sabato 30 maggio 2015

MARLENE DUMAS - FONDATION BEYELER, RIEHEN/BASEL




MARLENE DUMAS
Fondation Beyeler
Baselstrasse 101 - Riehen
31/5/2015 - 6/9/2015

The exhibition at the Fondation Beyeler is devoted to the extensive oeuvre of Marlene Dumas, with its focus on the human body. Offering a unique review of her work from the 1970s up to the present, it is to date the most comprehensive European retrospective of this eminent South African artist now based in Amsterdam. In addition to her iconic paintings and drawings, the show features a selection of experimental collages from her early work as well as some of her most recent paintings.
One of the things that distinguish the work of Marlene Dumas is her remarkable blend of immediacy and intimacy. She encounters human beings in her pictures without reservation, occasionally even in a provocative manner, sometimes with humor. She concedes autonomy to color but her eye and the image’s focus is always centered on the human figure. Her works impressively show what painting can still achieve in this day and age, undoubtedly making her one the most significant and interesting women artists of the present day.
Her individual as well her group portraits display a varied palette of shades and contrasts. Expressive colors alternate with almost transparent hues that appear to illuminate the canvas from within. At times her pictures render very fragile, seemingly lifeless beings but then again she does not shy from depicting mutilated bodies and strikingly expressive faces. Like no other, she shows how artistic beauty can also relate to scenes of dread and horror. In a row of new, hitherto unseen works she turns her attention more strongly to the relationship between figure and space.
For many of her paintings and watercolors, Dumas relies on a pictorial archive she began compiling back in her youth. She often refers to current political crises or pressing societal issues, but her archive also contains private family photographs, art historical references, as well as press photos. Based on photographs taken from newspapers and magazines she transforms the templates with her magic touch of the brush into stirring and gripping, often even sinister paintings on canvas – what the camera time freezes in photography, Dumas brings back to life in her paintings. Her pictures radiate a compelling and sensuous power which viewers find hard to evade.
The exhibition at the Fondation Beyeler was developed in close collaboration with Marlene Dumas. Following a rough chronological order it traces her development as an artist. However, the opening section of the show follows a different plot. The first room features a number of her key works such as The Painter (1994), The Sleep of Reason (2009) and The Artist and his Model (2013). In this way the artist herself guides the visitor through the show with its focus on her unbroken fascination for the human image in painting.

Marlene Dumas was born in 1953 near Cape Town (South Africa) where she also grew up. In 1976 she moved to the Netherlands where she still lives and works. Her works are held by museums and private as well as public collections across the world. Recent key exhibitions include shows at the Haus für Kunst, Munich (2010/2011), the Museum of Contemporary Art, L. A., and the Museum of Modern Art, New York (2008), and the Marugame Genichiro-Inokuma Museum of Contemporary Art, Marugame, Japan (2007). Dumas participated in DOCUMENTA IX, 1992, and the Venice Biennale in 1995. In 2012 she was awarded the prestigious Johannes Vermeer Prize. The present exhibition is curated by Theodora Vischer, Senior Curator at the Fondation Beyeler. The show was organized jointly with the Stedelijk Museum in Amsterdam, NL, and the Tate Modern in London, UK, albeit with differing emphases at the different venues. A joint catalogue in English and German is already available

Image: Marlene Dumas, Nuclear Family, 2013, Öl auf Leinwand, 200 x 180 cm, Fondation Beyeler, Riehen/Basel, Sammlung Fondation Beyeler, © Marlene Dumas, Foto: Robert Bayer

CARLO FORNARA E IL RITRATTO VIGEZZINO - CASA DE RODIS, DOMODOSSOLA




CARLO FORNARA E IL RITRATTO VIGEZZINO
a cura di Annie-Paule Quinsac
Casa De Rodis
piazza Mercato 9 - Domodossola
31/5/2015 - 31/10/2015

L’esposizione presenta 65 opere, tra dipinti, disegni e sculture, provenienti dalla Collezione Poscio e da altre raccolte private in grado di approfondire il tema della ritrattistica italiana di fine Ottocento e il legame tra Carlo Fornara e la tradizione figurativa sviluppata in valle Vigezzo.
Il percorso espositivo propone anche un confronto tra i maggiori esponenti di questo genere di pittura, attraverso lavori di autori quali Gaetano Previati, Tranquillo Cremona, Giovanni Segantini, Giovanni Boldini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Emilio Longoni, Angelo Morbelli e altri.

Un viaggio intimo nella ritrattistica di fine Ottocento, guidati dagli occhi e dagli sguardi di Carlo Fornara, tra i maggiori interpreti dell’arte italiana della prima metà del XX secolo.
Le sale di Casa de Rodis, palazzetto di origine medievale nel cuore di Domodossola, accoglie del 31 maggio al 31 ottobre 2015, la mostra Carlo Fornara e il ritratto vigezzino, curata da Annie-Paule Quinsac, che presenta 65 opere, tra dipinti, disegni e sculture, provenienti dalla Collezione Poscio e da altre collezioni private.
L’itinerario allestito all’interno di Casa de Rodis propone una prima sezione sulle radici della ritrattistica vigezzina, quindi le origini e la formazione della vera e propria Scuola di Belle Arti che si costituisce nell’Ottocento.
Qui sono presentate anche due tele del pittore francese Adolphe Monticelli, punto di riferimento per Van Gogh, conosciuto personalmente da Enrico Cavalli, che seppe trasmettere agli allievi della Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini, le folgorazioni coloristiche del maestro di Marsiglia. Importati in valle Vigezzo dalla famiglia del pittore Gian Maria Rastellini, che ne costituì la prima raccolta in Italia, i dipinti di Monticelli hanno avuto un grande influsso su Fornara e sui suoi compagni più dotati.

L’esposizione analizza il legame di Carlo Fornara con la tradizione figurativa della valle Vigezzo, in Val d’Ossola, regione di frontiera e sin dal Settecento fucina di pittori itineranti che hanno trovato fortuna e fama in Francia, Svizzera e Inghilterra.
Erede di questo glorioso passato, Fornara, pittore divisionista profondamente legato a Giovanni Segantini e alla sua pittura di paesaggio, è stato anche uno straordinario ritrattista.
A lui si dà particolare rilievo con una serie di venti autoritratti - dal primo, realizzato a soli 15 anni, fino all’ultimo, quand’era ormai novantenne - che svelano lo spirito dell’intero tragitto artistico e umano del pittore. Accanto a essi, si troverà una galleria di personaggi, dipinti dallo stesso Fornara e da autori formatisi alla Scuola di Belle Arti della valle Vigezzo, quali Enrico Cavalli, Giovanni Battista Ciolina, Lorenzo Peretti Junior, Gian Maria Rastellini e altri.

Segue una sezione nella quale vengono messi a confronto dieci ritratti, scelti tra i massimi esponenti dell’epoca di questo genere, da Gaetano Previati a Tranquillo Cremona, da Giovanni Segantini a Daniele Ranzoni, da Antonio Mancini a Giovanni Boldini, da Giuseppe Pellizza da Volpedo a Emilio Longoni ad Angelo Morbelli, a Pierre Troubetzkoy.
L’incontro tra Carlo Fornara e Giovanni Segantini, fondamentale per lo sviluppo della carriera del pittore ossolano, sarà riproposto attraverso il Bronzo di Segantini di Paolo Troubetzkoy, e il gesso dello scultore Emilio Quadrelli, che i visitatori ritroveranno riprodotto nel dipinto di Fornara, Mio studio, che chiude idealmente la mostra.

L’esposizione è un nuovo capitolo del processo di valorizzazione della Collezione Poscio, che si apre per la prima volta a contributi di altre raccolte private.
La Collezione Poscio è nata dalla passione per l’arte di Alessandro, imprenditore edile, e della moglie Paola, e si è sviluppata lungo un percorso di oltre mezzo secolo. Grande merito per la sua formazione sono state le loro frequentazioni con gli artisti, primo fra tutti Carlo Fornara, che li hanno portati a raccogliere, in cinquant’anni di attenta ricerca, una significativa raccolta di opere, conservate nelle sale di Casa De Rodis, recentemente ristrutturata con estrema cura e rigore per essere adibita a moderna sede espositiva, coniugando il recupero e la valorizzazione delle caratteristiche storiche dell’edificio.

Accompagna la mostra un catalogo che inaugura la collana de I Quaderni della Collezione Poscio (€ 15)

Immagine: Carlo Fornara, Autoritratto con cappello, 1892, 40x32 cm, olio su cartone

BYUNG-CHUL HAN: NELLO SCIAME - NOTTETEMPO 2015




BYUNG-CHUL HAN
NELLO SCIAME
Visioni del digitale
Nottetempo (23 aprile 2015)
Collana: Figure

La trasparenza e i dispositivi digitali hanno cambiato gli uomini e il loro modo di pensare. Alla comunicazione in presenza, alla capacità di analisi e alla visione del futuro si sono sostituiti interlocutori fantasmatici immersi in un presente continuo e sempre visualizzabile attraverso uno schermo. Il soggetto capace di annullarsi in una folla che marcia per un'azione comune, ha ceduto il passo a uno sciame digitale di individui anonimi e isolati, che si muovono disordinati e imprevedibili come insetti. Han si interroga su ciò che accade quando una società - la nostra - rinuncia al racconto di sé per contare i "mi piace", quando il privato si trasforma in un pubblico che cannibalizza l'intimità e la privacy. E su che cosa comporta abdicare al significato e al senso per un'informazione reperibile ovunque ma spesso inaffidabile.

GOFFREDO FOFI: ELOGIO DELLA DISOBBEDIENZA CIVILE - NOTTETEMPO 2015




GOFFREDO FOFI
ELOGIO DELLA DISOBBEDIENZA CIVILE
Nottetempo (9 aprile 2015)
Collana: Sassi nello stagno. Politica

Qual è la differenza tra disobbedienza civile e nonviolenza? Quando i cittadini hanno il dovere di opporsi a uno stato ingiusto e come? Goffredo Fofi ripercorre la storia dei movimenti di disobbedienza civile da Thoreau a Gandhi, dal '68 al trentennio berlusconiano, raccontandone la nascita e la crisi, offrendo una mappa a chi oggi voglia ancora resistere. Perché l'unica via contro un potere manipolatorio e coercitivo è ancora non accettare, smettere di obbedire prima che sia troppo tardi.Nottetempo (9 aprile 2015)


LILITH FESTIVAL 2015 - PORTO ANTICO, GENOVA 30/5-1/6/2015




LILITH 2015
Festival della Musica d'Autrice
Porto Antico - Genova
30/5/2015 - 1/6/2015

Si chiama Lilith Festival ed è la kermesse che porta alla ribalta la musica d’autrice. L’appuntamento, giunto alla quinta edizione, è in programma dal 30 maggio al primo giugno al Porto Antico.

Nei tre giorni dalle 19: acoustic corner con degustazione birre artigianali. Alle 21 inizio concerti nel main stage. L’ingresso è gratuito.
Sabato 30 maggio: I’m Not A Blonde, Margherita Vicario, Simona Norato, Beatrice Antolini.
Domenica 31 maggio: Giorgia Del Mese, Gaia Mobilij, Cristina Nico, Teresa De Sio.
Lunedì 1 giugno: Andrea Celeste, Maria Devigili , Cecilia, Ilaria Porceddu, Andrea Mirò. 

venerdì 29 maggio 2015

EUGENIO CARMI: L'ARMONIA DELLA SPERIMENTAZIONE - ANTONIO BATTAGLIA ARTE CONTEMPORANEA, MILANO




EUGENIO CARMI
L'ARMONIA DELLA SPERIMENTAZIONE
Antonio Battaglia Arte Contemporanea
via Ciovasso 5 - Milano
28/5/2015 - 27/6/2015

In occasione di EXPO 2015, la Galleria Antonio Battaglia ha il piacere di inaugurare una mostra personale di Eugenio Carmi, dopo l'importante antologica che Palazzo Ducale di Genova gli ha dedicato a riconoscimento della sua lunga attività artistica.
La ricerca artistica di Eugenio Carmi, tra i protagonisti più interessanti nell'ambito dell'astrazione concreta ancora in attività, è qui rappresentata nelle varie tappe che hanno segnato la sua carriera, da art director della rivista aziendale dell'Italsider a pittore a tutto tondo, dai collage realizzati recuperando prove di stampa industriale, le cosiddette “latte litografate” degli anni sessanta, alla serie di “segnali immaginari elettrici” in plexiglass e luce al neon degli anni settanta con le rigorosissime forme geometriche che contraddistinguono il suo lavoro, fino ad arrivare alle tele di juta, che l'artista predilige dagli anni ottanta fino alle opere più recenti, dove predominano poetiche campiture di colore.
Ciò che colpisce in questo percorso è la coerenza che si riscontra sia nei lavori di segnaletica ideata per l'Italsider dei primi anni '60 sia nei quadri degli ultimi anni: un'armonicità non statica e inerte ma dinamica e fluida che si è confrontata di volta in volta con mezzi e strumenti diversi, avendo però alla base la cura del dettaglio, l'attenzione all'armonia della composizione geometrica e alla percezione visiva. In arte si tende sempre a voler incasellare e inquadrare il lavoro di un artista in correnti e movimenti, nel caso di Eugenio Carmi si parla di uno sperimentatore o, come si definisce lui stesso, “un fabbricante di immagini”.

Per l'occasione sarà pubblicato un catalogo con un testo-intervista di Claudio Cerritelli

Eugenio Carmi nato a Genova nel 1920. Vive e lavora a Milano.
Negli anni quaranta è a Zurigo, dove si laurea in chimica al Politecnico e dove è in contatto con i fermenti internazionali allora presenti nella città. Inizia a dipingere fin dagli anni del liceo e al suo ritorno in Italia studia a Torino sotto la guida di Felice Casorati. Fin dall’inizio degli anni cinquanta è tra gli esponenti dell’astrattismo italiano, prima con un linguaggio informale per poi giungere alla fine degli anni sessanta al rigore delle forme geometriche – ma sempre asimmetriche e “ribelli” -, forme che svilupperà progressivamente nel corso dei decenni successivi. Fino ad arrivare alle opere attuali che, come dice lui stesso, dialogano costantemente con le leggi della natura e che, attraverso interventi materici, riportano nella geometria un certo spirito delle opere degli anni cinquanta e sessanta. La sua prima mostra personale, curata da Gillo Dorfles, è alla Galleria Numero di Firenze. È stato art director dell’Italsider dal 1958 al 1965, come responsabile dell’immagine.
Nel 1963 fonda la Galleria del Deposito, a Boccadasse, in riva al mare, dove passarono artisti come Lucio Fontana, Agostino Bonalumi, Paolo Scheggi, Achille Perilli, Max Bill, Victor Vasarely e altri esponenti della scena artistica e culturale internazionale di quel periodo. Nel 1973 per la RAI ha realizzato un programma completamente astratto di 25 minuti per il Servizio Programmi Sperimentali, nello stesso anno ha tenuto seminari di arte visiva al Rhode Island Institute of Design di Providence negli Stati Uniti e negli anni settanta ha insegnato all’Accademia di Macerata e all’Accademia di Ravenna. Ha illustrato tre favole di Umberto Eco (La bomba e il generale, I tre cosmonauti, Gli gnomi di Gnù), pubblicate in Italia da Bompiani e in molti altri Paesi del mondo. E’ stato presente a due Biennali di Venezia: nel 1966 con l’opera di arte cinetica SPCE, e nel 2011. Sue opere importanti fanno parte delle collezioni della Camera dei Deputati a Roma, del Ministero degli Esteri a Roma, della Quadriennale di Roma e di vari musei in Italia, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Stati Uniti.
  

MARCEL ODENBACH - ANTON KERN GALLERY, NEW YORK




MARCEL ODENBACH
Anton Kern Gallery
532 West 20th Street, New York
28/5/2015 - 3/7/2015

In his seventh exhibition at Anton Kern Gallery, German video and collage artist Marcel Odenbach presents five large works on paper along with a group of objects. The eye-catching centerpiece is a portrait of rapper and songwriter Tupac Shakur (1971-1996), surrounded by images of shrubs and trees in urban green areas, a pair of gardener’s overalls drying on a clothesline, and five collaged African seed pods in a display case.
Viewed at a distance the collages convey a sense of tranquility and casualness, however upon closer inspection, the subjects’ latent histories are slowly revealed through hundreds of images that make up the larger work. Images relating to the history of the civil rights movement and early 1990s American pop culture depict a 23-year-old Tupac at the height of his fame, in all his serene coolness and splendor, even showing a touch of fragility. Correspondingly, the collages, entitled Grünfläche 1-3 (Greene Zone 1-3) and Nach getaner Arbeit (After the Work is Done), reveal underlying stories of religious delusion, racism, and murder. Ina reversal to the apparent covering-up and veiling of the truth through the metaphor of unrestrained growth of urban shrubbery, Odenbach has taken five objects from nature, large seed pods he collected in Ghana, and in turn covered them with images referencing a variety of stories that range from the life of Irish-born painter Francis Bacon to current events such as the murder of twelve people at the offices of the French satirical magazine Charlie Hebdo.
Odenbach’s work focuses on social issues and human struggles that resonate with his own personal history. Continuing themes include German history, German-Jewish culture, civil rights, social justice, and freedom of expression, among others. This dialectical pull of an enticing overall image and the complexity of the underlying social issues and narratives is characteristic of Odenbach’s collage as well as video work. The artist’s seemingly dissimilar practices – collage and video – share a similar process. The highly methodical way Odenbach works with paper (transferring, cutting, sorting, compiling, and layering found images) mimics early video editing techniques. The artist culls collage materials from a vast personal archive of press clippings and photographs. He photocopies the original materials onto acid-free watercolor paper, dyes each piece in a wash of watercolor, and sorts them into piles according to hue and theme. With the overall image plotted out in advance, Odenbach assembles the work in a systematic process.

Odenbach (b.1953), who lives and works in Cologne, has participated in numerous international solo and group exhibitions and currently teaches at Germany’s most prominent art school, the Academy of Fine Arts in Düsseldorf. His work is included in many public collections including the Museum of Modern Art, the Centre Pompidou, Museum Ludwig, and the National Gallery of Canada. While primarily known as a pioneer in video art, Odenbach has been creating drawings and collages for over 30 years. The Kunstmuseum Bonn recently highlighted this significant aspect of his career with the exhibition, and accompanying catalogue, Marcel Odenbach: Papierarbeiten 1975 – 2013.

Image: Marcel Odenbach

LOUIS GARROS: STORIA DELLA LEGIONE STRANIERA - RES GESTAE 2015




LOUIS GARROS
STORIA DELLA LEGIONE STRANIERA
Res Gestae (27 maggio 2015) 

Determinatezza e coraggio, ma anche severità e cieca obbedienza. Nessun altro corpo militare è riuscito a catturare la fantasia di scrittori, registi o semplici curiosi come ha fatto la Legione Straniera. Costituita dal governo francese per supportare l'esercito durante la guerra in Algeria nel 1831, la Legione Straniera ha contato, in quasi due secoli di vita, sull'apporto di migliaia di volontari stranieri e dal passato spesso oscuro, anche se non sono certo mancati i nomi celebri. Louis Garros ripercorre, dall'impresa di Verdun alla sconfitta indocinese a Dien Bien Phu, le tappe fondamentali che hanno contribuito alla creazione di un mito.

Louis Garros storico francese del ’900, si è occupato prevalentemente del periodo rivoluzionario e della storia dell’Impero francese. Tra le opere maggiori Napoléon, cet inconnu (1950), Le Champ de bataille de Waterloo (1952), La Déportation de Napoléon à l’île d’Elbe (1952), Alfred Dreyfus: «L’affaire» (1970), Les grandes batailles de la Deuxième Guerre mondiale (1975).

DAVID FORGACS: MARGINI D'ITALIA - LATERZA 2015




DAVID FORGACS
MARGINI D'ITALIA
L'esclusione sociale dall'Unità a oggi
Laterza (21 maggio 2015)
Collana: Storia e società

I 'margini d'Italia' sono tutto ciò che si è scelto di relegare alla periferia fisica o simbolica della nazione: le popolazioni africane delle colonie, le zone meno sviluppate del meridione, i manicomi prima della loro chiusura, le baraccopoli delle grandi città e i campi nomadi di oggi. È indubbio che l'esclusione di alcuni soggetti e alcuni luoghi contribuisce a determinare l'identità culturale di una nazione. Nel nostro paese l'esclusione sociale non è sempre passata attraverso un progetto politico preciso, ma è sempre stata contrassegnata da un discorso pubblico che ha rappresentato luoghi e persone come marginali. Nel libro, le voci e le fotografie di coloro che hanno contribuito alla segregazione politica e sociale, o l'hanno combattuta, ci raccontano molto sul processo di formazione dell'Italia moderna. II risultato è un ribaltamento di prospettiva nella considerazione della nostra identità, destinato a lasciare il segno nella storiografia italiana.

ROLLI DAYS 2015 - GENOVA 30/5-2/6/2015S




ROLLI DAYS 2015
Genova
30/5/2015 - 2/6/2015

Torna l’appuntamento con Rolli Days Genova, quattro giorni di aperture straordinarie degli splendidi palazzi storici genovesi, edificati tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 da nobili famiglie come residenze private e inscritti in elenchi di “alloggiamenti pubblici”, suddivisi in classi sulla base della loro magnificenza e destinati ad accogliere “cardinali, principi e viceré”, “feudatari e governatori” o “principi inferiori e ambasciatori”.
42 dei Palazzi sono inseriti nel sito del Patrimonio dell’Umanità Unesco "Le Strade Nuove e il Sistema dei palazzi dei Rolli".
26 saranno i palazzi aperti al pubblico in questa edizione, tra cui Palazzo Giacomo Lomellini (Patrone), in Largo Zecca 2, oggi sede del Comando Militare Regionale, visitabile per la prima volta. Nel palazzo si può ammirare un ciclo di affreschi di Domenico Fiasella che illustra le “Storie di Ester”.
Oltre ai palazzi dei Rolli, saranno visitabili una selezione di ville di campagna, appartenute alle stesse famiglie dell’aristocrazia genovese, che le fecero costruire nei dintorni della città, affacciate sul mare a Levante e a Ponente del centro storico.
Anche in queste splendide residenze venivano accolti sovrani, cardinali e ambasciatori di passaggio a Genova durante la bella stagione.
Oggi molte di queste ville sono pubbliche e ospitano musei, biblioteche e sedi universitarie, mentre i relativi parchi costituiscono il patrimonio dei parchi storici della città. Visitarle insieme ai Palazzi di città permetterà di immergersi completamente in una raffinatissima cultura dell’abitare.
Durante il Rolli Days sarà possibile visitare le ville del Ponente genovese il 30 e 31 maggio, e quelle di Levante il 1 e 2 Giugno; mentre Villa del Principe sarà aperta regolarmente sui 4 giorni.
Come da consuetudine, durante la visita ai singoli palazzi e ville sarà possibile avere informazioni storico artistiche da parte di studenti universitari e volontari; particolarmente rilevante la collaborazione con l’Università degli Studi di Genova, che quest’anno apre al pubblico 4 dei suoi Palazzi e ha coinvolto nell’evento la Scuola Umanistica (Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali e Lingue e Letterature Straniere) e la Scuola Politecnica (Architettura).
Verranno inoltre organizzate visite guidate a cura di guide professioniste in italiano, inglese e francese.
Per raggiungere le ville di campagna sarà disponibile un servizio di bus navetta

giovedì 28 maggio 2015

GIUSEPPE TERRAGNI A ROMA - CASA DELL'ARCHITETTURA / ACQUARIO ROMANO




GIUSEPPE TERRAGNI A ROMA
Progetti per le architetture del P.N.F.
a cura di Flavio Mangione e Luca Ribichini
Mostra e Giornata di Studi
Casa dell'Architettura - Acquario Romano
piazza Manfredo Fanti 47 - Roma
29/5/2015 - 16/9/2015

La mostra ha come principale obiettivo la rilettura critica dell’opera di Giuseppe Terragni prendendo in esame i progetti che l’architetto comasco ha realizzato per la città di Roma. Le opere romane permettono di inquadrare con efficacia la complessa figura dell’architetto, che sposò con determinazione la battaglia per l’avanguardia architettonica italiana, pur confrontandosi con l’esigenza di andare incontro sia alle istanze di tradizione volute dal fascismo, sia alla personale volontà di coniugare il linguaggio Razionale con un indefinito spirito mediterraneo.
Il progetto vuole inoltre mettere in luce il rapporto tra Terragni e i sui collaboratori, in particolare gli artisti (Marcello Nizzoli, Mario Radice e Mario Sironi), che hanno avuto un ruolo importante nell’elaborazione dei progetti architettonici, attraverso una serie di schizzi ed elaborati grafici rinvenuti grazie al prezioso sostegno dei principali istituti archivistici. La ricerca nasce da un’idea di Flavio Mangione accolta da Luca Ribichini e sviluppata insieme a partire dal 2010 all’interno di un Laboratorio di Laurea della Facoltà di Architettura di Roma La Sapienza, svolto in collaborazione con la fondazione CE.S.A.R. (Centro Studi Architettura Razionalista) e i maggiori istituti archivistici pubblici e privati. In questa fase sono stati studiati sette dei dieci progetti presi in esame.
Vista la qualità del materiale prodotto, capace di fornire un nuovo sguardo sulla città di Roma e in particolare sui grandi concorsi, Il Comitato Tecnico Scientifico della Casa dell’Architettura ha deciso di completare le ricerche per permettere di realizzare una mostra che potesse essere accolta nei principali centri museali in Italia e all’estero, partendo da un’esposizione alla Casa dell’Architettura di Roma.
Per ogni progetto è stato realizzato un modello digitale e un video partendo dai grafici originali e dalle foto d’epoca dei plastici di concorso. Il modello permette di illustrare la spazialità interna dell’opera e il suo inserimento foto-realistico nel contesto urbano, misurando l’efficacia delle scelte compositive e materiche adottate all’epoca. Per ogni opera è stato prodotto un regesto completo di tutto il materiale di archivio esistente. Una parte cospicua di questo materiale risulta inedita o addirittura completamente sconosciuta. Sono stati realizzati inoltre: grafici con piante, prospetti e sezioni che è possibile consultare sovrapponendoli agli originali per evidenziare incongruenze e integrazioni; prospettive fotorealistiche e spaccati prospettici; video con inserimento del modello nel contesto.
Il materiale messo a disposizione dagli archivi (Archivio Centrale dello Stato, Archivio Capitolino, Archivio Cattaneo, Mart di Trento e Rovereto, Csac di Parma, Fondazione Giuseppe Terragni, Archivio Mario Sironi, Archivio Andrea Sironi-Straußwald, Fondo Giorgio Ciucci) va ad arricchire uno straordinario e suggestivo materiale grafico e video. La ricostruzione dei progetti romani si pone all’avanguardia nel panorama delle ricerche effettuate a livello internazionale su Terragni e i suoi colleghi. L’intero progetto è stato svolto in collaborazione con la Fondazione CE.S.A.R. (Centro Studi Architettura Razionalista), il Dipartimento di Storia, disegno e restauro dell’architettura – La Sapienza e la Società Dante Alighieri.

Hanno collaborato: (Gruppo stabile di ricerca) Marta Bracci, Alessandro Campo, Paolo Camponeschi, Marco Capobianchi, Giovanni Esposito, Francesco Fattori, Alessandra Malandrucco, Stefania Marino, Giorgia Vernareccio, Attilio Terragni. (Gruppo di lavoro) Francesca Aita, Marina Allegrini, Stefano Austini, Lia Cacciatore, Loris Cavazzi, Marco Giovanni De Angelis, Anna Doufur Montuori, Domenico Ferrara, Giuseppe Gori Savellini, Gabriele Milelli. (Collaborazioni) Chiara Ciucci Giuliani, Antonella Mariani.

Si ringraziano: Giorgio Ciucci per aver messo a disposizione la sua biblioteca e il suo materiale d’archivio; Mario Luzi per aver collaborato alla promozione dell’evento; Roberta Lubich per il coordinamento logistico con Eur S.p.A.
Un ringraziamento particolare va al personale dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia e della Società Acquario Romano che, con la loro pazienza e professionalità, hanno agevolato la realizzazione dell’evento.

Con Antonio Carminati, Cesare Cattaneo, Pietro Lingeri, Ernesto Saliva, Luigi Vietti e la collaborazione di Marcello Nizzoli, Mario Radice e Mario Sironi.

Sedi Collegate. Archivio Centrale dello Stato e Archivio Capitolino
Nelle sedi collegate sarà possibile consultare il materiale originale dei progetti per il Palazzo dei Congressi e la Mostra della Rivoluzione Fascista (ACS) e del Danteum (AC)

Programma Giornata di studi (29 maggio 2015):
ore 14.00 - 14.25
SALUTI
Livio Sacchi / Alfonso Giancotti / Orazio Campo / Eugenio Lo SardoMaria Rosaria Senofonte / Giovanna Marinelli / Anna Maria Giovenale
ore 14.30 - 19.30
INTERVENTI
Flavio Mangione / Luca Ribichini / Massimo Locci / Alessandra Muntoni Francesco Fattori / Marta Bracci / Paolo Camponeschi / Luca Montuori Giancarlo Rosa / Antonino Saggio / Attilio Terragni
ore 19.35 - 20.00
DIBATTITO E CONCLUSIONI

ADRIÁN VILLAR ROJAS: FANTASMA - MODERNA MUSEET, STOCKHOLM




ADRIÁN VILLAR ROJAS
FANTASMA
Curator: Lena Essling, co-curator: Matilda Olof-Ors
Moderna Museet
Exercisplan, Skeppsholmen - Stockholm
25/4/2015 – 25/10/2015

Moderna Museet presents the first exhibition of the Argentinian artist Adrián Villar Rojas in Scandinavia. Villar Rojas compares his practice to a virus that lives in and off the art world. Although his works are rarely overtly political, they are ideologically charged in how they are produced and positioned outside any economy. Time as the catalyst to which all matter reacts is essential to Villar Rojas’s entire approach. His works in organic materials have a radical ending inscribed, as in dramas or in life itself—they sprout, change and disintegrate.

“The project we are doing for Moderna Museet is full of uncertainties. I am very interested in the idea of what would be the last artwork. The remains of art, not the ruins of the future.”
–Adrián Villar Rojas

Adrián Villar Rojas (born 1980) is based in Rosario, Argentina, but works and travels incessantly with his team of collaborators. Following a period of conceptual work and research a team is tailored for the production at hand, an endeavour that may require months of on-site work. Several of the team members have a background as artists; others are craftsmen—fuelling the developing project with their own creativity. Altering the position of his nomadic studio to that of a theatre stage or film set, Villar Rojas has compared his role to an artistic director or leader of an ensemble. Carefully casting and writing the role of his crew into the script of the work; meanwhile questioning and challenging notions of both ownership and authorship. Villar Rojas is best known for his site-specific, often monumental works in unfired clay and other organic materials, such as moss or fruit, integrated with sneakers, cutlery or tablet computers. His time-based installations build worlds we have never seen before, places we have never been to. Villar Rojas describes his practice as organic. An idea, channelled via discussions and collaborators, grows into a piece, an exhibition, an inclusive performance. All is part of the work—from concept and experiment, to production and final deterioration.
“Adrián Villar Rojas’s works undertake an elliptic time voyage that undoes the notion of the finished, completed work. His objects embark on a movement towards dissolution the moment they are created, yet can be seen as something entirely new in every phase. Another kind of alchemical process is also at play here, transforming the simple materials into precious objects,” says curator Lena Essling.
In Fantasma we encounter an enhanced museum environment, its surreal dimensions and artificial light are suggestive of a mausoleum. A setting shaped by sealed chambers and blind alleys, both spatial and ideological, and centering on a collection of rare objects in metamorphosis. The exhibition title, Fantasma—ghost in Spanish—covers several aspects of memory and absence. At the core is an exploration of the memory surrounding and shaping objects, where each work can be understood as a recording device, tracing its experiences. The exhibition also embraces another of Villar Rojas’s obsessions—disappearance. Not least the void after artistic projects that no longer exist in the material world but have been reduced to reminiscences and documentation.

Adrián Villar Rojas – Fantasma includes installation, photography, objects and film, of which several pieces have been produced for the exhibition. It presents a number of works and fragments of works, including A War on Earth (2015), Pieces of the People We Love (2007), Ghost (2015), Two Suns (2015) and The Theatres of Saturn (2014).

JOËLLE PRUNGNAUD: GOTHIQUE ET DECADENCE - HONORÉ CHAMPION 2015




JOËLLE PRUNGNAUD
GOTHIQUE ET DECADENCE
Recherches su la continuité d'un mythe et d'un genre au XIXe Siècle en Grande-Bretagne et en France
Honoré Champion (28/5/2015)
Collection: Bibliothèque de Littérature Générale et Comparée

Il est banal de rapporter toute une tradition de la littérature fantastique au roman gothique. Il est moins usuel de s’attacher, de manière stricte, à la continuité de la référence gothique dans les littératures anglaise et française du XIXe siècle, de marquer les moments de cette continuité en un partage historique qui distingue les quarante premières années du siècle, puis une seconde période qui va jusqu’à la Décadence et, enfin, la Décadence même. Marquer cette continuité explique le retour des grandes figures gothiques et n’exclut pas de consta ter de grandes variations, parfois paradoxales, dans la reprise et l’imitation du genre. C’est aussi relever la permanence de la référence à une esthétique architecturale qui sous-tend l’inspiration romanesque. Les représentants du Gothique fin-de-siècle sont des écrivains d’images, qui choisissent d’écrire une « littérature archisophistiquée », et qui entendent exposer, en une formule paradoxale qui appartient à l’un d’eux, « le fard suprême de l’épouvante ». Dans cette continuité du gothique est en question l’alliance qui se fait peu à peu d’un attachement au passé et d’un sens aigu de la modernité.

Joëlle Prungnaud enseigne la Littérature comparée à l’Université Charles-de-Gaulle, à Lille.  

OBSCÈNE MOYEN ÂGE ? - HONORÉ CHAMPION 2015




OBSCÈNE MOYEN ÂGE ?
sous la direction de Nelly Labère
Honoré Champion (30/4/2015)
Collection: Bibliothèque du XVe Siècle

Obscène Moyen Âge? est un projet ambitieux, tout à la fois investigation scientifique neuve sur ce que le Moyen Âge conçoit comme obscène, et ouvrage ouvert et curieux sur une période paradoxalement moderne et pluridisciplinaire.
En décentrant les analyses traditionnellement focalisées sur les XVIe-XVIIIe siècles, cet essai souhaite définir l’obscène dans le domaine des sciences humaines au Moyen Âge.
Mais plus encore, il est une réflexion sur le mot et la chose, sur l’autre et l’ailleurs.

Nelly Labère est Maître de conférences à l’Université Bordeaux Montaigne et Membre de l’Institut Universitaire de France. Ses travaux portent sur les formes du discours au Moyen Âge. 

GIULIANO BUGANI: VIDEO-INTERVISTA INEDITA A SANGUINETI - PALAZZO DUCALE, GENOVA 29/5/2015




GIULIANO BUGANI
VIDEO-INTERVISTA INEDITA A SANGUINETI
Palazzo Ducale - Sala Liguria
piazza Matteotti 9 - Genova
venerdì 29 maggio 2015, ore 18,30

Venerdì 29 maggio alle ore 18,30 nella Sala Liguria di Palazzo Ducale, nell’ambito della mostra fotografica di Magurno-Sanguineti, “Genova est-Genova Ovest”, sarà proiettata la video-intervista inedita a Edoardo Sanguineti realizzata nel 2005 dal regista bolognese Giuliano Bugani e mai proiettata in pubblico. Nell’intervista Sanguineti, a partire dal caso Baraldini, affronta con l’abituale lucidità temi importanti e diversi: dalle Black Panther al berlusconismo. All’incontro, organizzato dal Museo del caos e dalla Fondazione Palazzo Ducale, parteciperanno, insieme al regista, Giuliano Galletta e Valter Scelsi.

Immagine: Edoardo Sanguineti (foto Gianni Ansaldi).

mercoledì 27 maggio 2015

GIORGIO GRIFFA: UNE RETROSPECTIVE 1968-2014 - CENTRE D'ART CONTEMPORAIN, GENEVE




GIORGIO GRIFFA
UNE RETROSPECTIVE 1968-2014
commissaire: Andrea Bellini
Centre d'Art Contemporain
Rue des Vieux-Grenadiers 10 - Geneve
28/5/2015 - 23/8/2015

Le Centre d'Art Contemporain Genève est heureux de présenter une rétrospective de l'artiste italien Giorgio Griffa du 28 mai au 23 août 2015.
Considéré comme l'un des artistes les plus radicaux et éloquents de la néo-avant-garde italienne travaillant à ce jour, Giorgio Griffa (1936, Turin, IT) fut reconnu dès la fin des années 60, pour ses peintures réduites à leurs composants fondamentaux: toile, touche et couleur. Le Centre d'Art Contemporain présente une exposition couvrant son œuvre entre 1968 et 2014.
Dans son travail, Griffa retranscrit une idée de rythme par la séquence et la répétition de gestes minimaux sur des toiles non tendues, clouées au mur ou simplement pliées lorsqu'elles ne sont pas exposées. La grille créée par ces pliages successifs s'intègre ainsi aux motifs, effaçant la distinction entre support et surface et abolissant l'idée de peinture comme «fenêtre ouverte».
Lié au Minimalisme, dont il adopte l'intérêt pour la répétition, la sérialité et le dépouillement formel, il s'en démarque cependant en refusant la rigueur géométrique et par l'effacement de la main de l'artiste. Giorgio Griffa produit ainsi des œuvres mêlant avant-garde et tradition, simplicité et complexité, structure et poésie.
L'exposition de Giorgio Griffa au Centre d'Art Contemporain Genève comprendra près de quarante œuvres correspondant aux différents cycles de son œuvre: des lignes horizontales à la source de son succès, en passant par ses Alter Ego, dédiés à des artistes du passé, proche ou lointain, et ses Arabesco, œuvres en séquences numérotées des années 90, aux peintures de ces dernières années.

Cette exposition fait partie d'un large projet curatorial initié par le Centre d'Art Contemporain Genève qui réunit, en plus de cette rétrospective, trois expositions en Europe:
Giorgio Griffa, Painting in the fold, Kunsthalle Bergen, (28.08-18.10.2015). Curatée par Andrea Bellini et Martin Clark.
Giorgio Griffa, Works on paper, Fondazione Giuliani, Rome, (04.02-09.04.2016). Curatée par Andrea Bellini.
Giorgio Griffa, Quasi tutto. Serralves Museum, Oporto, (Eté 2016). Curatée par Andrea Bellini et Suzanne Cotter.

A l’occasion de ces expositions, un livre d'artiste avec des contributions d'Andrea Bellini (directeur du Centre d'Art Contemporain Genève), Hans Ulrich Obrist (Serpentine Londres), Chris Dercon (Tate Modern), Suzanne Cotter (Serralves), Laura Cherubini, Marianna Vecellio et Martin Clark (Kunsthalle Bergen) sera publié par Mousse Publishing.

Giorgio Griffa est né en 1936 à Turin, où il vit et travaille encore à ce jour. Ses peintures ont été présentées dans des expositions personnelles au MACRO, Museo d'Arte Contemporanea, Rome (2011), Neuer Kunstverein, Aschaffenburg (2005), Städische Kunsthalle, Dusseldorf (1978) and Sonnabend Gallery, New York (1970), entre autres. Il prit également part à la 38e et 40e Biennale de Venise en 1978 et 1980 et dans des expositions de groupe au Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, Museum Abteiberg, Kunstverein Münster, Castello di Rivoli, Turin, Kunstverein Hannover, Stadtische Museum, Monchengladbach, Kunstverein Frankfurt et au Moderna Museet, Stockholm.

MARIO AIRÒ: GUIZZO BALENO - VIABALTEA, TORINO 28/5/2015




MARIO AIRÒ
GUIZZO BALENO
Viabaltea
Via Baltea 3 - Torino
giovedì 28 maggio 2015, ore 16,30 - 21,30

Le differenti realtà attive in via Baltea 3 hanno commissionato a Mario Airò un’opera che funzionasse da segnale e da simbolo di un nuovo centro sociale, culturale e produttivo, accompagnando l’ingresso dei passanti all’interno degli spazi.
Da questa richiesta l’artista ha sviluppato un segno aereo e luminoso che evoca le idee di intreccio, relazione, trasformazione e moltiplicazione.
Nuovi Committenti è un programma della Fondation de France finalizzato alla produzione di opere d’arte commissionate direttamente dai cittadini per i loro luoghi di vita o di lavoro.
16:30_Fabbricatori di luce: laboratorio di piccole sculture elettriche a cura di Atelier Héritage per ragazzi dai 5 ai 12 anni
17:00_Origami luminosi: workshop di autocostruzione di origami luminosi per creare una lampada a LED a cura di Dana Lupascu/OrigamiArt di Cantiere Barca per ragazzi e adulti
19:00_Pixel su radio banda larga: ai microfoni di René Striglia ospite d'eccezione l’artista Mario Airò
19:30_Aperitivo luminoso e dj set CON RBL | assaggi di cucina baltica condita da suggestioni musicali con Roberto Lupano e il suo programma Onde Martenot su Radio Banda Larga
21:30_Guizzo Baleno inaugurazione dell’opera di Mario Airò per via Baltea
segue JAM SESSION JAZZ a cura di Jazz School Torino

Una co-produzione di a.titolo e dell’Associazione Sumisura, finanziata dalla Fondation de France di Parigi, dall’Assessorato alla Cultura, Turismo della Regione Piemonte, dall’Assessorato alla Gioventù della Città di Torino, dalla Compagnia di San Paolo e dalla Tavola Valdese (8x1000).

FAY R. LEDVINKA: WHAT THE FUCK ARE YOU TALKING ABOUT? - ERIS 2015




FAY R. LEDVINKA
WHAT THE FUCK YOU ARE TALKING ABOUT?
Traduzione, omissione e censura nel doppiaggio e nel sottotitolaggio in Italia
Eris (27 gennaio 2014)
Collana: Pamphlet

Quanto sono importanti i dialoghi quando guardiamo un film? E se il film è straniero ed è stato doppiato, quanto è fedele all'originale? Questo saggio tratta della traduzione e dell'omissione e della censura delle parolacce nel sottotitolaggio e nel doppiaggio cinematografico italiano. I film esaminati per esemplificare la strategia traduttiva di vent'anni di cinema, sono: Full Metal Jacket di Stanley Kubrick 1987, Reservoir Dogs (Le Iene) di Quentin Tarantino 1992, Pulp Fiction di Quentin Tarantino 1994, The Snatch di Guy Ritchie 2000, Love Actually di Richard Curtis 2003, Lucky Number Slevin (Slevin - Patto Criminale) di Paul McGuigan 2005. Per Esther Ruggiero, curatrice della prefazione, il grande valore di questo saggio è quello di ridare il giusto peso alle parole. Infatti le parolacce vengono troppo spesso trattate come elementi linguistici inutili o superflui. La loro forza espressiva, se non rispettata, può trasformare un'intera opera cinematografica. Il meticoloso lavoro di analisi e ricerca di Fay R. Ledvinka, dalle regole generali della traduzione agli script dei film, è un ottimo strumento per interrogarci su cosa è stato deciso di farci, o no, ascoltare.

TURI MESSINEO: BLACK HOLE - ERIS 2015




TURI MESSINEO
BLACK HOLE
Uno sguardo sull’underground italiano
Eris (23 marzo 2015)
Collana: Pamphlet

Black Hole, uno sguardo sull’underground italiano è l’opera titanica e indispensabile che riesce a racchiudere la storia dell’underground italiano dagli anni ’70 ai nostri giorni. È un viaggio tra tutti quegli elementi che compongono le diverse realtà musicali e artistiche: non solo le due scene underground per eccellenza, il punk e l’hip hop con tutte le loro contaminazioni, ma anche tutti quei fenomeni culturali esplosivi che hanno contribuito a creare un immaginario collettivo, a partire da festival musicali, centri sociali, spazi occupati e radio libere.
Più di ottanta intervistati che attraverso i loro ricordi e punti di vista ci raccontano quarant’anni di autoproduzioni e di Do It Yourself: dai vinili di etichette musicali indipendenti alla carta stampata delle fanzine, dalle musicassette alla serigrafia, dai video alle webzine, senza dimenticare writers, graffiti e tatuaggi e scelte di vita come veganesimo e lotte ambientaliste.
Questa storia collettiva si snoda da nord a sud, passando non solo per le principali città italiane, ma per tutti quei luoghi che, anche se secondari sulla carta geografica, sono sempre stati un fulcro di diffusione d’underground. E i suoi protagonisti sono sempre andati anche oltre i confini nazionali, portando le contro-culture italiane in tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti sino al Giappone.

TONINO CONTE: DUE VOLTE QUARANTA - PALAZZO DUCALE, GENOVA




TONINO CONTE
DUE VOLTE QUARANTA
Un compleanno patafisico
a cura di Fondazione Luzzati Teatro della Tosse
Palazzo Ducale - Loggia degli Abati
piazza Matteotti 9 - Genova
29 maggio – 28 giugno 2015

Per gli ottant’anni di Tonino Conte, regista, scrittore, artista visivo e visionario, un percorso espositivo con fotografie, bozzetti, manifesti, modellini, scenografie, testi letterari e incursioni teatrali.
Un omaggio all’immaginario poetico di Tonino Conte, originale, complesso ma non complicato, semplice ma non facile, popolare ma non banale.
Un’esposizione ostinatamente patafisica per raccontare un modo di fare arte, teatro e letteratura “artigianale” e fuori da tutti gli schemi.

Immagine: Flavio Costantini, ritratto di Tonino Conte.

martedì 26 maggio 2015

MINUTE DE VERITÉ - RAFFAELLA DE CHIRICO ARTE CONTEMPORANEA, TORINO




MINUTE DE VERITÉ
Raffaella De Chirico Arte Contemporanea
via Giolitti 52 (via della Rocca, 19) - Torino
26/5/2015 - 27/6/2015

In esposizione: Carlo Alfano, Nanni Balestrini, Henri Chopin, Emilio Isgrò, Arrigo Lora Totino, Gil J. Wolman

Sei uomini che sono artisti visivi, autori letterari, sperimentatori delle relazioni tra parole, testi e immagini. Gli artisti di Minute de vérité lavorano sull’idea che la sperimentazione possa diventare un mezzo di emancipazione individuale; rappresentano i suoni e le frasi che ascoltano o leggono, i pensieri che sopraggiungono nella loro mente, lo scorrere del tempo che vivono in prima persona.
Rimasti tutta la vita coerenti alle proprie brame di ricercatori, sempre al margine e in prima linea per saggiare tutte le possibilità di fare arte, sviluppano rispettivamente poetiche differenti.
Per Carlo Alfano la pittura è stata un’esperienza privata dove il letterario e il visivo, la scrittura e l’immagine, la voce e la struttura formale creano slittamenti continui fra i diversi livelli di questi sistemi; in esposizione una carta degli anni Settanta del ciclo dei Frammenti di un autoritratto anonimo dove il centro dell’indagine dell’artista è rappresentato dalla componente temporale della percezione.
Nanni Balestrini, grazie ai collage, fa acquisire nuovi significati ai materiali prelevati dalla comunicazione quotidiana - come gli articoli di giornali o le pagine pubblicitarie - in cui le parole diventano immagini e i messaggi sono trasformati.
Henri Chopin guarda tanto alla poesia sonora quanto a quella visuale realizzando lavori in cui il lato visivo si mescola a tessiture fonetiche; in mostra, tra le altre, una delle sue opere più rare realizzata su carta velina con bruciature di sigarette.
Emilio Isgrò ha fatto della cancellatura il mezzo per affermare nuovi significati e trasformare un gesto negativo in un gesto positivo ma in esposizione si è scelto di valorizzare un lavoro del 1972 su tela emulsionata dedicato al noto compositore Frédéric Chopin.
Arrigo Lora Totino utilizza espedienti quali la ripetizione, la sovrapposizione e il rovesciamento di parole e frasi spostando l’attenzione sulla forma e non sul significato; l’elemento visivo della lettera stampata diventa quindi la sorgente dei suoi lavori; la scelta per questa collettiva è ricaduta sulle latte incise di fine anni Ottanta più rare e anomale rispetto ai lavori su carta già più noti.
Gil J. Wolman con l'art scotch sintetizza tutti i propri quesiti su come continuare a fare arte dopo la sua fine - ovvero dopo il Dada – e su come poter strappare alla comunicazione ciò che essa nasconde; in esposizione quindi le sue baguette, le sottili bacchette di legno sulle quali “incolla” le strisce di impronte da stampati di giornali che sono l’immagine della trasmutazione, del passaggio rituale da un mondo a un altro.

SHOT OUT! - ICA, LONDON




SHOT OUT!
UK Pirate Radio in the 1980s
ICA - Institute of Contemporary Arts
The Mall - London
26/5/2015 - 19/7/2015

Shout Out! UK Pirate Radio in the 1980s is an archival exhibition looking back at the early tower block pirate radio movement which emerged in the UK during the 1980s, prompting a new musical phenomenon that would change the face of British music.
Pirate radio is often associated with the off-shore broadcasting of the 1960s, but in the early 1980s it enjoyed a renaissance. This time stations were broadcasting music from the roofs of residential tower blocks rather than at sea, and were distinctive in the way in which they celebrated black culture. Dread Broadcasting Corporation (DBC), Radio Invicta, Kiss 94.5 FM, London Weekend Radio (LWR) and Horizon, were among the first UK pirate radio stations dedicated to soul, funk, jazz, reggae and hip hop. Although often overlooked, these stations were pioneers, championing music of black origin and paving the way for burgeoning rave scenes; jungle, garage and house.
During an era defined by Margaret Thatcher’s leadership as Prime Minister of Britain (1979-1990), these stations offered an escape for those suffering racial discrimination and economic marginalisation. They aimed to empower musical communities reputedly ignored by the BBC and the licensed commercial stations.
With the advent of the Telecommunications Act 1984, which granted the Radio Investigation Service the power to enter properties without a license and detain equipment for the purpose of illegal broadcasting, many of these stations were forced to close down. This prompted a new generation of ‘pirates’ to develop imaginative, alternative strategies to outwit the authorities. By the end of the 1980s an explosion of new pirate stations dominated the airwaves with over 600 stations nationwide, and 60 in the London area alone. It was The Broadcasting Act 1990 that saw the demise of pirate radio by prohibiting advertising and offering stations with sizeable audiences the opportunity to obtain a license and become legal.
This display tracks the history and cultural significance of 1980s pirate radio in the UK, and its legacy for contemporary music and broadcasting.

Image: No License for Kiss FM, Written Word magazine, 1989, courtesy Gordon Mac

CARL EINSTEIN: SCRITTI SULL'ARTE - MIMESIS 2015




CARL EINSTEIN
SCRITTI SULL'ARTE
«Documents» (1929-1930)
a cura di Fiorella Bassan e Matteo Spadoni
Mimesis (6 maggio 2015)
Collana: Arte e critica

La rivista "Documents", pubblicata a Parigi dal 1929 al 1930, è in genere associata al nome di Georges Bataille, che della rivista è stato segretario generale e principale animatore. Ma accanto a Bataille e a Michel Leiris, è soprattutto il "direttore en titre", Carl Einstein, che ha dato a "Documents" un contributo decisivo. Einstein ha firmato, dopo Bataille e Leiris, il maggior numero di testi durante i due anni di attività della rivista. Intellettuale di punta tra le due guerre, mediatore tra paesi e discipline diverse, era amico personale di molti pittori di cui frequentava gli atelier e promuoveva la produzione recente. Einstein ha dato alla rivista un carattere internazionale, invitando molti collaboratori tedeschi. Sua l'idea del "Dizionario critico", in cui Bataille avrebbe pubblicato la famosa voce sull'Informe. Tra i suoi contributi alla rivista, vanno ricordati gli scritti sull'arte moderna - gli amati cubisti, ma anche Hans Arp, André Masson, Joan Mirò -, i testi sull'arte africana, e soprattutto il dialogo tra storia dell'arte e etnologia, ricco di futuri sviluppi.

Carl Einstein (1885-1940), scrittore, teorico e critico d’arte tedesco, si trasferisce definitivamente a Parigi nel 1928. Autore rinomato, aveva già pubblicato nel 1912 Bebuquin, un romanzo sperimentale cubista, due libri sull’arte africana – Negerplastik (1915) e Scultura africana (1921), e un testo su L’Arte del XX secolo, pubblicato nel 1926 nella prestigiosa collana «Propyläen- Kunstgeschichte». A Parigi è tra i fondatori della rivista «Documents», cui collabora attivamente. Nel 1936 si arruola nella guerra di Spagna nella colonna Durruti, per difendere la repubblica spagnola e la propria dignità. Di ritorno in Francia, arrestato e internato, muore suicida per sfuggire alla persecuzione nazista nel luglio 1940.

FELIX FENÉON: AL DI LÀ DELL'IMPRESSIONISMO - CASTELVECCHI 2015




FELIX FENÉON
AL DI LÀ DELL'IMPRESSIONISMO
Castelvecchi (7 maggio 2015)
Collana: Etcetera

Félix Fénéon è un giovane intellettuale anarchico che nella Francia fin-de-siècle scrive di critica d'arte. A Parigi nell'estate del 1886 registra con tempismo e acume la profonda trasformazione che la pittura di avanguardia sta attraversando a opera di un gruppo di artisti, da lui battezzati "neoimpressionisti". "Al di là dell'Impressionismo" è la traduzione integrale dell'unico libro pubblicato da Fénéon, "Les Impressionnistes en 1886": un opuscolo che raccoglie alcune recensioni di mostre, riuscendo a fotografare una svolta cruciale nello sviluppo dell'arte moderna. Con la sua prosa raffinata, sintetica quanto evocativa, Fénéon è il primo interprete di Seurat e Signac, e della loro "pittura per punti": strumento scientifico per la libertà espressiva.
  

STEFANO LEVI DELLA TORRE: IL REALISMO DI DANTE - PALAZZO DUCALE, GENOVA 26/5/2015




STEFANO LEVI DELLA TORRE
IL REALISMO DI DANTE
Disegni e letture della Divina Commedia
presentazione del volume edito da Morcelliana
Palazzo Ducale - Sala Camino
mercoledì 26 maggio 2015, ore 17,30

È con la sensibilità dell’artista – e del lettore appassionato – che Stefano Levi Della Torre si accosta alla Divina Commedia, sondandola con brevi scritti e rapidi tratti di penna e matita che catturano l’esattezza fisica ed emotiva dei versi danteschi. Il realismo di Dante è paradossale: se da un lato il poeta traduce i suoi argomenti in fatti riconducibili all’esperienza che l’uomo ha delle cose, dall’altro accompagna il lettore in un mondo altro dove, per esempio, Virgilio, Beatrice e il Minotauro sono resi con la medesima plasticità, in un reciproco potenziamento di fantasia e verosimile. È il parlare figurato proprio dell’arte in cui la finzione è rappresentazione della verità, in un rapporto che si ritrova rovesciato nella frode – il falso che si presenta come vero – raffigurata da Dante in Gerione, serpente con «faccia d’uom giusto».
Questo libro vuole essere un invito a gustare la Divina Commedia, in una sorta di lettura originaria che metta tra parentesi gli apparati di note per godere delle pure modalità narrative, in grado di evocare effetti figurativi e percettivi, ricostruendo con la parola le atmosfere e gli spazi fisici del viaggio nell’oltretomba, facendo vedere, udire, odorare e toccare le cose raccontate.

Stefano Levi della Torre è pittore e saggista, docente al Politecnico di Milano. Tra le sue pubblicazioni: Essere fuori luogo. Il dilemma ebraico tra diaspora e ritorno (Donzelli, 1995, premio Pozzale Luigi Russo); Zone di turbolenza. Intrecci, somiglianze, conflitti (Feltrinelli, 2003); Il forno di Akhnai. Una discussione talmudica sulla catastrofe (con J. Bali e V. Franzinetti, Giuntina, 2010); Laicità, grazie a Dio (Einaudi, 2012); Amore (Rosenberg & Sellier, 2013).

lunedì 25 maggio 2015

CZECH FUNDAMENTAL - MUSEO DI ROMA IN TRASATEVERE, ROMA




CZECH FUNDAMENTAL
Fotografia ceca di avanguardia e contempporanea dal 1920 ad oggi
Curatori: Gunther Dietrich, Suzanne Pastor, Gabriele Agostini
Co-curatrice: Paola Paleari
Museo di Roma in Trastevere
piazza Sant’Egidio 1/b - Roma
26/5/2015 - 19/7/2015

Dopo il grande successo riscosso a Berlino la mostra Czech Fundamental arriva in Italia grazie alla collaborazione della galleria Photo Edition Berlin, il Csf adams e il Museo di Roma in Trastevere portando all’attenzione del pubblico internazionale un’esposizione imponente sulla grande fotografia ceca. 180 opere di 43 grandi fotografi saranno presentate per la prima volta a Roma, il 26 maggio nel Museo di Roma in Trastevere (Sala delle Conferenze, ore 11), nel corso di una conferenza stampa a cui parteciperanno: il curatore della mostra Gabriele Agostini, presidente dell’Associazione Culturale Centro Sperimentale di Fotografia Adams, l’ideatore del progetto Gunther Dietrich, direttore della galleria di fotografia contemporanea Photo Edition Berlin, Suzanne Pastor, fondatrice e direttrice della Prague House of Photography e Radka Neumannova, direttrice del Centro Ceco Milano.
Il percorso espositivo guida il visitatore in un dialogo con la fotografia di origine ceca, attraverso un itinerario che si muove tra il nuovo e lo storico: partendo dai primi movimenti d’avanguardia degli anni ‘20, si giunge ad un’ampia selezione di artisti contemporanei i cui lavori incarnano un approccio autoriale e sperimentale al mezzo fotografico.
Nella prima sezione, che comprende il Costruttivismo, il Surrealismo e la Nuova Oggettività dal 1920 al 1945, sono esposte fotografie che si sono rivelate fondamentali nello sviluppo di una visione specificatamente ceca: i nudi di František Drtikol, le composizioni contemplative di Jaroslav Rossler e Jaromir Funke, gli arrangiamenti surreali di Vaclav Zykmund e le nature morte poetiche di Josef Sudek.
La seconda sezione presenta l’Arte Informale, il Surrealismo e il Minimalismo del periodo che va dal dopoguerra agli anni ‘70, mentre la terza e ultima sezione abbraccia la fotografia di studio, il Postmodernismo e la Nuova Sperimentazione degli anni ‘90, concentrandosi sulle diverse visioni moderne e contemporanee di autori cechi e slovacchi che sono stati punto di riferimento nell’arco degli ultimi trent’anni. Essi rappresentano l’ultima generazione non ancora assorbita dalla globalizzazione e la digitalizzazione, che nei decenni successivi hanno cambiato radicalmente la visione della fotografia ceca e non solo.
Sono presentate più di 180 opere di 43 fotografi, tra cui:

ORIGINI DELL’AVANGUARDIA, 1920-1945
Costruttivismo, Poetismo, Surrealismo, Nuova Oggettività Frantisek Drtikol, Jaroslav Rossler, Jaromir Funke, Eugen Wiškovský, Milos Korecek, Vaclav Zykmund, Ladislav Emil Berka.

DAL DOPOGUERRA AGLI ANNI ’70
Surrealismo, Minimalismo, Arte Informale Josef Sudek, Vilem Reichmann, Miroslav Hak, Jan Svoboba, Emila Medkova, Eva Fuka, Bela Kolarova, Milota Havrankova, Miroslav Tichy.

FOTOGRAFIA ALL’INIZIO DI UNA NUOVA ERA – GLI ANNI ‘90:
Fotografia di studio, Postmodernismo, Nuova Sperimentazione Jan Saudek, Aleš Kuneš, Suzanne Pastor, Nadia Rovderova, Jiri Sigut, Eliška Bartek, Stepan Grygar, Miro Svolik, Tono Stano, Peter Zupnik, Ivan Pinkava.

FUNCTION FOLLOWS VISION, VISION FOLLOWS REALITY - KUNSTHALLE WIEN




FUNCTION FOLLOWS VISION, VISION FOLLOWS REALITY
Curated by: Luca Lo Pinto, Vanessa Joan Müller
Kunsthalle Wien
Museumsplatz 1 - Wien
26/5/2015 - 23/8/2015

“Function follows vision, vision follows reality” was Frederick Kiesler’s guiding principle. Born in the western Ukrainian city of Chernivtsi in 1890, the architect, stage, exhibition and furniture designer studied and worked in Vienna until his emigration to New York in 1926. Frederick Kiesler achieved international renown with his ground-breaking designs and concepts in the areas of architecture and design. His primary interest lay in a cross-disciplinary design that combined both theory and practice.
The exhibition at Kunsthalle Wien Karlsplatz was developed in cooperation with the Frederick and Lillian Kiesler Private Foundation and takes the 50th anniversary of Kiesler’s passing, and his 125th birthday, as occasion to investigate his influence on contemporary art. The show is centred around Kiesler’s reflections on the subject of displays, as he was already responsible for the conception of numerous innovative exhibition displays during the 1940s, including those for Peggy Guggenheim’s private museum Art of This Century in New York. Even then, he questioned the fundamental aspects of exhibiting art and made observations that continue to remain relevant for contemporary artists to this day. His ideas and designs combine artistic and social considerations, thereby creating situations in which art is able to be experienced in new and innovative ways.
Accordingly, the exhibition Function Follows Vision, Vision Follows Reality places Kiesler’s interest in innovative forms and methods of presentation of art at the centre of its conception. Situated in an atmospheric setting in which the ideas of the visionary designer are taken up and translated into the present, works by contemporary artists correspond with illustrations, texts and photos from Kiesler’s legendary window displays:
Francesco Pedraglio, for example, transforms Kiesler’s writings on window displays into an abstract dialogue, which is presented in the exhibition space as an audio piece centred around the subject of (picture) frames. Céline Condorelli’s Swindelier combines Kiesler’s central design elements of photography, sound and film with a fan and a shifting light environment in the room to create a type of sculptural portrait of Kiesler himself. Annette Kelm’s still life photography meets the still lifes of garments arranged by Kiesler for the window display of the Saks Fifth Avenue department store in New York in the 1920s. Leonor Antune’s film String Travel picks up on a theme from an avant-garde film by Maya Deren, which she shot on-location at the Art of This Century exhibition in the 1940s. Notations by the composer Morton Feldman, a close friend of Kieslers, have the appearance of minimalist drawings due to their abstraction, but are actually instructions for the performance of pieces of music – just as Kiesler’s abstract drawings are proposals for the activation of the viewer within the exhibition space. Other artists take Kiesler’s idea that “colours and forms are the simplest, cheapest and fastest means of transforming a room in a visionary fashion” and respond with interventions that counteract the idea of a neutrally designed exhibition space. Colours, forms and materials come together in an insinuation that is both intuitively reasoned, while simultaneously also providing a sensual experience of Kiesler’s main motives and design principles.

Image: Annette Kelm, Untitled, 2010, Courtesy of the artist and Johann König, Berlin

JOHN SHARP: WORKS OF GAME - THE MIT PRESS 2015




JOHN SHARP
WORKS OF GAME
On the Aesthetics of Games and Art
The MIT Press (March 2015)
Playful Thinking Series

Games and art have intersected at least since the early twentieth century, as can be seen in the Surrealists’ use of Exquisite Corpse and other games, Duchamp’s obsession with Chess, and Fluxus event scores and boxes—to name just a few examples. Over the past fifteen years, the synthesis of art and games has clouded for both artists and gamemakers. Contemporary art has drawn on the tool set of videogames, but has not considered them a cultural form with its own conceptual, formal, and experiential affordances. For their part, game developers and players focus on the innate properties of games and the experiences they provide, giving little attention to what it means to create and evaluate fine art. In Works of Game, John Sharp bridges this gap, offering a formal aesthetics of games that encompasses the commonalities and the differences between games and art.
Sharp describes three communities of practice and offers case studies for each. “Game Art,” which includes such artists as Julian Oliver, Cory Arcangel, and JODI (Joan Heemskerk and Dirk Paesmans) treats videogames as a form of popular culture from which can be borrowed subject matter, tools, and processes. “Artgames,” created by gamemakers including Jason Rohrer, Brenda Romero, and Jonathan Blow, explore territory usually occupied by poetry, painting, literature, or film. Finally, “Artists’ Games”—with artists including Blast Theory, Mary Flanagan, and the collaboration of Nathalie Pozzi and Eric Zimmerman—represents a more synthetic conception of games as an artistic medium. The work of these gamemakers, Sharp suggests, shows that it is possible to create game-based artworks that satisfy the aesthetic and critical values of both the contemporary art and game communities.
John Sharp is Associate Professor of Games and Learning at Parsons the New School for Design and a member of the game design collective Local No. 12.

CHRIS SALTER: ALIEN AGENCY - THE MIT PRESS 2015




CHRIS SALTER
ALIEN AGENCY
Experimental Encounters with Art in the Making
Afterword by Andrew Pickering
The MIT Press (February 2015)

In Alien Agency, Chris Salter tells three stories of art in the making. Salter examines three works in which the materials of art—the “stuff of the world”—behave and perform in ways beyond the creator’s intent, becoming unknown, surprising, alien. Studying these works—all three deeply embroiled in and enabled by science and technology—allows him to focus on practice through the experiential and affective elements of creation. Drawing on extensive ethnographic observation and on his own experience as an artist, Salter investigates how researcher-creators organize the conditions for these experimental, performative assemblages—assemblages that sidestep dichotomies between subjects and objects, human and nonhuman, mind and body, knowing and experiencing.
Salter reports on the sound artists Bruce Odland and Sam Auinger (O+A) and their efforts to capture and then project unnoticed urban sounds; tracks the multi-year project TEMA (Tissue Engineered Muscle Actuators) at the art research lab SymbioticA and its construction of a hybrid “semi-living” machine from specially grown mouse muscle cells; and describes a research-creation project (which he himself initiated) that uses light, vibration, sound, smell, and other sensory stimuli to enable audiences to experience other cultures’ “ways of sensing.” Combining theory, diary, history, and ethnography, Salter also explores a broader question: How do new things emerge into the world and what do they do?
Chris Salter is an artist, Codirector of the Hexagram network and University Research Chair in New Media, Technology, and the Senses at Concordia University, Montreal. He is the author of Entangled: Technology and the Transformation of Performance (MIT Press).
  

BEPPE DELLEPIANE: CARTA SANTA - DE FERRARI 2015




BEPPE DELLEPIANE
CARTA SANTA
De Ferrari (marzo 2015)

Per Beppe Dellepiane le parole sono carne, gli oggetti si animano e il corpo è il supporto inevitabile di ogni possibile scrittura. Per questo anche la carta è viva , non più diaframma che ci separa dal mondo, ma essa stessa realtà concreta, biologicamente palpitante, mortale.
La “poesia” può, quindi, di volta in volta, diventare veleno quanto farmaco, unguento cicatrizzante adatto a lenire, almeno per un momento, una ferita che rimane comunque colorata con pigmenti indelebili.
Uso il corpo come / fosse carta / e la carta / come fosse corpo. Disegno e parola, incisione e concetto non sono giustapposti ma si confermano vicendevolmente di esistere, un’esistenza altrimenti così flebile da sfiorare l’invisibile, il mistico umanizzato dalla nevrosi. Sulle linee dei mistici / sulle righe dei laici.
La carta è quindi santa, una garza da posizionare in uno spazio separato, per l’appunto, sacro, il luogo del dolore. Intima essenza di ogni fenomeno religioso, il sacro si presenta come razionalmente inesplicabile, concettualmente inesprimibile, mysterium tremendum e fascinans - come ha spiegato Rudolf Otto – l’assolutamente altro che terrorizza e al tempo stesso affascina, “dinanzi a cui ogni creatura è schiacciata nella propria nullità, nel suo essere fango e cenere e nient’altro”.
Nel senso che tu sensi / mio signore, scrive Dellepiane e la sua, come ogni preghiera. è una speranza, un’estrema speranza che l’atto comunicativo, l’ostinato gesto vitale - Vivo scritto / come/ l’ombra zoppa/ di chi cade - impedisca all’inchiostro di corrodere le parole e al tempo di corrodere i corpi, nella consapevolezza che la morte / prega dopo.

GIULIANO GALLETTA

domenica 24 maggio 2015

POMPEI E L'EUROPA - MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE, NAPOLI




POMPEI E L'EUROPA
Natura e Storia (1748-1943)
a cura di Massimo Osanna, Luigi Gallo e Maria Teresa Caracciolo
Museo Archeologico Nazionale
piazza Museo Nazionale 19 - Napoli
25/5/2015 - 2/11/2015

La mostra si articola in due sedi e intende analizzare, attraverso diversi focus, la suggestione operata dal sito di Pompei sugli artisti, dall’inizio degli scavi nel 1748 al drammatico bombardamento del 1943. Il confronto fra più di 250 opere, tra reperti antichi e capolavori moderni provenienti dai più grandi musei italiani e stranieri, riunite per l’occasione nella sala della Meridiana del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, permette di documentare il fascino del sito sugli artisti europei dal Settecento al Novecento - da Ingres a Picasso, da Normand a Le Courbusier, da Moreau a Klee - evidenziando l’influenza della classicità sugli sviluppi dell’arte e dell’estetica moderna, fra emulazione e reinterpretazione.
La prima rassegna dal titolo “Natura e Storia (1748-1943)” sarà allestita a Napoli al Museo Archeologico Nazionale e permetterà di evidenziare l’influenza del sito sugli artisti europei dal Settecento al Novecento.
La seconda parte della mostra si terrà direttamente negli scavi di Pompei, dove saranno presentati i calchi delle vittime dell’eruzione recentemente restaurati dalla Soprintendenza.

Un’ulteriore sezione della mostra, intitolata “Fotografare e documentare Pompei” e curata dallo stesso Massimo Osanna, insieme a Grete Stefani ed Ernesto De Carolis, occuperà il portico dell’Anfiteatro ed esporrà una scelta significativa del materiale fotografico conservato nella Soprintendenza Speciale di Pompei, Ercolano e Stabia.

FALKE PISANO: THE VALUE IN MATHEMATICS - REDCAT, LOS ANGELES




FALKE PISANO
THE VALUE IN MATHEMATICS
curated by Sohrab Mohebbi
Redcat
631 West 2nd Street - Los Angeles
May 9, 2015 – June 28, 2015

Falke Pisano’s The value in mathematics considers the notion of “ethnomathematics” through works that examine the cultural construct of mathematical practice. The exhibition includes a series of sculptures, diagrams, and text pieces that approach issues such as exchange, measurement, design, navigation, and calculation and how methods and applications of these notions vary in different contexts. Pisano’s research-based practice looks at how, where, and through what processes an art object is realized and generates meaning. Her diagrammatic works expose a loop, in which shifting abstract sculptural forms are conceived directly in relation to written and spoken language, implying an ongoing and morphing production of meaning.
Through the notion of multiple mathematics, the exhibition asks questions surrounding the relationship between universal and particular; curricular versus cultural responsibility in education; and globalism and pluralism through the lens of logic, scientific research and abstraction–all of which are also pertinent issues in contemporary art. Mainly composed of wood, metal and fabric, the sculptural pieces in The value of mathematics reference objects such as a weaving frame, a transaction counter, a map, and several display tables. Varying in scale, the pieces refer to issues such as “negotiations in exchange,” “learning in proximity,” “reading the world with mathematics,” among others.
Commonly regarded as the universal and foundational language of science, mathematics is generally considered a value-free discipline. It is taught as a global language in classrooms, used in transnational financial markets, and streamlines the military-technological complex. This concept of mathematics has a historical beginning in the sixteenth century and Galileo’s efforts to make it the “language of the natural world,” applying it to problems that had previously been explained through Aristotelian natural philosophy. Yet the notion of mathematics as a disinterested and neutral science has been challenged by critical educators, philosophers, historians of science, and to some extent mathematicians themselves. These efforts show that there are several conceptions of mathematics that vary from the dominant, global one. While some emphasize the differences in cultural constructions of mathematics (and therefore advocate the introduction of a variety of approaches in learning situations), others look at the dominant mathematics as a science that is itself a result of cross-cultural pollination and is inherently dialogical.
The exhibition The value in mathematics speculates on the possibilities of a world with several mathematics, the kind of translations and transactions that ensue, and the multiple futures that different mathematical universes propose.

Falke Pisano (Amsterdam) lives and works in Berlin. Her solo exhibitions include Praxes, Berlin (2014), The Showroom, London (April 2013), Ellen de Bruijne Projects (Amsterdam, 2007, 2011) Hollybush Gardens (London, 2009, 2012), De Vleeshal (Middelburg, 2012), CAC (with Benoît Maire, Vilnius, 2011), Transmission Gallery (Glasgow, 2010), Extra City (Antwerp, 2010), Kunstverein (Graz, 2009) and Halle für Kunst e.V. (Lüneburg, 2008). She participated in major groups shows such as the Venice Bienial (2009) and Manifesta (2008). She performed at Museo Reina Sofia (2012), the 5th Berlin Biennale (2008) and Lisson Gallery, London (2007).