of the work of a contemporary artist whose sculptural installations draw upon altercations by contentious surrealists, runs concurrently. 

Image: Man Ray, Object to Be Destroyed (Indestructible Object), 1932, edition 1965 

LICIA VLAD BORRELLI: LA PITTURA MURALE NELL'ANTICHITÀ - VIELLA 2015




LICIA VLAD BORRELLI
LA PITTURA MURALE NELL'ANTICHITÀ
Viella (29 ottobre 2015)
Collana: I libri di Viella. Arte

La pittura murale è uno dei più consistenti lasciti del mondo antico. Pur attraverso inevitabili lacune, una narrazione continua si snoda dalle caverne preistoriche ai palazzi dei sovrani, ai templi degli dei, ai luoghi pubblici, alle dimore dei privati, alle tombe dei defunti. Illustra riti, costumanze, vicende mitiche e reali. È la più vivida e molteplice espressione della creatività umana e della sua esigenza di comunicazione. Questo libro ne segue la storia da un osservatorio particolare, rivolto al graduale evolversi delle tecnologie e dei mezzi che ne hanno reso possibile la realizzazione. La durabilità di molti testi pittorici è in gran parte affidata alla tecnica dell'affresco, una "invenzione" che risale a tempi remoti, ma che solo in età romana troverà la sua codificazione teorica. Anche da questo parziale punto di vista l'ecumene appare come un dinamico luogo di incontri e di scambi, lungo i cui itinerari si incrociavano e si diffondevano saperi, tecniche, materiali, la cui memoria si protrarrà molto oltre la fine del mondo antico. Alcuni capitoli sono dedicati alle cause di deterioramento, alle tecniche di conservazione, al distacco della pittura murale.

FRANCO NASI: TRADUZIONI ESTREME - QUODLIBET 2015




FRANCO NASI
TRADUZIONI ESTREME
Quodlibet (29 ottobre 2015)
Collana: Quodlibet studio. Lettere

Le traduzioni di testi con forti vincoli formali, come i giochi di parole, gli anagrammi, gli acrostici, sono estreme, come estremi sono lo sci alpinismo o il parapendio. Questi sport richiedono una preparazione accurata e, nello stesso tempo, una buona dose di coraggio e creatività. Il libro intende essere in primo luogo un osservatorio di traduzioni estreme: dai romanzi lipogrammatici di Perec e Dunn, alla poesia in anagrammi di Pereira, dai testi bidirezionali di Boccaccio, Boiardo, Hofstadter, all'acrostico alfabetico del Salmo 119, alle poesie per l'infanzia di Rodari e McGough. Oltre alla descrizione delle metamorfosi traduttive, il libro riflette sulle intenzioni che hanno guidato i traduttori. L'obiettivo non è di segnalare, con l'indice puntato, che cosa sia andato perso nella traduzione né quale vincolo il traduttore abbia colpevolmente trascurato, ma di comprendere che cosa è avvenuto nel movimento. Un modo per riflettere su questioni rilevanti della traduttologia, ma anche dell'ontologia del testo letterario e della sua natura olistica. Una lettura aperta, critica, non pregiudicata di un'esperienza di traduzione, e una riflessione su quell'esperienza che possa sensatamente portare a qualche considerazione più generale sull'attività linguisticamente complessa, culturalmente problematica, eticamente impegnativa, ma sempre necessaria del tradurre.

INVERNOMUTO: THE CELESTIAL PATH - MUSEO DI VILLA CROCE, GENOVA 30/10/2015




INVERNOMUTO
THE CELESTIAL PATH
Museo d'Arte contemporanea di Villa Croce
via Jacopo Ruffini 4 - Genova
venerdì 30 ottobre 2015, ore 17,30

The Celestial Path è il titolo del video degli artisti Invernomuto che intreccia l’affascinante ricerca della naturopata e artista svizzera Emma Kunz (1892-1963) e la teoria del multiverso. Per tutta la vita, Kunz ha lavorato con il pendolo in ambito terapeutico e artistico. Il suo nome è anche associato ad una pietra dalle proprietà curative da lei scoperta in una grotta nel 1942 e denominata Aion A. Ipotizzando l’esistenza di una molteplicità di universi coesistenti e alternativi al di fuori del nostro spaziotempo, la teoria del multiverso comporta una radicale ridefinizione del concetto stesso di universo e del limite tra realtà e finzione. La proiezione del video, vincitore della I Edizione del MERU ART*SCIENCE AWARD, è preceduta dalla presentazione degli artisti in conversazione con Alessandro Bettonagli, Anna Daneri, Giacinto Di Pietrantonio.

Invernomuto è un duo artistico formato da Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi, costituito nel 2003. Oltre a mezzi d’elezione quali il suono e l’immagine in movimento, Invernomuto sperimenta la propria ricerca nella scultura, nelle pubblicazioni e nelle azioni live. Tra le mostre e performance recenti si segnalano: The Celestial Path (GAMeC, Bergamo 2013), I-Ration (ar/ge kunst, Bolzano, 2014), Negus – Far Eye (Museion, Bolzano 2014: Marsèlleria (Milano, 2014), Anabasis Articulata (Triennale di Milano, 2014), ArtSpeak (Vancouver, 2015) e Wondo Genet (AuditoriumArte, Roma, 2015). Il loro lavoro è stato esposto in mostre collettive e festival, tra cui Biennale Architettura 11 (2008), Hors Pistes 2009 (Centre Pompidou, Parigi, 2009), Nero su Bianco (American Academy in Rome, 2015). A dicembre 2015 Invernomuto realizzerà una mostra personale alla galleria Pinksummer di Genova. 

LUCIANO BARTOLINI: PENSARE ALL'ORIENTE, IDENTIFICAZIONE DI UN FETICCIO - VILLA ROMANA, FIRENZE




LUCIANO BARTOLINI
PENSARE ALL'ORIENTE, IDENTIFICAZIONE DI UN FETICCIO
a cura di Paolo Emilio Antognoli Viti
Villa Romana
via Senese 68 - Firenze
24/10/2015 - 4/12/2015

Luciano Bartolini (Fiesole 1948 - Milano 1994) esordisce con un lavoro inatteso e originale, tra 1973 e ’74, su una scena artistica allora molto vivace, in cui le tendenze minimali e concettualiste, l’arte povera, gli esiti del movimento Fluxus, e la nuova pittura analitica, non avevano maturato quell’imminente crisi che porterà, verso la fine del decennio, al formarsi dei nuovi paradigmi artistici che saranno propri degli anni ottanta. Una crisi che si manifesta attorno al 1977 e che coincide con la fase declinante dell’onda politica del Sessantotto e la transizione alla nuova economia postfordista.
Il lavoro di Bartolini – figura chiave di questo passaggio epocale – privilegia materiali cartacei dalla consistenza fragile e sottile – carte da pacchi, kleenex, carte per alimenti, carta paglia – supporti tangibili, afferrabili, tattili – legati inoltre alla sua familiarità con la letteratura e al libro come oggetto. Una sensorialità raffinata e severa che trasgredisce l’immaterialità concettualista e l’autoreferenzialismo minimale – quasi forzato dall’interno.
I moduli quadrati dei kleenex, incollati su carte povere da imballo, semitrasparenti, formano composizioni isometriche regolari, seriali, ritmiche, progressive, in cui i colori, in eleganti variazioni, sono gli stessi dei diversi materiali impiegati – con un uso dell’oro, talvolta, che nasce dai suoi viaggi in Oriente – Nepal e India del Nord.
L’esperienza dei Kleenex si conclude tra il 1979 e ‘80 con lo sviluppo di una fase nuova del suo lavoro, introdotta dai richiami mitologici e archetipici al mito di Asterione, Arianna (tessitrice di ombre) e il Labirinto.
La carta accomuna le opere di Bartolini ai suoi libri d’artista e alle edizioni che accompagnano ogni sua mostra personale, parti integranti del processo espositivo. L’appendice epitestuale del libro, instaura infatti una relazione organica con l’intero, ossia la mostra, intesa metaforicamente come una sorta di macrotesto.

La mostra di Villa Romana si divide in due parti. Nel Salone, sarà presentato un grande Kleenex della metà del decennio e l’opera dal titolo Ouroboros, del 1977, la quale richiama allusivamente le sue esperienze orientali. Al centro del percorso, la Moschea della Perla, del 1977 – esposta un anno più tardi alla galleria Paul Maenz di Colonia.
Nella seconda parte, invece, nella sala Giardino, sarà esposta la collezione completa dei suoi libri di artista e opere che erano parte di Annotazione e definizione di un feticcio, il lavoro esposto dalla Galleria Schema a Firenze nel 1978.

In occasione della mostra verranno presentate due pubblicazioni, edite da Archive Books di Berlino. La prima a cura di Paolo Emilio Antognoli: Firenze 1977, Luciano Bartolini, Michael Buthe, Klaus Vom Bruch, Martin Kippenberger, Marcel Odenbach, Anna Oppermann, Ulrike Rosenbach &tc. Materiali su Artisti Italiani e Tedeschi a Firenze e Villa Romana attorno al 1977 (1976-78). La seconda a cura dell’Archivio Luciano Bartolini: Luciano Bartolini. Pensando all’Oriente 1973 - 1979. Materiali d’Archivio.

JIM DINE: ABOUT THE LOVE OF PRINTING - MUSEUM FOLKWANG, ESSEN




JIM DINE
ABOUT THE LOVE OF PRINTING
Museum Folkwang
Museumsplatz 1 - Essen
29/10/2015 - 31/1/2016

Museum Folkwang is holding a major exhibition on the graphic work of American artist Jim Dine (b. 1935). Dine was one of the most important Pop artists of the 1960s, and won early recognition for his art, not just in the US but internationally. The retrospective Jim Dine. About the Love of Printing coinciding with his eightieth birthday features some 250 works – including woodcuts, lithographs, and etchings – and presents a representative survey of the artist’s work in the graphic medium, spanning more than five decades.
More than any other artist of his generation, Dine has created works using a wide variety of printmaking techniques and has repeatedly tested the limits and possibilities of graphic art – right up to incising the printing plates with a chainsaw.
The themes in Dine’s prints are as varied as the techniques used to depict them. Most noteworthy of all however is his best-known motif: the heart symbol. Dine’s hearts have long become popular motifs, recognizable to audiences outside the traditional art world.
As a special highlight, the exhibition presents Jim Dine’s most recent works: large-scale polychrome woodblock prints made in spring 2015. For the first time in his long career as an artist, Dine here eschews representation of a concrete subject and instead gives vent to his irrepressible desire to play with colours and surfaces, forms and structures.
The exhibition will be accompanied by a range of public and educational programs

ALESSANDRA RUFFINO: MOLLINO FUORISERIE - ARAGNO 2015




ALESSANDRA RUFFINO
MOLLINO FUORISERIE
Aragno (24 ottobre 2015)
Collana: Biblioteca Aragno

Integrato da 40 immagini, questo racconto critico invoglia a leggere o rileggere la singolarissima figura di Carlo Mollino (1905-1973) oltre i termini della professione di architetto e designer per la quale gode di fama mondiale. La scommessa è quella di provare ad avvicinare il maestro torinese attraverso le sue scritture e le sue letture, partendo dalle prove narrative incompiute composte in gioventù e guardando la sua personalità fuoriserie e l’insieme della sua opera ‘dalla biblioteca’. Racconti, saggi, disegni, progetti, fotografie e architetture fan tutti parte – a egual diritto – di quel totalizzante «pensare con la carta» che muove in Mollino una creatività nella quale (come indicò Carlo Levi nel primo testo critico dedicato all’architetto, 1938) l’insolubile intreccio di ispirazione letteraria e arbitrio inventivo rappresenta una distintiva nota di stile. E se, come han detto, il personaggio-Mollino resta insondabile, battere il fuoripista del Mollino letterato potrebbe non essere vano e magari, anzi, proprio grazie allo scarto inatteso, far luce su qualche aspetto in ombra della complessa opera di uno che ha raccomandato e praticato per quarant’anni lo «slittamento nell’inutile».

PIERO BORAGINA: IL MAGO DEI PRODIGI - ARAGNO 2015




PIERO BORAGINA
IL MAGO DEI PRODIGI
Aragno (24 ottobre 2015)
Collana: Biblioteca Aragno

Il libro racconta la vita di Gianni Ratto (Milano 1916-San Paolo del Brasile 2005), scenografo, regista, attore e scrittore. A Genova, città natale della madre, dove Ratto trascorse la sua adolescenza e fece le sue prime esperienze teatrali, decisivo fu l'incontro con Gordon Craig e l'architetto Mario Labò, che Ratto considerò suoi maestri. Alla fine della guerra, trasferitosi a Milano, con Giorgio Strehler e Paolo Grassi, fondò il Piccolo Teatro di Milano di cui fu scenografo e collaboratore per molti spettacoli a cominciare da "L'albergo dei poveri" di Maxim Gorkij che segnò l'avvio, il 14 maggio 1947, del primo Teatro Stabile Italiano. Assertore di una idea di scenografia che fosse "personaggio" attivo dello spettacolo, frutto di una unione di intenti col regista, Ratto fu anche collaboratore del Teatro alla Scala, del Maggio Musicale Fiorentino e di altre importanti istituzioni teatrali, lavorando al tempo stesso con primarie compagnie. Convinto che nella sua professione "tutto gli fosse utile" non disdegnò di occuparsi delle scene e dei costumi per alcune riviste musicali, tra cui, su tutte, "Al Grand Hotel" di Garinei e Giovannini con Wanda Osiris. Al culmine della carriera, ancor giovane e acclamato scenografo, nel 1954, abbandonò l'Italia per trasferirsi in Brasile "alla ricerca di una nuova erotica purezza teatrale". In Brasile, Gianni Ratto diresse teatri, fece l'attore, il regista, lo scenografo, l'insegnante, rinnovando la scena teatrale brasiliana.
  

JACK SAVORETTI IN CONCERTO - POLITEAMA GENOVESE, 29/10/2015




JACK SAVORETTI IN CONCERTO
Teatro Politeama Genovese
Via Nicolò Bacigalupo 2 - Genova
giovedì 29 ottobre 2015, ore 21,00

Giovedì 29 ottobre, alle ore 21, Jack Savoretti ritorna a Genova al Teatro Politeama Genovese con le atmosfere e i suoni del suo nuovo disco Written in Scars (BMG).
A fianco di Savoretti ci sarà la sua band originale: The Dirty Romantics, ovvero Pedro Vitor Vieira De Souza, alla chitarra elettrica, Jesper Lind Mortensen, alla batteria e percussioni, John Michael Bird, al basso elettrico, e Henry William Bowers-Broadbent, alle tastiere.

mercoledì 28 ottobre 2015

FRANK STELLA - WHITNEY MUSEUM OF AMERICAN ART, NEW YORK




FRANK STELLA
Whitney Museum of American Art
99 Gansevoort Street - New York
28/10/2015 - 7/2/2016

The Museum will present a career retrospective of Frank Stella (b. 1936), one of the most important living American artists. This survey will be the most comprehensive presentation of Stella’s career to date, showcasing his prolific output from the mid-1950s to the present through approximately 120 works, including paintings, reliefs, maquettes, sculptures, and drawings. Co-organized by the Modern Art Museum of Fort Worth and the Whitney, this exhibition will feature Stella’s best-known works alongside rarely seen examples drawn from collections around the world. Accompanied by a scholarly publication, the exhibition will fill the Whitney's entire fifth floor, an 18,000-square-foot gallery that is the Museum’s largest space for temporary exhibitions.
Frank Stella: A Retrospective is organized by Michael Auping, Chief Curator, Modern Art Museum of Fort Worth, in association with Adam D. Weinberg, Alice Pratt Brown Director, Whitney Museum of American Art, New York, and with the assistance of Carrie Springer, Assistant Curator, Whitney Museum of American Art, New York.
Frank Stella: A Retrospective is jointly organized by the Whitney Museum of American Art, New York, and the Modern Art Museum of Fort Worth.
Image: Harran II, 1967. Polymer and fluorescent polymer paint on canvas. 120 × 240 in. (304.8 × 609.6 cm). Solomon R. Guggenheim Museum, New York; gift, Mr. Irving Blum, 1982. © 2015 Frank Stella/Artists Rights Society (ARS), New York 

GIANNI BARETTA: DI SOLA PITTURA - MUTABILIS, TORINO




GIANNI BARETTA
DI SOLA PITTURA
Mutabilis
via dei Mille 25/c - Torino
28/10/2015 - 14/11/2015

Mutabilis ospita dal 28 ottobre al 14 novembre 2015 la personale di Gianni Baretta dal titolo «Di sola pittura».
In questi ultimi anni la ricerca artistica di Gianni Baretta segue essenzialmente tre sentieri caratterizzati da tecniche diverse ma con intersecazioni complesse e con molte 'parallelità' sotterranee che raccontano di un universo creativo libero e inventivo.
Il mondo dell'incisione, narrativamente divertito e ironico ma sempre condotto con meticolosa curiosità per le tecniche e i metodi è, fra le attività predilette dell'artista alessandrino. Altrettanto importante è il lavoro lento e meditato che procede verso la 'costruzione metafisica e scenografica di scatole-cassette tridimensionali, le «stanze», nelle quali convivono le anime correlate di pittura-collage-scultura.
L'attuale mostra da 'Mutabilis' è incentrata invece sul terzo sentiero, quello della sola e pura pittura. Il dipingere fluido e astratto è da sempre il naturale e viscerale modus operandi di Baretta. Le opere esposte sono tempere ed acrilici su carta nelle quali appare con evidenza il gioco delle velature e delle sovrapposizioni che contribuiscono a creare sulla superficie una 'pelle' pittorica ricca di alchimie cromatiche sempre differenti. Tra soffusioni e geometrie, bande di colore e segni, si dipana un variegato 'catalogo' di possibilità nelle quali la voluta e qualche volta ascetica e magra stesura del colore vibra in infinite possibilità nel rendere il senso più profondo ed emotivo della pittura.
  

JOHN CAGE: DIARY. HOW TO IMPROVE THE WORLD - SIGLIO 2015




JOHN CAGE
DIARY: HOW TO IMPROVE THE WORLD
(You Will Only Make Matters Worse)
edited by Richard Kraft and Joe Biel
Siglio (October 27, 2015)

Composed over the course of 16 years, John Cage's Diary: How to Improve the World (You Will Only Make Matters Worse) is one of his most prescient and personal works. A repository of observations, anecdotes, obsessions, jokes and koan like stories, the diary registers Cage's assessment of the times in which he lived as well as his often uncanny predictions about the world we live in now. With a great sense of play as well as purpose, Cage traverses vast territory, from postwar music to Watergate, from domestic minutiae to ideas on how to feed the world.
Typing on an IBM Selectric, Cage used chance operations to determine not only the word count and the application of various typefaces but also the number of letters per line, the patterns of indentation and--in the case of Part Three (published as a Great Bear pamphlet by Something Else Press)--color. The beautiful and unusual visual variances become almost musical as the physicality of the language on the page suggests the sonic. This first complete hardcover edition collects all eight parts Cage originally published in A Year from Monday, M and X. Coeditors Kraft and Biel have consulted these publications along with Cage's original manuscripts, and--with the Great Bear pamphlet as a guide--they have used chance operations to render the entire text in various combinations of red and blue as well as apply a set of 18 typefaces to the entire work.
Composer, philosopher, writer and artist, John Cage (1912-92) is one of the most influential figures of the 20th century. A pioneer in extending the boundaries of music, often composing works through chance operations, Cage also had an extraordinary impact on dance, poetry, performance and visual art.

ANDREW LAMBIRTH: WILLIAM GEAR - SAMSON ACC 2015




ANDREW LAMBIRTH
WILLIAM GEAR
Sansom Acc (October 28, 2015)

William Gear (1915-97) was an abstract painter with an international reputation, Scottish by birth but broadly European in sensibility, and one of only two British artists to be part of the CoBrA Group. (CoBrA was Europe's answer to American Abstract Expressionism - a short-lived but explosive expressionist movement.) Living in Paris in the late 1940s, Gear was part of the post-war surge towards abstraction, but returned to live in the UK in 1950. He shot to fame with his controversial Autumn Landscape, painted for the Festival of Britain in 1951, and became one of the leading innovators of the 1950s' art world.

DI EQUILIBRIO IN EQUILIBRIO - AUDITORIUM DELL'ACQUARIO, GENOVA




DI EQUILIBRIO IN EQUILIBRIO
in natura, scienza e arte
Auditorium dell'Acquario
Porto Antico - Genova
28/10/2015 - 2/12/2015

È dedicato al tema dell’Equilibrio, fil rouge del Festival della Scienza, il nuovo ciclo di incontri dell’Associazione Amici dell’Acquario che prende il via mercoledì 28 ottobre.
Organizzato in collaborazione con la Scuola di Scienze MFN dell’Università di Genova, il ciclo si intitola Di equilibrio in equilibrio in natura scienza ed arte.
Il tema dell’Equilibrio sarà visto sotto diverse angolazioni: nella matematica come nell’astrofisica, nella chimica come nell’informatica, nell’ambiente marino come nella vita delle piante, nella musica come nell’arte e nel teatro. Equilibri a volte consolidati e a volte alternati a periodi di instabilità, come accade nell’evoluzione dell’Universo, che non è altro che una lunga alternanza tra fasi di equilibrio e di non-equilibrio dal primo istante del Big Bang fino a giorni nostri. Come del resto accade nell’animo umano, che è pure soggetto a questa sorte alterna, dove un trauma può farci perdere un equilibrio faticosamente raggiunto, che forse l’amore o l’arte o la musica possono aiutarci a ritrovare.
Ad aprire il nuovo ciclo un trittico di interventi: dopo l’introduzione di Mario Pestarino, preside della Scuola di Scienze MFN, interverranno Maurizio Martelli, già prorettore dell’Università di Genova DIBRIS, sul Difficile equilibrio tra espressività e complessità di calcolo; Giorgio Bavestrello, professore Ordinario di Zoologia al DIPTERIS su Competizione e cooperazione: un fragile equilibrio guida le dinamiche delle comunità marine; Giovanna Terminiello, già soprintendente per i Beni Artistici e Storici della Liguria sugli Equilibri delle forze in strutture architettoniche e non solo.
Tutti gli incontri del ciclo avranno luogo nell’Auditorium dell’Acquario di Genova ogni mercoledì e sono a partecipazione libera fino ad esaurimento posti disponibili.

Scarica la locandina della manifestazione

martedì 27 ottobre 2015

GAUGUIN. RACCONTI DAL PARADISO MUDEC, MILANO




GAUGUIN. RACCONTI DAL PARADISO
MUDEC Museo delle Culture
via Tortona 56 - Milano
28/10/2015 - 21/2/2016

A partire dal 28 ottobre 2015 il Museo delle Culture di Milano ospiterà la mostra "Gauguin. Racconti dal paradiso", prodotta da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore in collaborazione con Ny Carlsberg Glyptotek, promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 Ore Cultura è curata da Line Clausen Pedersen e Flemming Friborg, rispettivamente curatrice del Dipartimento di Arte Francese e Direttore della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen.
Le circa 70 opere esposte, provenienti da 12 musei e collezioni private internazionali, insieme ad artefatti e immagini documentative dei luoghi visitati dall’artista, permetteranno di riconoscere e analizzare le fonti figurative dell’arte di Paul Gauguin, che spaziano dall’arte popolare della Bretagna francese, all’arte dell’antico Egitto, da quella peruviana delle culture Inca passando per la cambogiana e la javanese, fino ad arrivare all’arte, alla vita e alla cultura polinesiana. E’ proprio attraverso il confronto tra alcuni capolavori dell’artista e le sue fonti d’ispirazione che la mostra si prefigge di dimostrare il suo approccio peculiare e originale al “primitivismo”.
Nella prima sezione della mostra un autoritratto di Paul Gauguin introdurrà la sua figura all’interno del contesto storico e culturale francese ed Europeo di fine Ottocento. La seconda sezione ripercorre il lavoro di Gauguin dal 1876 al 1892 circa illustrando l’ossessione dell’artista per l’arte e la cultura primitiva. La terza sezione vedrà esposti alcuni lavori chiave, realizzati durante i viaggi in Bretagna (1886-1888), Danimarca (1884-85), a Parigi e ad Arles (1888-89). Nella quarta sezione due opere Veliero alla luce della luna (1878) e Arearea no varua Ino / Il divertimento dello Spirito maligno (1894) mostreranno l’evoluzione tecnica dell’arte di Gauguin dagli esordi agli anni della maturità artistica. La quinta sezione esplorerà l’intersezione tra mito, fantasia, sogno e realtà nelle opere di Gauguin, ponendo l’accento sui temi chiave che ricorrono nella sua arte in diversi periodi, stili e luoghi. Infine, la sesta sezione evidenzierà la costante ricerca dell’artista di raggiungere un’arte più vicina alla vita e alla natura, lontana dalle costrizioni accademiche e indipendente dagli schemi del gusto dell’Europa “civilizzata”.

TELE-GEN. ART AND TELEVISION - KUNSTMUSEUM BONN




TELE-GEN
Art and Television
Kunstmuseum Bonn
Friedrich-Ebert-Allee 2 - Bonn
01/10/2015 - 17/01/2016

The early 1960s were crucial for the development of TV into the first visual mass medium while at the same time they were the prelude of the artistic and theoretical discussion of television, before video art even existed. The “TV tube” was dealt with as a sculptural object (Günther Uecker, César), the TV picture was manipulated and deconstructed (Nam June Paik, Wolf Vostell) and served as a picture generator for drawings, paintings and graphic prints (K.O. Götz, Lawrence Weiner, Paul Thek, Andy Warhol) or as a motive for photography and film (Lee Friedlander, Bruce Conner, Dennis Hopper).
Based on TV’s years of birth 1963/64, the exhibition builds a bridge to the present. The split-up of the once monolithic medium is reflected in painting, drawing, installation, photography and video art as the cross-genre discussion of the “televisual.”
The exhibition spaces divided according to several different topics are dedicated to the analysis, parody and subversion of TV formats: the emotional abyss of talk shows (Christoph Schlingensief, Bjørn Melhus), the danger of addiction to TV-series (Mel Chin, Melanie Gilligan, Julian Rosefeldt), and the flood of information on news channels (Christoph Draeger/Reynold Reynolds, Christian Jankowski, Mischa Kuball, M + M, Ulrich Polster). Another focus will be laid on the construction of studio sets (Thomas Demand, Michel François, Caroline Hake) and the parading on victims on TV (Yvon Chabrowski, Stefan Hurtig).

List of artists: Tauba Auerbach, Christiane Baumgartner, Joe Biel, Angela Bulloch, John Cage, César, Yvon Chabrowski, Mel Chin & The GALA Committee, Bruce Conner, Thomas Demand, Simon Denny, Christoph Draeger/Reynold Reynolds, Harun Farocki, Michel François, Karl Gerstner, Melanie Gilligan, Matthias Groebel, Lee Friedlander, K.O. Götz, Caroline Hake, Vania Heymann, Dennis Hopper, Stefan Hurtig, Isidore Isou, Christian Jankowski, Mischa Kuball, Fabio Mauri, M+M, Bjǿrn Melhus, Bea Meyer, Nam June Paik, Ulrich Polster, Tobias Rehberger, Edgar Reitz, Robert Sakrowski, Christoph Schlingensief, Julian Rosefeldt, Paul Thek, Günther Uecker, Angel Vergara, Wolf Vostell, Andy Warhol, Lawrence Weiner, Tom Wesselmann, Joseph Zehrer, Van Gogh TV

The exhibition will be accompanied by a catalogue available from Hirmer publishers at a prize of 35 euros with essays by Stephan Berg, Ina Blom, Dieter Daniels, Umberto Eco, Ursula Frohne/Christian Katti, Marc Ries and Sarah Waldschmitt.

Image: Christoph Schlingensief, Talk 2000, installation, 1997.

ROLAND BARTHES: LA PREPARATION DU ROMAN - SEUIL 2015




ROLAND BARTHES
LA PREPARATION DU ROMAN
Seuil (23 octobre 2015)
(édition originale novembre 2003)

Pendant deux cours successifs au Collège de France, qui se révéleront être ses derniers par la fatalité d'un accident, Roland Barthes s'interroge sur les conditions d'écriture du roman, avec pour modèles d'abord le haïku japonais, puis La Recherche du temps perdu de Proust (mais de nombreux autres auteurs sont aussi évoqués). "Si vous le voulez bien, nous allons considérer le Cours qui commence comme un film ou comme un livre, bref comme une histoire." Ces deux cours sur la préparation du roman sont un pan important de l'oeuvre de Barthes. Autrefois publiés sous la forme de notes retrouvées, ils paraissent ici sous la forme d'une transcription à partir des enregistrements. On retrouve ainsi la magie de la parole de Barthes, sa générosité, sa puissance de clarification sans jamais abandonner l'exigence intellectuelle, son goût des digressions, son art d'élever la singularité vers le général, selon son voeu et fantasme d'une "mathesis singularis", une science du singulier.

GUILLAUME CASSEGRAIN: ROLAND BARTHES OU L'IMAGE ADVENUE - HAZAN 2015




GUILLAUME CASSEGRAIN
ROLAND BARTHES OU L'IMAGE ADVENUE
Hazan (7 octobre 2015)
Collection : Essais

Au Roland Barthes critique, celui des analyses littéraires des Essais critiques, du Sur Racine ou des constructions théoriques nourries par la linguistique et le structuralisme comme le Degré zéro de l écriture, S/Z, le Système de la mode ; au Roland Barthes écrivain, sachant mêler, avec une originalité inimitable, fiction et réflexions analytiques dans le Roland Barthes par Roland Barthes ou les Fragments d un discours amoureux, il faudrait ajouter un Roland Barthes, moins connu et moins analysé, celui de l « amateur » d art. Il n aura pas fallu attendre son dernier livre, La Chambre claire, pour savoir que Roland Barthes aimait les uvres d art visuel et qu il pratiquait lui-même, avec grand plaisir et sérieux, la peinture. Dès ses premiers textes rassemblés dans les Essais critiques, il associe à des études sur Tacite, Chateaubriand, Baudelaire ou Robbe-Grillet, un essai sur Pieter Saenredam avec lequel il ouvre un recueil pourtant consacré à la littérature. Tout au long de son uvre, que cela soit sous la forme de préface de catalogues consacrés à des artistes contemporains (Bernard Réquichot, Daniel Boudinet, Cy Twombly), d articles sur des artistes classiques (Arcimboldo, Artemisia Gentileschi) ou de réflexions plus générales sur l art (le kitsch, le cinéma, l abstraction, la musique), Roland Barthes a accordé une attention toute particulière aux images. Elles étaient, à ses yeux, bien plus qu un passe-temps, un délassement intellectuel qui l éloignait de son véritable travail critique. L image, et l imaginaire qui lui est lié, possède une vertu que le texte ne semble pas pouvoir revendiquer : mêler le langage expressif au discours critique, faire émerger la « substance sous le concept » et pousser la question de la signification jusqu à sa limite la plus extrême. Sans s embarrasser des règles méthodiques dictées par l histoire de l art, en se voulant « sauvage et sans culture » devant ces uvres d art qui venaient à lui comme par « inadvertance », qui l incitaient à l « aventure », Roland Barthes a élaboré une « esthétique » qui demeure une des plus singulières et utiles contributions à l étude des images. Le « troisième sens » et son corrélat, la « signifiance » (cet « au-delà » du sens), l « imaginaire de l image » ou bien encore le célèbre couple Punctum/ Studium avec lequel il précise la dimension subjective de tout commerce avec les uvres sont autant de propositions méthodiques que l auteur reconsidère attentivement afin de tirer toute la force heuristique de cette « leçon de l image » à laquelle nous convie Roland Barthes. La « leçon de l art » que Barthes retient de son commerce constant avec les uvres d artistes contemporains (Cy Twombly, Daniel Boudinet, Bernard Réquichot) ou anciens (Saenredam, Arcimboldo) a permis de développer une réflexion singulière sur le fonctionnement des images. - En élaborant des notions comme la « signifiance », le « troisième sens » ou le fameux « punctum » afin de traduire les effets que les images provoquaient sur lui, Barthes a composé une véritable esthétique qu il est temps de lire avec autant de sérieux que de plaisir.
  

MISSING FILM FESTIVAL 2015 - CLUB AMICI DEL CINEMA, GENOVA




MISSING FILM FESTIVAL
XXIV edizione
a cura del Club Amici del Cinema
Sedi varie - Genova
27/10/2015 - 16/12/2015

Ritorna il MISSING FILM FESTIVAL, l’appuntamento più atteso per gli Amici del Cinema.
La 24° edizione si svolgerà da martedì 27 ottobre a mercoledì 16 dicembre 2015.
La scansione temporale più dilatata permette di arricchire l’offerta e consente agli spettatori di seguire la manifestazione in una modalità più agevole e rilassata.
I film in programma sono più di 30, e le proiezioni dei film in concorso sono state “sdoppiate” in due orari diversi per favorire le esigenze dei giurati: al mercoledì alle ore 21, al giovedì alle ore 18,30.
Ci saranno serate MISSING in diverse date e in diverse sale liguri nel corso dei 50 giorni della manifestazione.
La serata inaugurale è prevista per martedì 27 ottobre al Club Amici del Cinema Via C. Rolando, 15 Tel. 010 413838 con VIAGGIO A TOKIO che segna l’inizio della retrospettiva del Yasujiro Ozu e nella stessa data e orario al Cinema Cappuccini Piazza dei Cappuccini, 1 Tel 010 880069 con la proiezione di GENITORI di Alberto Fasulo alla presenza del regista.

Scarica il programma completo

domenica 25 ottobre 2015

RAFFAELLO PARMIGIANINO BAROCCI - MUSEI CAPITOLINI, ROMA




RAFFAELLO PARMIGIANINO BAROCCI
Metafore dello sguardo
a cura di Marzia Faietti
Musei Capitolini
Palazzo Caffarelli – Roma
2/10/2015 – 10/1/2016

“Raffaello, Parmigianino, Barocci”. È un confronto a tre quello che andrà in scena dal due ottobre ai Musei Capitolini, un’esposizione di sguardi incrociati: quello degli autori antichi sul Parmigianino e Barocci e la loro relazione con Raffaello; quello dei due pittori su Raffaello e, infine, lo sguardo stesso dei tre artisti rivolto allo spettatore negli autoritratti selezionati.

L’esposizione si propone di evidenziare come il modello di Raffaello abbia concorso a determinare gli orientamenti artistici di Francesco Mazzola detto il Parmigianino e quelli, assai diversi, di Federico Barocci. Il Parmigianino e Barocci sono ricordati nelle testimonianze cinque - seicentesche come eredi dell’Urbinate e considerati entrambi tra i più magistrali disegnatori della loro epoca. Guardando a Raffaello con gli occhi del Parmigianino e con quelli di Barocci, l’esposizione intende dunque affrontare il tema del confronto e quello dell’eredità tra artisti vissuti in epoche e luoghi diversi.
Mentre per il Parmigianino l’eredità spirituale trasmessa da Raffaello si fa risalire a una notizia circolante a Roma subito dopo la morte precoce dell’Urbinate – che parlava di una trasmigrazione dell’anima di quest’ultimo sul più giovane artista –, il nesso tra Raffaello e Barocci, a partire dalle interpretazioni degli anni Ottanta del '500, affonda le sue radici nella comune patria di origine.
Per i due artisti in realtà non si dovrebbe parlare di influssi del pittore più antico bensì di rielaborazione di motivi iconografici, emulazione e diversificazione rispetto agli originali raffaelleschi. In particolare, nel caso del Parmigianino l’esame approfondito della sua opera ha consentito di rovesciare i termini del confronto e trasformare il Raphael redivivus in un alter Raphael, affermando così la sua alterità e originalità rispetto a quel modello. Quanto a Barocci, egli seppe declinare l’eredità raffaellesca, dovuta alla comune provenienza urbinate, in una sintesi tra tradizioni culturali diverse.
Raffaello, Parmigianino e Barocci si espressero nella loro copiosa produzione grafica sperimentalmente e con forza innovativa. Per raccontare questo confronto a distanza, la mostra romana proporrà disegni e stampe dei tre artisti (tra cui lo studio per la Deposizione Borghese di Raffaello, gli studi per gli affreschi della basilica di Santa Maria della Steccata a Parma del Parmigianino e lo studio compositivo per la Deposizione di Perugia di Barocci), provenienti dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, dall'Albertina di Vienna, dalla Reale Biblioteca di Torino, dal British Museum e dalle Courtauld Institute Galleries di Londra, dal Rijksprentenkabinet di Amsterdam, dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe del Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte a Napoli, dallo Städelsches Museum di Francoforte, dalla Galleria Nazionale di Parma.
Una selezione assai mirata di dipinti (per esempio, l’Annunciazione e il Riposo durante la fuga in Egitto di Barocci dalla Pinacoteca dei Musei Vaticani) richiamerà i nodi tematici principali offerti dalla grafica. Lo sguardo dei protagonisti di quell’ideale dialogo artistico, attraverso i loro autoritratti (lo straordinario Autoritratto giovanile di Raffaello e l'Autoritratto di mezza età di Barocci, entrambi dalla Galleria degli Uffizi, e i due Autoritratti del Parmigianino dall'Albertina di Vienna e da Chatsworth), introdurrà il percorso originale di quest'esposizione.

Catalogo Palombi Editori.

TOULOUSE LAUTREC ET LA PHOTOGRAPHIE - KUNSTMUSEUM BERN




TOULOUSE LAUTREC ET LA PHOTOGRAPHIE
Kunstmuseum Bern
Hodlerstrasse 8-12 - Bern
28/08/2015 – 13/12/2015

Le Musée des Beaux-Arts de Berne se propose de confronter l’œuvre de l’artiste français mondialement connu Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) à la photographie de son temps. Des peintures, des dessins, des lithographies et des affiches de l’artiste seront mises en regard de photographies de l’époque qui présentent des scènes identiques, ou approchantes, à celles qui figurent dans ces œuvres et ont le plus souvent servi de modèle à l’artiste.
Aucune des photographies exposées ne fut réalisée par Toulouse-Lautrec lui-même – l’artiste n’a jamais été photographe –, mais nombre d’entre elles sont nées de commandes qu’il avait passées à des amis photographes dans la perspective d’en transposer le motif en peinture ou de saisir une performance qu’il avait mise en scène. Toulouse-Lautrec avait pourtant un œil de photographe, qu’il était à peu près le seul à posséder parmi les artistes de son temps. Ce qu’il n’a cessé de représenter et la façon dont il l’a représenté est en effet impensable sans la photographie. En témoignent aussi bien ses cadrages audacieux et ses figures coupées sans ménagement que son style d’esquisse au trait rapide et impulsif qui, à l’instar du nouveau médium de la photographie, cherche à saisir l’instant, l’impression visuelle immédiate. Enfin, qui d’autre que Toulouse-Lautrec aurait à l’époque osé représenter avec une telle sobriété et une telle authenticité – et donc une telle vérité photographique – l’univers montmartrois du divertissement, sa frivolité et ses charmes enivrants, mais aussi les abîmes qu’il cachait en coulisse ?
Le Musée des Beaux-Arts de Berne possède dans sa collection la peinture de Toulouse-Lautrec intitulée Madame Misia Natanson au piano (1897). Misia Natanson, épouse de l’éditeur Thadée Natanson, était une personnalité très admirée dans le milieu artistique parisien. Une section de l’exposition lui est consacrée, à elle et à l’illustre cercle de créateurs qu’elle avait réuni autour d’elle, qui confrontera la peinture citée à différents tableaux, estampes et photographies. Le musée possède en outre une série d’œuvres graphiques de Toulouse-Lautrec qui fut enrichie en 2014 de nouvelles feuilles acquises en vue de la présente exposition.

RUTH & MARVIN SACKNER: THE ART OF TYPEWRITING - THAMES & HUDSON 2015




RUTH & MARVIN SACKNER
THE ART OF TYPEWRITING
Thames & Hudson (October 26, 2015)

The beloved typewriter―its utilitarian beauty, the pleasing percussive action of striking its keys, the singularity of the impressed page―is enjoying a genuine renaissance across the creative industries.
In this authoritative publication, the founders of the Sackner Archive of Visual and Concrete Poetry, the largest such collection in the world, apply their experience, mining the collection they have created over four decades to present examples produced by more than 200 of the world’s finest typewriter artists. From the early ornamental works produced by secretaries in the late nineteenth century to more recent works that consider the unique position of the typewritten document in the digital age, there is an astonishing and delightful range of creativity in every artwork.
The Art of Typewriting features three main sections: an introduction to the history of the typewriter and its art; an expansive plate section showing key works rendered in exquisite detail; and a reference section featuring biographies of the genre’s most influential artists and writers. 
The book’s layout has been created by London’s leading graphic design studio, Graphic Thought Facility, and each book has a cover with a unique combination of front and back image, meaning no two books are the same.
  

CEES DE JONG: PIET MONDRIAN. THE STUDIOS - THAMES & HUDSON 2015




CEES DE JONG
PIET MONDRIAN: THE STUDIOS
Amsterdam, Laren, Paris, London, New York
Thames & Hudson (October 26, 2015)

The work of Piet Mondrian (1872–1944), whose orderly black-and-white squares, punctuated occasionally by primary colors are instantly recognizable, played a crucial role in shaping the avant-garde art of the twentieth century. Each section of this visual journey through his life and career takes its inspiration from the location of one of Mondrian’s studios and traces his path from Amsterdam to Paris, and via the Dutch village of Laren to London and New York.
Each of these locations represents a distinct stage in the development of Mondrian’s art: from the naturalistic paintings of the 1890s and the experimental neo-Impressionist works of the early twentieth century to his involvement with the De Stijl movement and his famous grid paintings, and finally the bold dynamism of his late work in the United States, inspired by the rhythms of jazz and the buzzing metropolis. As Mondrian’s art took the simplification of form to an extreme, the walls of his studios became an ever-changing surface made up of cardboard rectangles painted in primary colors, white, and gray.
Illustrated by a wealth of paintings as well as personal photographs, documents, and texts written by Mondrian himself, the book captures every facet of this uncompromising artist’s quest to represent the spirit of the modern world. Illustrated in color throughout

RILEGGERE IL CENTRO STORICO - S. MARIA DI CASTELLO, GENOVA




RILEGGERE IL CENTRO STORICO
Convento di Santa Maria di Castello - Refettorio
via Santa Maria di Castello 27 - Genova
26/10/2015 - 29/2/2016

Una collaborazione tra Università di Genova e Palazzo Ducale per realizzare un progetto, del tutto innovativo, di riflessione sulla città a partire dal Centro Antico.
Un ciclo di incontri/lezioni, integrati con testimonianze ed esperienze di studio e di lavoro, per leggere le trasformazioni del territorio, il mutamento sociale, la progettazione istituzionale. Con l’obiettivo di ricostruire una conoscenza non frammentata dei processi urbani, coinvolgendo il municipio, associazioni, scuole e comitati, cittadinanza attiva per favorire una discussione ampia che sia un ulteriore contributo di conoscenza e consapevolezza.
Un percorso di formazione territoriale per chi agisce nei quartieri, per leggere la città che cambia.

Lunedì 26 ottobre_ore 17.30
Paolo Comanducci e Luca Borzani
La pianificazione urbana.
Le linee guida dal dopoguerra
Bruno Giontoni

Lunedì 2 novembre_ore 17.45
Popolazione e mutamenti demografici
Luca Sabatini


Lunedì 9 novembre_ore 17.45
Migrazioni e “nuovi italiani”
Andrea Torre

Lunedì 16 novembre_ore 17.45
Il sistema educativo
Claudia Nosenghi
I servizi sociali
Barbara Carpanini
Lunedì 23 novembre_ore 17.45
L’associazionismo solidale
Mario Calbi

Lunedì 30 novembre_ore 17.45
Interventi di recupero urbano, cinque casi:
Sarzano, Pré, Vigne, Maddalena, Ghetto
Franca Balletti

Lunedì 14 dicembre_ore 17.45
La rete commerciale
Alessandro Cavo

Lunedì 11 gennaio_ore 17.45
Vecchie e nuove movide
Agostino Petrillo
Lunedì 18 gennaio_ore 17.45
La mobilità pubblica e privata
Enrico Musso

Lunedì 25 gennaio_ore 17.45
Illegalità, criminalità e spazi dell’insicurezza
Luca Traversa

Lunedì 1 febbraio_ore 17.45
Processi di esclusione e inclusione
Giuliano Carlini

Lunedì 8 febbraio_ore 17.45
Il patrimonio culturale.
Centro storico e Università
Lauro Magnani

Lunedì 15 febbraio_ore 17.45
Il mercato immobiliare tra gentrification e abbandono
Luca Beltrametti

Lunedì 22 febbraio_ore 17.45
Centro storico e porto antico
Ariel Dello Strologo
Turismo e opportunità del territorio
Clara Benevolo

Lunedì 29 febbraio_ore 17.45
Il centro storico di Genova:
una prospettiva comparata
Mosè Ricci