giovedì 31 dicembre 2015

YTO BARRADA: FAUX GUIDE - CARRÉ D'ART, NIMES




YTO BARRADA
FAUX GUIDE
Carré d'Art
16, place de la Maison Carrée - Nimes
16/10/2015 - 13/3/2016

Née en 1971 à Paris, Yto Barrada est pourtant généralement associée à la ville de Tanger dont elle a exploré les imaginaires contemporains à partir de la photographie à la fin des années 90. Imaginaires et désirs d'ailleurs car il reflètent les processus de globalisation et les espoirs d'individus dans une émigration possible vers l'Europe. Imaginaires et aspirations locales voire nationales, car la ville de Tanger, sujette à une urbanisation intensive, est entourée de campagnes appauvries.
Le projet présenté à Nîmes poursuit son exploration de l'identité marocaine et la question des origines mais aussi les dispositifs de collecte et de monstration de musées d'histoire naturelle, d'ethnographie ou d'archéologie. Elle y pense le statut des archives et de l'industrie qui se développe autour des fouilles archéologiques, ce qui lui permet d'interroger le rôle et le travail de l'institution dans l'élaboration d'une culture donnée.
Une série de photographies présente un ensemble de jouets d'enfants d'Afrique du nord conservés au Musée du Quai Branly à Paris. Un autre ensemble d'œuvres fait directement référence aux fouilles archéologiques qui se déploient dans le Sahara, la découverte de fossiles mais aussi le marché florissant des faux. Le film Faux Départ est un voyage à travers des paysages des montagnes de l'Atlas et la description du travail des faussaires. Le rapport à l'authenticité est ausculté par la photographe, comme pour souligner une identité marocaine en pertes de repères, à la fois sur le plan de l'histoire qu'elle dissous progressivement, et sur le plan culturel à l'aune d'une mondialisation qui se met en place. Il s'agit ainsi de méditer sur les temps géologiques, l'histoire de notre planète mais aussi celle de la France. L'ensemble de ces objets et images nous raconte des histoires individuelles mais aussi la façon dont nous pouvons raconter la grande histoire par la collecte d'objets, la fabrication d'artefacts et leur présentation dans des dispositifs muséaux qui évoluent dans le temps.

DONALD BAECHLER: LIGHT AND DARKNESS - STUDIO RAFFAELLI, TRENTO




DONALD BAECHLER
LIGHT AND DARKNESS
Studio d’Arte Raffaelli
Palazzo Wolkenstein
via Marchetti 17 - Trento

Dall’8 ottobre 2015 al 28 febbraio 2016 lo Studio d’Arte Raffaelli ospiterà una personale dell’artista americano Donald Baechler, proseguendo un fortunato sodalizio che anche in quest’occasione non manca di stupire.
Protagonisti assoluti dell’esposizione sono eleganti fiori in bianco e nero su carta e su tela, nuova e riuscita proposizione di un tema già caro all’artista. Inoltre, per la prima volta in Italia, in esclusiva per lo Studio d’Arte Raffaelli, saranno in mostra alcune sculture di bronzo, raffinata espressione a tutto tondo del vocabolario artistico di Baechler. Nella Sala Bacco del Palazzo Wolkenstein sarà contemporaneamente allestita una mostra di ritratti inediti su carta, che l’artista ha realizzato per l’occasione, dando vita ad interessanti accostamenti di figure umane.
Baechler, che si contraddistingue tra gli artisti della Scuola di New York per un’impronta dalla forte immediatezza visiva, conferma con i suoi lavori recenti la capacità di rinnovarsi in modo imprevedibile mantenendo un linguaggio estremamente coerente e aderente alla contemporaneità.
Light and Darkness, che raccoglie una trentina di opere tra collages su carta, tele e sculture di bronzo, inaugurerà presso lo Studio d’Arte Raffaelli di Trento giovedì 8 ottobre 2015 alle ore 18.30.

Per l’evento sarà pubblicato un catalogo con un testo dell’artista americano James Brown.

MASSIMO SALVADORI: LA DEMOCRAZIA - DONZELLO 20'15




MASSIMO SALVADORI
LA DEMOCRAZIA
Storia di un'idea, tra mito e realtà
Donzelli (26 novembre 2015)
Collana: Saggi. Storia e scienze sociali

La democrazia - il potere, il governo, la sovranità suprema del popolo - ha sempre costituito, dalla Grecia antica in poi, un problema: circa il modo di intenderla, le sue possibilità di attuazione, i suoi lati positivi o negativi, il suo essere soprattutto un mito o anche una realtà. Dal Settecento in avanti non sono mai venute meno le aspre divisioni che hanno contrapposto i fautori della democrazia diretta ai sostenitori della democrazia rappresentativa. In queste pagine, uno dei maggiori storici della politica ci consegna un'opera con un duplice intento: da un lato ricostruire la storia del pensiero dei grandi filosofi politici classici - dall'età di Pericle a quella contemporanea - sul tema della democrazia e sui suoi dilemmi, dall'altro offrire una serie di riflessioni sui limiti e persino gli stravolgimenti che la sovranità popolare in quanto mito, potente ideologia, progetto astratto, ha conosciuto e non poteva non conoscere nelle sue molteplici attuazioni. A corollario di questo doppio livello di lettura, Salvadori mette a fuoco il processo di grave deterioramento che la democrazia liberale - proclamata trionfante dopo il crollo politico e morale del comunismo totalitario che aveva preteso di incarnare la "vera" democrazia - ha subito a partire dall'offensiva vittoriosa del neoliberismo iniziata alla fine degli anni settanta del secolo scorso, la quale ha spostato in maniera crescente il centro del potere decisionale dai singoli Stati alle grandi oligarchie finanziarie e industriali sovranazionali.

PASQUALE GUARAGNELLA: L'ARTE DI BEN PENSARE - DONZELLI 2015




PASQUALE GUARAGNELLA
L'ARTE DI BEN PENSARE
Stili del Seicento italiano
Donzelli (29 ottobre 2015)
Collana: Saggi. Arti e lettere

Paolo Sarpi, in una lettera del 1609 a un corrispondente francese, riferendosi alla situazione italiana del tempo, formulava una dichiarazione fra le sue più sconsolate: «Sono costretto a portar maschera; a nessuno in Italia è lecito vivere senza portar maschera». Nella società secentesca manifestare il proprio pensiero poteva comportare infatti più di un rischio. Sospetti, censure e confutazioni inducevano a scrivere con la maschera ora della prudenza e della dissimulazione, ora del paradosso e della creatività metaforica. Galileo, nel 1610, nel Sidereus Nuncius, comunicando al mondo le sue scoperte astronomiche, non faceva menzione alla collaborazione che l’amico Paolo Sarpi aveva offerto alle osservazioni della faccia della Luna. Sarpi era infatti personaggio inviso alla Curia romana per le posizioni fortemente polemiche espresse nei confronti della Chiesa. Le esperienze di Galileo e Sarpi sono per certi versi esemplari perché rivelano, più di altre, la complessità della situazione italiana agli inizi del Seicento e il groviglio di contraddizioni irrisolte che caratterizza l’evoluzione della «civiltà italiana» verso la modernità. Attraverso l’indagine su testi di autori noti – come Galileo e Paolo Sarpi, appunto, ma anche Traiano Boccalini o Giambattista Basile – e di altri meno frequentati – come il veneto Guido Casoni o il galileiano Benedetto Castelli – questo libro si misura con l’«arte della scrittura». Si tratta di un esercizio che non elude il linguaggio ordinario, ma sottintende una profondità di pensiero – volta a volta scientifico, religioso, politico, amoroso, etico – che obbliga il lettore a una ricezione attenta e sapiente. Il percorso di Pasquale Guaragnella ci porta a riconoscere i caratteri di una inquieta modernità dentro un secolo che, opportunamente indagato, non finisce di sorprendere.

LA CUCINA DELLE FESTE A PALAZZO SPINOLA - GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLA, GENOVA




LA CUCINA DELLE FESTE A PALAZZO SPINOLA
Galleria Nazionale di Palazzo Spinola
piazza di Pellicceria 1 - Genova
31/12/2015 - 6/1/2016

In occasione delle feste di fine anno la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola presenta il nuovo allestimento delle cucine ottocentesche del palazzo giunte a noi prive di qualsiasi utensile. Per riuscire a suggerire comunque quale corredo di oggetti fosse in uso, considerata la corrispondenza tra gli oggetti elencati in cucina nell’inventario, steso nel 1824, dei beni di Giacomo Spinola, cui si deve la ristrutturazione delle cucine come oggi le vediamo, e quelli descritti nel Vocabolario domestico genovese-italiano pubblicato da Angelo Paganini nel 1857, si sono utilizzate le tavole pubblicate in quel volume con il disegno degli arredi e degli utensili relativi ad una cucina genovese di quel tempo, per riarredare virtualmente la cucina di casa Spinola. Inoltre, la presentazione della gigantografia delle tavole con l’indicazione dei nomi di ciascun oggetto in italiano e in genovese permetterà anche il recupero, o la scoperta, di termini dialettali legati alle nostre antiche tradizioni.

La Galleria Nazionale di Palazzo Spinola sarà visitabile secondo i seguenti orari:
- 31 dicembre: 8.30-19.30
- 1 gennaio: chiusura
- 2 gennaio: 8.30-19.30
- 3 gennaio: 13.30-19.30 ingresso gratuito
- 4 gennaio: chiusura settimanale
- 5 gennaio: 8.30-19.30
- 6 gennaio: 13.30-19.30

In particolare, in occasione della giornata di apertura gratuita di domenica 3 gennaio 2016 (ore 13.30-19.30), saranno aperti i piani nobili (e non quelli che ospitano la Galleria della Liguria), garantendo la possibilità di conoscere le stanze seicentesche di Ansaldo Pallavicino e quelle della settecentesca dimora di Maddalena Doria, ricche di sontuosi arredi e importanti dipinti.

martedì 29 dicembre 2015

ARNALDO POMODORO: CONTINUITÀ E INNOVAZIONE - PIAZZA DEL DUOMO, PISA




ARNALDO POMODORO
CONTINUITÀ E INNOVAZIONE
Piazza del Duomo - Pisa
25/6/2015 - 31/1/2016

Dopo la mostra di Igor Mitoraj, dal 26 giugno 2015 al 31 gennaio 2016 Piazza del Duomo a Pisa ospita una grande mostra antologica dedicata allo scultore Arnaldo Pomodoro che coinvolgerà più luoghi: il Palazzo dell’Opera, il Museo delle Sinopie, il Camposanto Monumentale, oltre che lo spazio esterno di Piazza dei Miracoli.
La mostra, organizzata dall’Opera della Primaziale Pisana, è ideata e diretta dall’architetto Alberto Bartalini e si avvale di un comitato scientifico composto da Antonio Paolucci, Gillo Dorfles e Ilario Luperini.
Oltre cento opere, tra sculture, progetti, disegni e documenti raccontano l’intera vicenda artistica del grande scultore, che saluta la mostra pisana con queste parole: “La massima aspirazione per uno scultore è ambientare le proprie opere in un confronto con il tessuto urbano e con il paesaggio. La scultura è infatti – come dice Hegel – una presa di un proprio spazio ed ha senso se riesce a trasformare il luogo in cui è posta. Sono perciò estremamente felice che alcune tra le mie opere più importanti si trovino a dialogare con questi straordinari luoghi carichi di storia”.
Un dialogo, quello con la storia e la memoria, che si arricchisce della straordinaria occasione di vedere le opere di Arnaldo Pomodoro dialogare con alcuni gessi dei più grandi interpreti della scultura medievale pisana, Nicola e Giovanni Pisano.
Il percorso espositivo, suddiviso in sezioni critiche strettamente collegate tra loro, parte dal Palazzo dell’Opera, dove è esposta una selezione di lavori tra i più significativi del Maestro dagli anni Cinquanta ad oggi, oltre ad alcuni tra i più importanti studi di opere architetturali, come il celebre Progetto per il nuovo cimitero di Urbino, del 1973, mai realizzato. Dai primi rilievi degli anni Cinquanta in argento, piombo e cemento, dalla serie degli Orizzonti, delle Tavole, delle Colonne del viaggiatore, in cui l’artista ha sviluppato la sua poetica del segno plastico, fino alle Cronache e ai Papiri degli anni Settanta e Ottanta, per arrivare alle sculture più recenti, i Continuum, che rappresentano una sorta di inventario di tutta la sua “scrittura”. Un ampio spazio è dedicato inoltre all’inedita esposizione di modelli in gesso di sculture di varie dimensioni.
Il Museo delle Sinopie accoglie le Sfere, le Colonne, i Cubi, opere che testimoniano la ricerca dell’artista sui solidi della geometria euclidea, in cui emerge il lacerante contrasto tra l’essere e l’apparire della forma. La serie dei Grandi disegni del 1971, studi per il gruppo del Movimento di crollo, espressione del disequilibrio e del movimento in contrasto con ogni staticità, accolgono il visitatore che entra nel museo.
Nel Salone del Trionfo della morte nel Camposanto Monumentale, infine, è possibile ripercorrere tutte le tappe del progetto, mai realizzato, per la porta del Duomo di Cefalù (1997/1998).
All’esterno degli edifici, in Piazza del Duomo, trovano la loro naturale collocazione alcune sculture monumentali realizzate dall’artista che, sin all’inizio degli anni Settanta cominciò ad affrontare con energia il problema della grande dimensione e della scultura ambientale, con una nuova consapevolezza e un nuovo senso dello spazio. Scelte per dialogare con i marmi pisani, le sculture Giroscopio (bronzo e ferro, diametro 3,80 metri), Obelisco per Cleopatra (bronzo e corten, altezza 14 metri), Quattro stele (bronzo, altezza 7 metri) e una delle prime colonne del viaggiatore, alta 5,60 metri.

Arnaldo Pomodoro è nato nel Montefeltro nel 1926, ha vissuto l’infanzia e la formazione a Pesaro. Dal 1954 vive e lavora a Milano.
Le sue opere del Cinquanta sono altorilievi dove emerge una singolarissima “scrittura” inedita nella scultura, che viene d’ora in poi interpretata variamente dai maggiori critici. Nei primi anni Sessanta affronta la tridimensionalità e sviluppa la ricerca sulle forme della geometria solida, che poi si estende alla grande dimensione. Le sue sculture sono presenti in spazi urbani in Italia e all’estero e nelle raccolte pubbliche maggiori del mondo. Tra le opere ambientali si ricordano il lungo rilievo in cemento Moto terreno solare al Simposio di Minoa a Marsala, la Sala d’Armi del Museo Poldi Pezzoli di Milano, l’environment Ingresso nel labirinto, dedicato all’Epopea di Gilgamesh e Carapace, la cantina progettata per la Tenuta Castelbuono di Bevagna, commissionata dalla famiglia Lunelli e inaugurata nel giugno 2012.
Memorabili mostre antologiche lo hanno consacrato artista tra i più significativi del panorama contemporaneo. Numerose esposizioni itineranti si sono susseguite in Europa, Stati Uniti, Australia e Giappone. Si è dedicato alla scenografia sin dall’inizio della sua attività e ha realizzato ‘‘macchine spettacolari’’ per numerosi lavori teatrali.
Ha insegnato nei dipartimenti d’arte delle università americane: Stanford University, University of California a Berkeley, Mills College. Ha ricevuto molti premi e importanti riconoscimenti: i Premi di Scultura alle Biennali di São Paulo (1963) e Venezia (1964); il Praemium Imperiale per la Scultura 1990 della Japan Art Association e il Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award dell’ International Sculpture Center di San Francisco (2008). Nel 1992 il Trinity College dell’Università di Dublino gli ha conferito la Laurea honoris causa in Lettere e nel 2001 l’Università di Ancona quella in Ingegneria edile-architettura.

Dalla ricca bibliografia si segnalano: L’arte lunga (Feltrinelli 1992), un dialogo con Francesco Leonetti in cui Pomodoro racconta le esperienze della sua vita di artista; Arnaldo Pomodoro (Fabbri 1995), opera monografica completa curata da Sam Hunter; Scritti critici per Arnaldo Pomodoro e opere dell’artista (1955-2000) (Lupetti 2000), una raccolta a cura della Fondazione Arnaldo Pomodoro degli scritti critici più importanti con le immagini delle opere più significative; Catalogo ragionato della scultura, a cura di Flaminio Gualdoni, che documenta il complesso delle opere realizzate dall’artista, corredate dalla prima compiuta ricerca documentaria su tutta la bibliografia esistente (Skira 2007); Arnaldo Pomodoro. Il teatro scolpito a cura di Antonio Calbi (Feltrinelli – Fondazione Arnaldo Pomodoro 2012), un volume che raccoglie i progetti per la scena realizzati dal 1972 sino ad oggi.

LEE BUL - VANCOUVER ART GALLERY




LEE BUL
Vancouver Art Gallery
750 Hornby Street - Vancouver
30/10/2015 - 10/1/2016

The Vancouver Art Gallery is proud to present a solo exhibition of recent works by internationally renowned Korean artist Lee Bul, who is widely considered one of the most important artists of her generation. This exhibition features large-scale sculptures paired with early drawings, revealing Lee Bul’s visually and conceptually compelling practice. Lee Bul marks the 2015 feature exhibition for the Gallery’s Institute of Asian Art, an initiative that advances scholarship and public appreciation of art from China, India, Japan and Korea.
Acclaimed for her “Cyborg” sculptures of the 1990s, which drew upon elements of art history, critical theory and science fiction and were featured in the Vancouver Art Gallery’s The Uncanny: Experiments in Cyborg Culture, Lee Bul’s more recent work explores the future of the past. Through elaborate sculptures and assemblages, she reflects upon utopian architecture of the early 20th century, as well as architectural images of totalitarianism that are echoes of the artist’s experience of living in a military controlled Korea.
The exhibition begins with over 100 drawings produced by the artist since the mid-1990s, which are followed by large-scale sculptures from the last decade based on modernist constructions, and concludes with a reconstruction of the artist’s studio that offers insights into Lee Bul’s methodology. It contains a wealth of preliminary drawings, intermediary models and material tests, revealing the process of her prolific artistic output.
Together these works deepen the visitors’ understanding of Lee Bul’s practice, highlighting her reflections on the failed ideals of recent history and the human optimism that prevails in the face of uncertain futures.

Born in 1964 under the military dictatorship of South Korea, Lee Bul studied sculpture at Hongik University in Seoul during the late 1980s. Early in her career, she created works that crossed disciplines in provocative ways, delving into the many ways that ideologies permeate society. Her performance art in the late 1980s and early 90s broke from the artistic conventions governing Korea at that time and included public appearances with the artist clothed in full-body soft sculptures that were at once grotesque and alluring. These quasi-monstrous fabric forms predated her female cyborg sculptures of the late 1990s, which drew heavily on critical theory, science fiction and classical sculpture to explore apprehensions around emerging technology. Since 1987, Bul’s work has been featured in numerous solo and group exhibitions at art institutions around the world. The artist has also received several prestigious awards. In 2000, Bul received two awards—Young Artist of the Year Award, presented by the Ministry of Culture, Republic of Korea, and the Meritorious Achievement Award from the Korean Culture & Arts Foundation—and in 1999, the 48th Venice Biennale awarded her the Menzione d’Onore. In 2014, she was honoured with the Noon Award for best artist at the Gwangju Biennale, for creating the most experimental artwork within the Biennale’s theme of “Burning Down the House.” Her work has been included in two group exhibitions at the Vancouver Art Gallery since the 1990s.

HANNE DARBOVEN: UNBANDING - HATJE CANTZ 2015




HANNE DARBOVEN
UNBANDING (BOUNDLESS)
edited by Verena Berger
Hatje Cantz (24 décembre 2015)

Compiling columns of numbers on typewriter paper, Hanne Darboven (1941-2009) catalogued time. Probably the most important German Conceptual artist, Darboven added, cross-totaled, wrote down, recorded. In her hands, notated moments in time coalesced into works of art. This collage-like biography focuses on a fascinatingly androgynous female figure, setting out on a search for the traces of her life. Born into an upper-class family in Hamburg, Darboven experienced her artistic awakening in New York in the 1960s and ultimately carved out a stellar career as an artist. Here, transcribed conversations, narrative passages and interviews with fellow artists such as Lawrence Weiner, Carl Andre, Joseph Kosuth, Kasper König and Rainer Langhans are interspersed with one another. This intimate perspective demonstrates Darboven's artistic development and enables readers to more easily access her influential oeuvre.
  

JASON RHOADES: PEAROEFOAM - DAVID ZWIRNER BOOKS 2015




JASON RHOADES
PEAROEFOAM
David Zwirner Books (February 23, 2015)

In 2002 Jason Rhoades (1965-2006) introduced the world to PeaRoeFoam, a "brand new product and revolutionary new material" created from green peas, salmon eggs and white foam. When combined with glue, they transform into a versatile, fast-drying and durable material that he intended for both utilitarian as well as artistic uses. This publication examines and situates the PeaRoeFoam project within Rhoades' career and acknowledges its importance within the framework of his practice. It discusses and reproduces its initial three public presentations and includes archival documents and photographs, installation views of all three shows, as well as diagrams and drawings related to their creation. Also featured are a revealing personal essay by David Zwirner, who began showing Rhoades' work in the early 1990s, new scholarship by Julien Bismuth and selected interviews from the Jason Rhoades Oral History project, conceived by Lucas Zwirner and Dylan Kenny, who have interviewed over 50 artists, curators, friends, collaborators, art historians and others who knew the artist.

IL PALAZZO DEI BALOCCHI - MUSEO PASSATEMPO, ROSSIGLIONE




IL PALAZZO DEI BALOCCHI
Museo PassaTempo
via Roma - Rossiglione
26/12/2015 - 27/3/2016

Nell’ambito della sede civica del Museo PassaTempo di Rossiglione, dal 26 dicembre 2015 al 27 marzo 2016 è allestita l’esposizione collaterale Il Palazzo dei balocchi, mostra di giocattoli d’epoca.

La mostra di giocattoli d’epoca Il Palazzo dei balocchi è un’iniziativa del Museo PassaTempo adatta a tutte le età, realizzata in collaborazione con il comune di Rossiglione.
Si parte dalla fine dell’Ottocento per arrivare agli anni Novanta del Novecento con centinaia di giocattoli che raccontano il cambiamento della nostra società: birilli, tricicli, marionette, bambole, macchinine di ogni tipo, robot, fumetti e tanto altro.
Da materiali semplici come legno e cartapesta si passa alla latta stampata, dalla plastica degli anni Sessanta si arriva all’elettronica dei primi videogiochi. Dall’Italia contadina che gioca per strada rincorrendo il cerchio o costruendo piste per le biglie all’Italia del boom economico, dove i giocattoli si avviano a diventare raffinati, costosi e tecnologici, ma sempre meno condivisi.
Gli oggetti esposti fanno parte della collezione del Museo PassaTempo e sono per la maggior parte donazioni pervenute negli ultimi vent’anni. In particolare si ricordano le più consistenti, quella della famiglia Tortarolo Pezzetti e quella della famiglia Lambert.
La mostra è allestita al piano superiore della sede civica, nei locali recentemente restaurati e riallestiti.

lunedì 28 dicembre 2015

SISTER CORITA'S SUMMER OF LOVE - GOVETT-BREWSTER ART GALLERY, NEW PLYMOUTH




SISTER CORITA'S SUMMER OF LOVE
Curator: Simon Rees
Govett-Brewster Art Gallery
Devon Street West and Queen Street - New Plymouth (New Zealand)
18/12/2015 - 3/4/2016

The Govett-Brewster Art Gallery and City Gallery Wellington are thrilled to present Sister Corita’s Summer of Love, curated by Simon Rees. It is the first major survey exhibition of the art of Corita Kent staged in New Zealand—and one of a growing number of exhibitions, internationally, that celebrate Sister Corita as an under-discovered heroine of the Pop Art moment.
The exhibition also frames Sister Corita’s work from a regional perspective by presenting a selection of works from the Govett-Brewster Collection by Colin McCahon, supported by loans from the Auckland Art Gallery Collection by Ed Ruscha and Marco Fusinato—alongside a pocket exhibition of graphic works by the Wellington Media Collective. A reconfigured exhibition, curated by Robert Leonard and including new and different support works, will then tour to City Gallery Wellington from July 23 to November 6, 2016.
As her title suggests, “Sister” Corita (b. United States, 1918–86) was a Roman Catholic nun who, from 1936 to 1968, lived, studied, and taught at the Immaculate Heart of Mary in Los Angeles, heading the school’s art department from 1964 to 1968. In 1968, Kent left Immaculate Heart and relocated to Boston, where she lived until her death in 1986. In Boston she is still celebrated for her “Rainbow Swash” gas utility tank mural that is considered one of the city’s most beloved landmarks.
Sister Corita’s work borrowed magpie-like from signs and slogans, popular song lyrics, billboards, product packaging and magazine advertising, transporting messages of joy, faith, love, the power of God, and protest against the political crises of the times. This included the civil rights movement, the wars in Indo-China and South-East Asia, and the assassinations of America’s political leaders. Sister Corita’s sensibilities were encouraged by and proselytised the concerns of what is colloquially known as Vatican II, a movement to modernise the Catholic Church and make it more relevant to contemporary society. The church advocated, among other things, changes to traditional liturgy, conducting the Mass in vernacular language instead of Latin—a powerful shift to English in the case of the American Catholic Church—empowering Sister Corita’s playful and idiomatic use of words.

Sister Corita’s Summer of Love has been enabled by the Sister Corita Art Center, Immaculate Heart Community.

PAOLA PIVI: UNTITILED (PROJECT FOR ETCHIGO-TSUMARI) - PALAZZO STROZZI, FIRENZE




PAOLA PIVI
UNTITILED (PROJECT FOR ETCHIGO-TSUMARI)
Palazzo Strozzi
p.zza Strozzi 50123 Firenze
11/12/2015 - 28/2/2016

L’artista contemporanea Paola Pivi a confronto con l’architettura del Rinascimento: una colorata e surreale scala gonfiabile di oltre 20 metri nel cortile di Palazzo Strozzi.
Dall’11 dicembre 2015 al 28 febbraio 2016 la celebre artista contemporanea italiana Paola Pivi invade Palazzo Strozzi con la monumentale installazione Untitled (Project for Etchigo-Tsumari), una coloratissima scala gonfiabile di oltre 20 metri di altezza che porta all’estremo il confronto tra antico e contemporaneo nel cortile rinascimentale del palazzo.
Quasi come in un paradossale “realismo magico”, le opere di Paola Pivi sono tentativi di alterare la percezione ordinaria della realtà. Aerei rovesciati, zebre colte in un paesaggio alpino, orsi multicolore, asini in gita in barca: elementi comuni del lavoro dell’artista sono oggetti, animali o persone che, attraverso un cambiamento di contesto, scala o posizionamento, perdono il loro significato originale e conducono in un mondo bizzarro e stravagante.
La scala posta all’interno del cortile di Palazzo Strozzi è un oggetto svuotato di qualsiasi funzione pratica, sovradimensionato, instabile, temporaneo, fuori contesto. Essa diventa lo strumento di una salita non più fisica ma metaforica dello sguardo e delle emozioni del pubblico. L’intero palazzo diventa parte dell’installazione effimera di Paola Pivi. Come un suggestivo e caleidoscopico elemento di rottura, la monumentale scala gonfiabile si pone in contrasto con il controllo prospettico e simmetrico dell’architettura rinascimentale e con i colori misurati e tenui della pietra serena e dell’intonaco del cortile. Paola Pivi crea uno shock emozionale, un avvenimento surreale che rompe le comuni convenzioni dello spazio e dà luogo a nuovi e inaspettati significati.

Nata a Milano nel 1971, Paola Pivi vive e lavora tra Anchorage, Alaska e New Delhi, India. Inizialmente interessata alla scienza, Pivi ha iniziato i suoi studi presso la facoltà di ingegneria di Milano, ma ben presto ha lasciato l’università per iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera. Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 1999, Pivi ha partecipato alla Biennale di Venezia per la seconda volta nel 2003, a Manifesta nel 2004 e nel 2014 e alla Biennale di Berlino nel 2008. Ha esposto presso importanti musei e gallerie, fra cui il P.S.1 MoMA a New York, il MACRO di Roma, la Kunsthalle Basel di Basilea, il Portikus e la Schirn Kunsthalle di Francoforte, Palazzo Grassi a Venezia, la Tate Modern a Londra, il Public Art Fund di New York (per il quale ha realizzato un’installazione in cui un velivolo Piper Seneca ruotava su se stesso sospeso per le ali). Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni permanenti fra cui quella del Guggenheim Museum di New York, del Centre Pompidou a Parigi, della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e del Castello di Rivoli a Torino, e del MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo a Roma.

L’opera Untitled Project è stata commissionata e prodotta dalla Etchigo-Tsumari Triennale in Giappone.

DOMINIQUE CHATEAU: L'ART DU FRAGMENT - L'HARMATTAN 2015




DOMINIQUE CHATEAU
L'ART DU FRAGMENT
Frontières apparentes, frontières souterraines
L'Harmattan (8 décembre 2015)
Collection : Eidos série Retina

Si le fragment dans l'art évoque l'étude historique ou théorique des formes du fragment, l'art du fragment désigne plutôt un enjeu de l'éthique artistique. Fragment évoque les petites formes, fragmentation, le montage des morceaux, une révolte contre la totalité, une sorte de suspens, un assemblage ouvert... Dans toutes ces modalités, que cet ouvrage considère ici en littérature, musique et cinéma, s'instaure la variation entre frontières apparentes et frontières souterraines, entre limites de surface et déterminations sous-jacentes.

Dominique Chateau enseigne à l'Université Paris-I Panthéon-Sorbonne depuis 1974 la philosophie de l'art, l'esthétique et les études cinématographiques.

ADRIEN GENOUDET: DESSINER L'HISTOIRE - LE MANUSCRIT 2015



ADRIEN GENOUDET
DESSINER L'HISTOIRE
Pour une histoire visuelle
Le Manuscrit (21 septembre 2015)
Collection : Mt.Hisoire

Le dessin est un champ fructueux et aujourd'hui inexploré. Dessiner l'Histoire, c'est se demander ce que cela implique de traduire le passé, qui par définition est évanoui, par le biais du dessin. Si quelque chose, au-delà du style graphique des auteurs rassemble les bandes dessinées "historiques" c'est bien qu'elles redonnent à voir, qu'elles remettent en scène le passé parle biais de l'image et plus précisément du dessin.
Là où une bande dessinée "historique" pourrait se définir c'est bien là où - qu'elle soit " sérieuse " ou humoristique - le dessinateur invoque tout un espace d'imagination, de considérations, de connaissances et d'influences qui viennent s'incarner au sein de sa production, de son tracé. Que ce soit Astérix, Fritz Haber ou les bandes dessinées de Séra, ces œuvres transcrivent et traduisent, par le dessin, une certaine forme du passé historique.
Dessiner l'Histoire interroge cette culture du passé au coeur de notre époque. Si le passé est une image, comment peut-on comprendre et répandre une nouvelle pensée de l'écriture visuelle de l'histoire ?

Adrien Genoudet mène ses recherches dans le domaine de l’histoire visuelle et s’intéresse à l’écriture de l’histoire et aux pratiques visuelles (cinéma, arts plastiques, bande dessinée). Il enseigne le cinéma documentaire et le visuel à Sciences Po Paris. Il anime le séminaire «Les écritures visuelles de l’Histoire dans la Bande Dessinée » à la Bibliothèque Nationale de France. Il est doctorant associé à l’Institut d’Histoire du Temps Présent (CNRS) et au Musée Albert Kahn. Il est également cinéaste et travaille actuellement sur un projet documentaire, Quinzaine claire, au Cambodge. Dessiner l’Histoire est son premier essai.

FALL OUT - LANTERNA, GENOVA




FALL OUT
Lanterna di Genova
5/12/2015 - 7/1/2016

Far rivivere e sostenere il monumento simbolo di Genova, la Lanterna, attraverso la cultura. Una mostra per sottolineare l’importanza dell’arte come risposta al clima di terrore diffuso, dopo i recenti attentati, le risposte di guerra e l'andamento politico e sociale internazionale. L'unica deflagrazione possibile è quella di una bomba culturale all'interno del monumento simbolo della città, riconoscendo all'arte la sua straordinaria potenza rigeneratrice e all'artista la capacità visionaria che si spinge verso qualcosa di nuovo e inaspettato.
FallOut, ovvero, la ricaduta di materiale contaminato dalla potenza e dall’energia dell’arte, una forza dirompente, non distruttiva ma creatrice. FallOut, inteso come fallo per, l’intenzione che spinge gli artisti a utilizzare un certo tipo di linguaggio, come la pittura, la scultura e la musica, finalizzato a un preciso scopo. FallOut, inteso come simbolo di fertilità, artistica e culturale, abbinato all'ut, la nota do, la prima, che vuole rappresentare l'idea di inizio, che sia un componimento o un processo artistico.
La Fondazione Lorenzo Garaventa e i suoi artisti entrano per la prima volta nella Lanterna, unendosi all’associazione Amici della Lanterna e ai Giovani Urbanisti – Fondazione Labò, con il comune intento di far risorgere questo monumento storico cittadino, troppo spesso dimenticato, e di valorizzarlo.
In mostra 33 artisti, tra scultori e pittori, che innescheranno le loro opere nelle quattro sale dei Fucilieri. Tra gli artisti coinvolti Federico Palerma, Graziano Cecchini, Gigi degli Abbati, Paolo Amoretti, Milly Coda e Luisa Caprile.

La mostra è aperta durante i fine settimana, dalle 14,30 alle 18,30. Per gruppi sono possibili aperture infrasettimanali.

domenica 27 dicembre 2015

JONAS MEKAS ALL THESE IMAGES, THESE SOUNDS - APALAZZO GALLERY, BRESCIA




JONAS MEKAS
ALL THESE IMAGES, THESE SOUNDS
curated by Francesco Urbano Ragazzi
Apalazzo Gallery
Palazzo Cigola Fenaroli
piazza Tebaldo Brusato 35 - Brescia
12/12/2015 - 14/2/2016

All these images, these sounds... These are the opening words of the first personal exhibition of Jonas Mekas (Biržai, 1922) at APALAZZOGALLERY.
These words of the Lithuanian poet and movie - maker prepare us to the waterfall of frames that fill the nineteenth - century halls of the gallery. Those words refer to all the images and sounds gathered by Jonas Mekas, after the invite of the curatorial duo Francesco Urbano Ragazzi, for The Internet Saga Project presented at the Biennale di Venezia 2015. So, this new exhibition is both its translation and a poetic development.
All the pieces exposed this year in Venice, come to a new life in Brescia, where the gallery is based. A new life that can be seen in In an Instant it All Can Back to Me , 768 original slides, 768 frames from the films realized between the '60s and the '90s, that for the first time in the artist's career are impressed on 32 monumental glass plates. There are also the three original editings of the Online Diary , a videodiary updated by the artist almost on a daily basis since 2006. An then, To Petrarca an audio piece composed of 51 tracks that record the life of the artist between little m oments of daily joy to important historical moments. And also Birth of a Nation a film that, on four monitors, distributes 160 portraits of the authors who made the history of experimental cinema - from Peter Kubelka to Michael Snow – accompanied by a photographic series of 40 elements never shown in Italy.
Describing who is Jonas Mekas is not easy. Founding father of New American Cinema, the Film - Makers Cooperative and Anthology Film Archives – maybe the biggest archive in the world dedicated to audiovisu al experimentation - is a key figure not only in the history of cinema, but also of art and literature. His story has its beginnings in a small village in Lithuania and then a temporal and geographical range so wide that it touches upon the Fluxus movemen t, the Beat Generation, Andy Warhol’s Factory until finally anticipating and foreseeing the post - Internet age.

After being sent to a labour camp in Elmshorn during World War II, Mekas arrived in New York in 1949. There he became the connector of a communi ty of artists which, to name a few of the encounters that Mekas’ camera records in its incessant activity, included: George Maciunas, Allen Ginsberg, Andy Warhol, Carolee Schneemann, Stan Brakhage, Kenneth Anger, Jack Smith, John Cassavetes, Yoko Ono, John Lennon and Velvet Underground. In addition to these great cultural and societal icons, however, routine moments from daily life are filmed and captured with the same intensity: a flower, a street, thunder during rainfall.
As such, Mekas' visual diaries c ompose a great tale that celebrates the course of existence between banality and lyricism. Until his arrival on the web in 2006, to take cinema beyond its limits. With all these images and these sounds, the exhibition celebrates Jonas Mekas, jonasmekas.com and the first ten years of the Internet life of a prophetic artist. Ten years that talk about a personal and historical transition from the independence of the cinema avant - gardes to the autonomy of the online fruibility, from the birth of the glorious Na tion of the Independent Cinema, to the origins of the Internet people.

“ All these images, these sounds” talks about many flowerings. A sequence of seasons and episodes that avoid the rigidity of the series and that take us in the neverending show of realit y, in rhythm with the pace of life. From the improvised choir at the Serpentine Gallery to the projection of Andy Warhol's Empire, passing through the Forest of Karlshrue and a Paul Sharits exhibition, a dinner with Agnes Varda in Paris, a lunch with his family, to the first day of the year for the classic speech at the Saint Mark's Church. And also flowers, animals, snow, lunar eclipses, wind and brief glimpses of beauty.

To keep it altogether there is the existence of the artist and of everything that pas ses through his lens. An intermittent circle that, from natural cycles to machines, goes throug correspondence to reality. The diary becomes cinema, Internet, building, gallery, life. On to a new season.

EXHIBITED ARTWORKS

In an Instant It All Came Back to Me , digital print on glass , 16 glass walls 56x147cm and 16 glass walls 56x100cm, 2015
For the first time, the film scraps that Mekas uses to realize his photographic compositions are juxtaposed in a series of glass walls. Th rough a digital print process, the pictures selected by the artist, mostly unpublished, are impressed directly on glass, regaining the film transparency.
768 film - frames, scanned and isolated from Mekas' movies are assembled and recomposed on 32 glass wal ls, giving life to a big magical lantern that can be consulted as an archive. The images are set up in columns in a sort of grill through which the eyes catch what they’re interested in, similarly to what happens in the countless photogalleries that we usu ally scroll on our smartphones.
Throughout the 32 windows, that seem to recall the sacrality of a cathedral, there is a celebration of the flowing of life. This is a collection of instants, majestic yet simple, where the simplicity of flowers, sunsets, or stray dogs share their space with rare portraits of famous and not so known film - makers and artists such as Barbara Rubin, Peter Kubelka, Gozo Yashimasu. There are also extraordinary scenes like the ones shot during the strike organized by Salvador Dalì ag ainst the Mona Lisa in New York in 1963, or Yoko Ono and John Lennon’s performance Up Your Legs in 1970, or the opening ceremony of Andy Warhol at the Whitney Museum in May, 1971.
The 32 glass walls are presented in two different formats, recalling the dim ension of the windows in Palazzo Foscari Contarini in Venice, where they were presented as vinyl film transfers during the 56th Visual Arts Biennale.

Birth of a Nation , 4 channel video from 16mm film, 85 min col., 1997.
Birth of a Nation Family, 40 c - prin ts ed of 3+1 ap. 50.8 × 40.64 cm each , 2008.
This is the manifesto that Jonas Mekas wrote to introduce his 4 channel film installation: «One hundred and sixty portraits or rather appearances, sketches and glimpses of avant - garde, independent filmmakers and film activists between 1955 and 1996. Why BIRTH OF A NATION? Because the film independents IS a nation in itself. We are surrounded by commercial cinema Nation same way as the indigenous people of the United States or of any other country are surrounded b y Ruling Powers. We are the invisible, but essential nation of cinema. We are Cinema » . Music by Richard Wagner and Hermann Nitsch.
The film comes with 40 photo portraits, stills that eternalize some of the founders of this Country. The artist identifies th e group as his cinema family.

Online Diaries:
1. The First 40, video, 92.27 min, 2006 - 2015.
2. 365 Day Project, video, 93.47 min, 2007 - 2015.
3. Online Diary Selection , video, 110.51 min, 2008 - 2015.
Three absolutely unpublished editings of more than 500 vi deos that compose Jonas Mekas’ online Diary: The First 40, 365 Day Project, Online Diary Selection. Here the audiovisual notes that the artist posts almost on a daily basis are re - elaborated in three collections, three full - length films that with a specifi c cinema grammar register little intimate moments, meetings with artists and big stars, rhapsodic reflections given to the camera. The First 40 represents the first official passage that Jonas Mekas does towards the digital and it’s based on re - editings o f films from the ‘50s and ‘60s, but the digitalization for Mekas is more than a conservative process, it’s a creative act through which it’s possible to reminisce time and history once again. The artist says “the First 40 cycle that I realized at the end o f 2006 to introduce my new work to my new Internet audience is based on my first films, but with a little – sometimes not so little – change. I consider this work as a complete work separated from the main corpus of my works.”
The following year the artis t starts his 365 Day Project enacting a real cinema marathon. “In 2007 I posted, on a daily basis, videos that last between three and ten minutes. At the end of the project I shot a total of 38 hours that correspond to 20 films... it was the most difficult challenge I’ve ever done. It has a personal and anthropological (impersonal) value at the same time. You’ll see several images of me and my friends, different activities, meetings, lots of music, lots of events that I attended in New York and in Europe du ring that year. The most difficult challenge was shooting and immediately sharing all this with many friends around the world. Now I keep doing this but not everyday, with less pressure, on my website www.jonasmekas.com” The third monitor in the exhibitio n is dedicated to the constantly updated flow of the artist’s website from 2008 to the present. Last but not ultimate. It’s one of the countless possible editings of the online diary in progress of Jonas Mekas, which will celebrate its 10th anniversary in 2016.

To Petrarca , audio installation, 70 min. loop, 2003.
To Petrarca is a 70 minute symphony that alternates 51 tracks recorded between 1968 and 2001. Here, for instance, we can hear urban sounds taken in the streets of New York, poetic declamations and the sounds of Andy Warhol’s funeral wake. The title of the opera reminds us, in this context, of Petrarca’s failed attempt to transfer his personal library to Venice: the story of an encyclopaedic adventure that remains incomplete.The fragment and the dia ry are once again the preferred forms through which Jonas Mekas tells his own story.

SERGI AGUILAR: REVERS / ANVERS (1972-2015) - MACBA, BARCELONA




SERGI AGUILAR
REVERS / ANVERS (1972-2015)
MACBA Museu d'Art Contemporani de Barcelona
Plaça dels Àngels 1 - Barcelona
4/6/2015 - 31/1/2016

La trajectòria de Sergi Aguilar (Barcelona, 1946) qüestiona alguns dels principals paradigmes que, en el context espanyol, han estat explicant el llenguatge de l’escultura des del començament dels anys setanta fins a l’actualitat. Al mateix temps, vista en perspectiva, la seva obra relativitza la vigència que avui dia tenen algunes interpretacions de caire formalista. Aquesta postura incòmode amb el relat historiogràfic i amb els seus codis de lectura, amb les genealogies generals i també amb certs anàlisis específics, no només afecta l’escultor barceloní sinó també a tota una generació d’artistes el treball de la qual va evolucionar desbordant aquelles adscripcions que abans els havien identificat.
Revers / Anvers (1972-2015) és una exposició que recorre, una mena de travessa sinuosa, els més de quaranta anys de pràctica escultòrica d’Aguilar, compilant les seves recerques entre objecte i procés, les seves peces de ferro i les seves eines, els seus experiments amb les nocions d’escala i acumulació, els seus homenatges a Blinky Palermo o a Giovanni Anselmo, així com el seguit de dibuixos, fotografies i seqüències audiovisuals desenvolupades durant tota la seva trajectòria.
La mostra s’articula a partir de quatre episodis que inviten al diàleg entre les obres i els cicles temàtics d’èpoques diferents. La idea de continuïtat –oposada al concepte tradicional d’inici, evolució i corol·lari– presideix aquesta valorització museogràfica, on l’artista ha procurat «despullar» l’arquitectura de l’edifici del MACBA, per a la qual cosa ha recreat les lògiques i l’atmosfera del seu propi espai de treball.

Imatge: Sergi Aguilar "Ruta vermella", 2009 Fotògraf: Pau Aguilar Amorós

GABRIELLA COLEMAN: HACKER, HOAXER, WHISTLEBLOWER, SPY - VERSO BOOKS 2014




GABRIELLA COLEMAN
HACKER, HOAXER, WHISTLEBLOWER, SPY
The Many Faces of Anonymous
Verso Books (4 Nov. 2014)

Here is the ultimate book on the worldwide movement of hackers, pranksters, and activists that operates under the non-name Anonymous, by the writer the Huffington Post says “knows all of Anonymous’ deepest, darkest secrets.”
Half a dozen years ago, anthropologist Gabriella Coleman set out to study the rise of this global phenomenon just as some of its members were turning to political protest and dangerous disruption (before Anonymous shot to fame as a key player in the battles over WikiLeaks, the Arab Spring, and Occupy Wall Street). She ended up becoming so closely connected to Anonymous that the tricky story of her inside-outside status as Anon confidante, interpreter, and erstwhile mouthpiece forms one of the themes of this witty and entirely engrossing book.
The narrative brims with details unearthed from within a notoriously mysterious subculture, whose semi-legendary tricksters – such as Topiary, tflow, Anachaos, and Sabu – emerge as complex, diverse, politically and culturally sophisticated people. Propelled by years of chats and encounters with a multitude of hackers, including imprisoned activist Jeremy Hammond and the double agent who helped put him away, Hector Monsegur, Hacker, Hoaxer, Whistleblower, Spy is filled with insights into the meaning of digital activism and little understood facets of culture in the Internet age, including the history of “trolling,” the ethics and metaphysics of hacking, and the origins and manifold meanings of “the lulz.”

JAMIE BARTLETT: THE DARK NET - WINDMILL BOOKS 2015




JAMIE BARTLETT
THE DARK NET
Windmill Books (12 Mar. 2015)

Beyond the familiar online world that most of us inhabit lies a vast network of sites, communities and cultures where freedom is pushed to its limits. A world that is as creative and complex as it is dangerous and disturbing. A world that is much closer than you think.
The Dark Net is a revelatory examination of the internet today, and of its most innovative and dangerous subcultures, stretching from secret Facebook groups to the encrypted and hidden Tor network. In it, Bartlett goes in search of the people behind the screen, meeting trolls and pornographers, drug dealers and hackers, political extremists and computer scientists, Bitcoin programmers and self-harmers, libertarians and vigilantes.
Based on extensive first-hand experience, exclusive interviews and shocking documentary evidence, The Dark Net offers a startling glimpse of human nature under the conditions of freedom and anonymity, and shines a light on an enigmatic and ever-changing world.
  

DUCALE VIDEOMAPPING - FACCIATA DI PALAZZO DUCALE, GENOVA




DUCALE VIDEOMAPPING
Facciata di Palazzo Ducale
piazza Matteotti - Genova
11/12/2015 - 10/1/2016

Un evento, realizzato da Palazzo Ducale, MondoMostre/Skira, Camera di Commercio e la collaborazione di Express, che da venerdì 11 dicembre a domenica 10 gennaio 2016, tutte le sere trasformerà la facciata principale del Ducale nella tela virtuale di un’animazione videomusicale (Video Projection Mapping dello Studio Luca Agnani, musiche di Antonio Vivaldi e Giovanni Sollima) che esalterà scenograficamente l’architettura del Palazzo e presenterà un’anteprima delle opere della mostra Dagli Impressionisti a Picasso: un modo per fare gli auguri alla città.

sabato 26 dicembre 2015

CAROLEE SCHNEEMANN: KINETIC PAINTINGS - MUSEUM DER MODERNE, SALZBURG




CAROLEE SCHNEEMANN
KINETIC PAINTINGS
Curator: Sabine Breitwieser
Consulting Curator: Branden W. Joseph, Frank Gallipoli with Tina Teufel
Museum der Moderne
Mönchsberg 32 - Salzburg
20/11/2015 - 28/2/2016

Reserving two floors of its Mönchsberg building for the work of Carolee Schneemann (b. Fox Chase, Pennsylvania, 1939, lives in New Paltz, New York), the Museum der Moderne Salzburg mounts a comprehensive retrospective of her oeuvre to pay tribute to a leading artist of her generation. Historians of twentieth-century art know Schneemann as a pioneer of performance art, and her seminal engagement with gender, sexuality, and the use of the body has been a major influence on generations of younger artists. The Museum der Moderne’s exhibition focuses on both canonic pieces and performances, and previously unpublished and rarely-seen works that showcase lesser-known aspects of Schneemann’s prolific output. “Based on a thorough scholarly review, the retrospective presents her oeuvre in unprecedented breadth and depth, embedding it in the context of painting and encouraging a wider audience to explore her art,” Sabine Breitwieser, director of the Museum der Moderne Salzburg and the exhibition’s curator, emphasizes. Starting with Schneemann’s early landscapes and portraits of the mid-1950s, which evolve into distinctive objects for which she coined the term Painting Constructions, the exhibition investigates the role of painting in connection with her performances, choreography, and experimental films. Covering 18,300 sq ft of exhibition space, the exhibition includes around 350 works, including loans from the Museum of Modern Art, New York, the Tate, London, and Schneemann's archives in the special collections of the Stanford University Libraries.
Carolee Schneemann studied painting at Bard College, Columbia University, and the University of Illinois. Early on, she started setting her paintings in motion using simple mechanisms and integrating photographs and everyday objects into her Painting Constructions. The exhibition features numerous examples of this genre, in which the artist also pioneered the use of fire as a creative material; some of them have never been on public display. In 1961, Schneemann moved to New York and threw herself into the downtown arts scene, contributing to avant-garde film and dance projects, happenings, and events. She was in the cast of Claes Oldenburg’s Store Days (1961), was the first visual artist to choreograph for the Judson Dance Theater (1962–1964) and appeared as Manet’s Olympia in Robert Morris’s Site (1964). Aiming to take painting beyond the canvas and to be “both image and image-maker,” she created a hybrid performance photography by melding her body into an environment that included Four Fur Cutting Boards (1962) to produce Eye Body: 36 Transformative Actions for Camera (1963).
Many of Schneemann's works and texts focus on the female body in its social and historical contexts and explore eroticism and sexual pleasure from a female perspective. Her sexually explicit film Fuses (1965) portrayed herself and her partner, the composer and music theorist James Tenney, in the midst of lovemaking that revealed a mutual intimacy and subverted the tropes of mainstream pornography. Interior Scroll (1975/1977), one of her most renowned works, posits the artist’s body as a wellspring of “interior” knowledge: inch by inch, she pulls a paper scroll from her vagina and reads a monologue from it decrying the sexism and disparagement that women confront in the worlds of art and experimental film. Perhaps her best known work is the pioneering “kinetic theater” piece Meat Joy (1964), an opulently ecstatic celebration of sexuality, pop music, and flesh. Turning back to cast a critical eye on the painting of the abstract expressionists, she developed Up to and Including Her Limits (1973–1977), a performance installation that highlights the artist’s body as a medium of artistic mark making. Recent works such as the sculpture installation Flange 6rpm (2011–2013) attests to Schneemann’s undiminished creative energy.
The catalogue Carolee Schneemann. Kinetic Painting I Carolee Schneemann. Kinetische Malerei will be published in conjunction with the exhibition in separate German and English editions. The major new catalogue and is the first of its kind on Carolee Schneemann’s art is edited by Sabine Breitwieser for the Museum der Moderne Salzburg and includes essays by Sabine Breitwieser, Branden W. Joseph, Mignon Nixon, Ara Osterweil, and Judith Rodenbeck as well as selected writings by Carolee Schneemann.

Image: Carolee Schneemann, Up to and Including Her Limits, 1973-1977, Documentation of the performance at the Kitchen, New York, USA, February 13-14, 1976, Gelatin silver print, 10 x 8 in. (25.4 x 20.32 cm), Courtesy of C. Schneemann and P.P.O.W Gallery, New York, Photo: Alan Tannenbaum, © Carolee Schneemann, © Bildrecht, Wien, 2015

LEONARDO SINISGALLI: ELOGIO DELL'ENTROPIA - PALAZZO POLI, ROMA




LEONARDO SINISGALLI
ELOGIO DELL'ENTROPIA
Carte assorbenti 1942-1976
a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani
Palazzo Poli
via della Stamperia 6 - Roma
2/12/2015 - 10/1/2016

La mostra che l’Istituto centrale per la grafica dedica a Leonardo Sinisgalli (9 marzo 1908 – 31 gennaio 1981) nasce dalla collaborazione tra importanti specialisti: Stefania Zuliani, docente di Teoria della critica d’arte presso l’Università di Salerno; Antonello Tolve, docente dell’Accademia di Belle Arti di Macerata; Biagio Russo, direttore della Fondazione Sinisgalli di Montemurro; Angelo Trimarco Presidente della Fondazione Filiberto Menna; il critico d’arte ed editore Giuseppe Appella. “Un piccolo concerto istituzionale – lo definisce Maria Antonella Fusco, Dirigente dell’Istituto centrale per la grafica – per un intellettuale complesso come Leonardo Sinisgalli”.
Leonardo Sinisgalli è stato poeta, narratore, critico d’arte, art director, documentarista, autore radiofonico, disegnatore. “Tutto l’impasto della cultura di Sinisgalli tende all’arte, ad una organizzazione tipica dell’arte” sottolinea Giuseppe Appella.
“Nel qualificare assorbente la carta della sua scrittura pittorica, sono convinto – fa presente Angelo Trimarco – che abbia mantenuto, dell’aggettivo assorbente, il significato comune di superficie che s’impregna e assorbe i movimenti del calcolo e dell’anima, ma, insieme, abbia voluto ricordare anche un’altra possibilità ……. l’altro significato di assorbente che indica quel fenomeno per cui una certa quantità di radiazioni viene ceduta al corpo stesso sotto altra forma di energia. Ecco mi piace immaginare che Sinisgalli abbia praticato queste carte assorbenti anche come radiazioni, quale scrittura di contagio e di contaminazione”.
Le carte assorbenti colorate, esposte a Palazzo Poli dal 2 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016, sono 42 e sono di piccole dimensioni (cm 10×15 e 20×25): “Sono, infatti, superfici profonde, carte assorbenti, appunto -spiegano nel loro testo Antonello Tolve e Stefania Zuliani – che accolgono e trasformano la storia, ordinaria e straordinaria, di un uomo e di un poeta, che disegnano il fluire del tempo e costruiscono via via una trama, fitta o diradata, di segni, immagini e parole, calligrafie e scarabocchi … E’ davvero, una ipertrofia segnica, un vocabolario transemiotico fatto di piccole annotazioni, di appunti, di date e di dati quotidiani, di graffi, di lucide scorie del pensiero. Di materiali e tracce del corpo, della sua intelligenza e del suo ritmo”.

HENRI LEFEBVRE: IL TEMPO DEGLI EQUIVOCI - PGRECO 2015




HENRI LEFEBVRE
IL TEMPO DEGLI EQUIVOCI
Pgreco (22 ottobre 2015)

Nella Parigi del fermento sociale e culturale, tra Dada e Sessantotto, poche figure hanno saputo incarnare lo spirito del proprio tempo come Henri Lefebvre. Filosofo e sociologo marxista non dogmatico, Lefebvre, che ha fortemente influenzato l'esperienza situazionista e le idee del Maggio francese, in questo libro ripercorre le tappe più importanti della sua ricerca: dalla critica radicale allo Stato all'alienazione politica, dalla mistificazione alla critica del vivere quotidiano. Costellata di ritratti di personaggi del calibro di Tzara, Sartre, Lévi-Strauss, Breton, Debord, Constant, la narrazione intensa di Lefebvre diviene racconto fedele non solo del crollo dello stalinismo ma di quel periodo storico in cui le idee cambiavano il mondo.

(Nuova edizione del volume edito nel 1980 da Multhipla, nella traduzione di Mirella Bandini).


GABRIEL TARDE: LO SPIRITO DI GRUPPO - ORTHOTES 2015




GABRIEL TARDE
LO SPIRITO DI GRUPPO
Orthotes (19 ottobre 2015)
Collana: Teoria sociale

"Lo spirito di gruppo" è uno degli ultimi scritti di Gabriel Tarde sulla dimensione collettiva. Diversamente da Gustave Le Bon e Scipio Sighele, Tarde estende il suo obiettivo da una prospettiva criminologica della folla a una visione microsociologica del gruppo. Attraverso i processi interspirituali che procedono dalla moda al costume, dall'invenzione all'imitazione e dall'eccezione alla regola, l'analisi delle fasi dell'evoluzione dello spirito di gruppo permette a Tarde di studiare le analogie esistenti tra molte tipologie di gruppi - con una particolare attenzione allo "spirito di mestiere" (da qui l'esempio del Compagnonnage) che è infatti anche lo "spirito di corpo" propriamente detto. Per Tarde lo spirito della folla "si colloca a parte": esso non rappresenta che l'origine dello spirito di gruppo, probabilmente di qualsiasi gruppo sociale.
  

40 ANNI DALLA MORTE DI PIER PAOLO PASOLINI - BIBLIOTECA UNIVERSITARIA, GENOVA




40 ANNI DALLA MORTE DI PIER PAOLO PASOLINI
Mostra bibliografica
Biblioteca Universitaria
ex Hotel Colombia Genova
via Balbi 40 - Genova
2/12/2015 - 8/1/2016

“Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro”.
Così diceva Alberto Moravia il 5 novembre 1975 ai funerali di Pier Paolo Pasolini, ucciso barbaramente in un episodio non del tutto chiarito ancora oggi.
Quest’anno sono state molte le occasioni per ricordare il 40° anniversario della morte di Pasolini e parlare della sua attività di regista, romanziere, saggista e poeta: Pier Paolo Pasolini fu uno degli intellettuali più completi che l’Italia abbia mai avuto.

venerdì 25 dicembre 2015

PIETER PAUL RUBENS: L'ADORAZIONE DEI PASTORI - PALAZZO MARINO, MILANO




PIETER PAUL RUBENS
L'ADORAZIONE DEI PASTORI
Palazzo Marino - Sala Alessi
piazza della Scala - Milano
3/12/2015 - 10/1/2016

Dal 3 dicembre al 10 gennaio, Milano rinnova il tradizionale appuntamento natalizio con un capolavoro artistico invitando a Palazzo Marino la grande pala d’altare raffigurante “L’Adorazione dei pastori” di Pietro Paolo Rubens conservata nella Pinacoteca Civica di Fermo (Ascoli Piceno).
Il dipinto, attribuito al pittore fiammingo nel 1927 dallo storico dell’arte Roberto Longhi che rimase colpito dalla sua visione nella Chiesa di San Filippo Neri a Fermo, costituisce una summa poetica di Rubens.
Sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana, e con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, l’esposizione è promossa dal Comune di Milano, il partner istituzionale Intesa Sanpaolo e il sostegno della Rinascente. Per l’organizzazione bisogna ringraziare Palazzo Reale che ha lavorato in collaborazione con la Città di Fermo – Pinacoteca Civica, le Gallerie d’Italia in Piazza Scala e Civita e la curatrice Anna Lo Bianco.
L’accesso alla Sala Alessi sarà aperto tutti i giorni gratuitamente e i visitatori saranno ammessi in gruppi e accolti da storici dell’arte, coordinati da Civita, che faranno da guida nel percorso espositivo.

CHIHARU SHIOTA: RAIN OF MEMORIES - PATRICIA LOW GALLERY, GSTAAD




CHIHARU SHIOTA
RAIN OF MEMORIES
curated by Olivier Varenne
Patricia Low Contemporary
Parkstrasse 3780 - Gstaad
26/12/2015 - 6/2/2016

Following Chiharu Shiota's much celebrated exhibition “The Key in the Hand” at the Japanese Pavilion earlier this year at the 56th Venice Biennale, Patricia Low Contemporary and curator Olivier Varenne are proud to present Rain of Memories in Gstaad. This solo exhibition coincides with the gallery’s tenth anniversary.
For this exhibition, Shiota has created a new on-site installation, also titled Rain of Memories, and exhibited along side this are sculptures, embroidered paintings and works on paper. The installation is a web of memories, complexly weaved with red string and intersected with keys hanging. The keys themselves, collected from people all around the world, are there to help us unlock these moments, to gain access into the haunting yet fascinating world of other people’s memories. Shiota is quickly becoming well known for her ability to immerse her audience within frozen moments of time.
For the artist, weaving the thread is a form of meditation and is symbolic of her own mind set. When troubled, the thread tangles more irregularly; it becomes hard to establish where memories begin and end, but when feeling balanced, the weavings become more regular and follow more distinct patterns. It is impossible not to feel the overwhelming presence of the artist within her work, and it is to the credit of Shiota’s sensibility that each and every viewer can experience this so personally.
The networks inherent to Shiota’s installations also take the form of more personal and small scale works; sculptures retaining objects as if in mid-air, or paintings where the red thread weaves its own way around the canvas. In the intricacy of these intimate works, one can still be moved by her powerful translation of complex moments in life and death.

Olivier Varenne, Co-Director of Exhibitions & Collections and International Curator at MONA in Tasmania, Australia, Co-founder of Collectionair.com and curator of this exhibition Rain of Memories, first discovered the work of Chiharu Shiota on a trip to Japan in 2007. He included her in the 3rd Moscow Biennale which he co-curated in 2009 and On and On at La Casa Encendida in Madrid in 2010 and then for a third time, in a solo exhibition at the Museum of Old and New Art (MONA) and Detached in 2011.
Other Chiharu Shiota’s Museum exhibitions include MoMA PS1, New York (USA, 2003), National Museum of Art, Osaka (Japan, 2008), La Maison Rouge, Paris (France, 2011), Marugame Genichiro-Inokuma Museum of Contemporary Art, Kagawa (Japan, 2012), Sherman Contemporary Art Foundation, Sydney, (Australia, 2013), The Museum of Art, Kochi (Japan, 2013), Freer and Sackler Gallery of Art, Washington D.C. (USA, 2014) and Kunstsammlung Düsseldorf, K21, Düsseldorf (Germany, 2015), to mention a few.
She has participated in 56th Biennale di Venezia, Italy, 2015, Aichi Triennale, Japan, 2010, Gwangju Biennale, South Korea, 2006, Yokohama Triennale, Japan, 2001 among others. Shiota’s Oeuvre also includes stage design; she has collaborated with several theaters and operas such as Theater Kiel (Tristan und Isolde, 2014), at different places for the play Matsukaze, directed by Sasha Waltz (recently in Berlin).
Her works are included in the following collections: The Leopold Private Collection, Vienna (Austria), 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa (Japan), The Hoffmann Collection, Berlin (Germany), The National Museum of Modern Art, Tokyo (Japan).

Image: Chiharu Shiota, Red Line III, 2012.
  

FRANÇOIS MARTIN - JEAN-LUC NANCY: NATURES MORTES - PRESSES UNIVERSITAIRES DE STRASBOURG 2014




FRANÇOIS MARTIN - JEAN-LUC NANCY
NATURES MORTES
Douze variations
Presses universitaires de Strasbourg (22 août 2014)

Ce texte fut écrit pour réaliser un travail commun sur la nature morte entre le peintre François Martin et le philosophe Jean-Luc Nancy, travail destiné à une édition restreinte par l'URDLA, éditeur d'estampes à Lyon; il est aujourd'hui rendu accessible sous une forme simple mais qui respecte les exigences formelles de l'original. Son propos est de parcourir les grands motifs qui sous-tendent le genre, jadis si répandu, de la "nature morte" — une expression à laquelle notre actualité tant artistique qu'écologique donne une résonance singulière.

GRAZIA VARISCO (1960-2015) - MOUSSE PUBLISHING 2015




GRAZIA VARISCO (1960-2015)
Edited by Michele Robecchi
Texts by Michele Robecchi and Grazia Varisco
Mousse Publishing (11 dicembre 2015)

Grazia Varisco (born 1937 in Milan) has been a key representative of programmed and kinetic art throughout her artistic career. Together with Giovanni Anceschi, Gianni Colombo, Davide Boriani and Gabriele De Vecchi, she was a member of the Italian Gruppo T (T Group, where “T” refers to the concept of time as a new content of art). Founded in 1959 in Milan, Gruppo T was one of the most important collectives of kinetic art in Europe, introducing innovative forms of art through the creation of perceptual experiments and interactive environments designed to encourage and generate different and unexpected reactions in the viewer. Varisco was one of the first artists who explored concepts such as motion and changes in time, while seeking a direct interaction with her audience. Through the use of simple geometric signs, her artworks inhabit the space around them, creating different spatial dimensions that challenge the viewer's perception and disorientate the senses.
  

CIRCUMNAVIGANDO FESTIVAL 2015 - GENOVA




Associazione Sarabanda
CIRCUMNAVIGANDO FESTIVAL
Genova, sedi varie
26/12/2015 - 10/1/2016

Da sabato 26 dicembre a domenica 10 gennaio torna a Genova Circumnavigando, Festival Internazionale di Teatro e Circo organizzato dall'Associazione Sarabanda sotto la direzione artistica di Boris Vecchio.
In programma una cinquantina di spettacoli e non solo ad animare vari luoghi della città: dal tradizionale Tendone da circo al Porto Antico a Palazzo Ducale senza dimenticare il teatro di strada.
Di seguito il programma di Circumnavigando 2015.

Sabato 26 dicembre
Giorgio Bertolotti e Petr Forman – spettacolo Juri, un clown nello spazio – Italia
Palazzo Ducale h. 11.30 e 16.30
Duo Kaos – spettacolo Da Boof – Italia/Guatemala
Palazzo Tursi h. 16.00 (evento gratuito)
Compagnia Es – spettacolo Igloo – Spagna
Teatro Altrove h. 19.00
Kerol – spettacolo Oxymoron – Spagna
Teatro Altrove h. 21.00
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00

Domenica 27 dicembre
Duo Kaos – spettacolo Da Boof – Italia/Guatemala
Porto Antico, Area Mandraccio h. 11.00 (evento gratuito)
Giorgio Bertolotti e Petr Forman – spettacolo Juri, un clown nello spazio – Italia
Palazzo Ducale h. 11.30 e 16.30
Dare D’Art – spettacolo Capharnüm Forain – Francia
Piazza San Lorenzo h. 15.45 (evento gratuito)
Compagnia Zenhit – spettacolo Tec?Nologic – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00
Compagnia Es – spettacolo Igloo – Spagna
Teatro Altrove h. 19.00
Kerol – spettacolo Oxymoron – Spagna
Teatro Altrove h. 21.00
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 21.00

Lunedì 28 dicembre
Giorgio Bertolotti e Petr Forman – spettacolo Juri, un clown nello spazio – Italia
Palazzo Ducale h. 11.30 e 16.30
Incontro Quinta Parete/Circo – Il pubblico protagonista!
Palazzo Ducale - Sala del Maggior Consiglio h 15.00/18.00
Compagnia de la Prakà – spettacolo Nois Um – Brasile
Palazzo Ducale, Sala Maggior Consiglio h. 18.30
Compagnia Milo e Olivia – spettacolo Les Jolies Fantastiques
Genova Bolzaneto, Teatro Govi h. 20.30
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00

Martedì 29 dicembre
Giorgio Bertolotti e Petr Forman – spettacolo Juri, un clown nello spazio – Italia
Palazzo Ducale h. 11.30 e 16.30
Matteo Galbusera – spettacolo The Loser – Italia
Piazza San Lorenzo h. 15.45 (evento gratuito)
Compagnia de la Prakà – spettacolo Nois Um – Brasile
Palazzo Ducale, Sala Maggior Consiglio h. 18.30
Compagnia BluCinque – spettacolo Time per WE 273” – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00

Mercoledì 30 dicembre
Tobia Circus – spettacolo Equilibrium Tremens – Italia
Palazzo Ducale, Cortile Maggiore h. 16.30 (evento gratuito)
Compagnia Kadavresky – spettacolo L’effet escargot – Francia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00
Giovedì 31 dicembre - Capodanno
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Itali
a Compagnia Kadavresky – spettacolo L’effet escargot – Francia
Porto Antico, Tendone da circo a partire dalle h. 21.30

Sabato 2 gennaio
Gera Circus – spettacolo Aequilibrium – Italia
Piazza San Lorenzo h. 16.00
Compagnia Kadavresky – spettacolo L’effet escargot – Francia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00

Domenica 3 gennaio
Gera Circus – spettacolo Aequilibrium – Italia
Porto Antico, Area Mandraccio h. 16.00
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00

Lunedì 4 gennaio
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00


Martedì 5 gennaio
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00

Mercoledì 6 gennaio
Compagnia Nouvelle Lune – spettacolo Streghe – Italia
Porto Antico, Via San Lorenzo, Piazza Matteotti h. 15.30 (evento gratuito)
Cirque Democratique – spettacolo Le Cirque démocratique de la Belgique – Belgio
Piazza San Lorenzo h 16.30 (evento gratuito)
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00

Giovedì 7 gennaio
Laboratorio di clownerie – Io clown? – Condotto da Michelangelo Ricci
Tendone da Circo, Porto Antico dalle h. 10.00 alle 13.00 (su prenotazione)
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00

Venerdì 8 gennaio Laboratorio di clownerie – Io clown? – Condotto da Michelangelo Ricci
Tendone da Circo, Porto Antico dalle h. 10.00 alle 13.00 (su prenotazione)
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00

Sabato 9 gennaio
Laboratorio di clownerie – Io clown? – Condotto da Michelangelo Ricci
Tendone da Circo, Porto Antico dalle h. 10.00 alle 13.00 (su prenotazione)
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00 e 21.00

Domenica 10 gennaio
Giornata finale Laboratorio di clownerie – Clown in bolle a tutto circo – Condotto da Michelangelo Ricci con la Compagnia Ribolle
Tendone da Circo, Porto Antico h. 11.00 (su prenotazione)
Compagnia Ribolle – spettacolo Il circo delle bolle di sapone in su – Italia
Porto Antico, Tendone da circo h. 17.00

GIACOMETTI: PURE PRESENCE - NATIONAL PORTRAIT GALLERY, LONDON




GIACOMETTI: PURE PRESENCE
Curator: Paul Moorhouse
National Portrait Gallery
St Martin’s Place - London
14/10/2015 - 10/1/2016

The first ever exhibition solely to consist of portraits by Alberto Giacometti is to open at the National Portrait Gallery this autumn, it was announced today, hours after a sculpture of the Swiss artist sold for millions of dollars at an auction in New York, making him the world’s most highly prized modern sculptor.
To mark the fiftieth anniversary of the artist’s death, Giacometti: Pure Presence (15 October 2015-10 January 2016) will comprise over 60 works, including paintings, sculptures and drawings, from the entire range of his career.
Including very rare loans from private collections and seldom-seen portraits, the exhibition will be the first to focus on the lesser-known double life of the Swiss twentieth century artist.
Most famous for his tall, thin, standing or walking figures, Alberto Giacometti (1901-66) is widely known as a leading modernist and surrealist sculptor working alongside Picasso, Miró and Ernst in Paris in the 1920s. Acknowledging the experimental and imaginative nature of his work, Giacometti claimed that, starting in 1925, for ten years ‘it was necessary to abandon the real.’
But the Gallery’s exhibition emphasises the portraits produced by the sculptor during this time as he steered a lesser-known, parallel artistic course at his family home in Switzerland. Beyond that, and covering the period 1914 to 1966, the exhibition reveals Giacometti’s life-long preoccupation with portraiture and ’copying appearance.’

Giacometti: Pure Presence will focus on the intensity of his relationships with frequent sitters such as members of his close family; Isabel Nichol (who later became Francis Bacon’s muse Isabel Rawsthorne); and the prostitute Caroline, whom he met in 1960 and who sat for his portraits over the following five years.
Tracing Giacometti’s engagement with representing the figure, Giacometti: Pure Presence will display portraits of all his main models, including his wife Annette and his brother Diego, as well as such friends as the writers Louis Aragon and Jean Genet, the retailer and philanthropist Lord Sainsbury and the art writer James Lord. The exhibition will also feature a room of photographs documenting the artist’s life.
Highlights include his earliest portrait bust of his brother Diego created in 1914 when he was just 13 and his last bronze busts from 1965. These are displayed alongside an astonishing range of paintings and drawings which show Giacometti’s development from post-impressionist influences via cubism to expressionist portraits of figures in highly charged spaces, reminiscent of the ‘caged’ compositions of Francis Bacon.
Major sculptures on show range from a serene head of Isabel inspired by classical Egyptian portraiture to portraits of Diego and Annette: gnawed, dissolving heads and figures that became Giacometti’s trademarks. Such sculptures are frequently pared down to very small forms as though the viewer is observing the sitter from a long distance.
One of the artist’s most celebrated tall hieratic figures Woman of Venice VIII, stands at the centre of the exhibition, making a vital contact between Giacometti’s portraits and his famous sculptures evoking an anonymous human presence.

Giacometti: Pure Presence is the first large-scale Giacometti exhibition to be held in the United Kingdom since those at the Tate in 1965 and at the Royal Academy in 1996, and will be the first to focus exclusively on Giacometti’s engagement with the human figure and the creation of images of an individual human presence based on particular models. The title of the exhibition derives from the existentialist writer Jean-Paul Sartre, who referred to Giacometti’s endeavour to give ‘sensible expression’ to ‘pure presence.’

Since his death in 1966, Alberto Giacometti has become recognized internationally as one of the most important and distinctive artists of the twentieth century. Belonging to no particular school or tendency, during the late 1920s and early 1930s his work developed through post-cubist and surrealist phases. It later attained a mature, individual idiom whose preoccupation with the depiction of a human presence in an enveloping space may be seen in relation to contemporary existentialist concerns with defining the place and purpose of man in a godless universe. Spanning painting, sculpture, drawing and printmaking, Giacometti’s oeuvre ranges from idiosyncratic surrealist objects to intensely observed images of the human figure. At the centre of this activity, Giacometti’s portraits of particular individuals have a resonance which the exhibition explores in detail.
Precociously gifted, Giacometti’s earliest drawings, paintings and sculptures took members of his family and his own image as subjects. These early works demonstrate Giacometti’s awareness of post-impressionist and divisionist styles. After moving to Paris in 1922, until the late 1930s sculpture was a principal preoccupation. During this period, self-portraits and also portraits of his mother and father, his sister Ottilia, and artist friends such as Isabel Nichol were main subjects, sustaining a progressive abstraction. From 1946 Giacometti resumed painting, and images that depict an individual human presence became central to his work. After 1954, when he began making sculpture from life, increasingly his portraits evolved as the outcome of an ongoing dialogue between painting and sculpture, characterized by a progressive engagement with a limited number of sitters.
Giacometti subjected the human image to a radical process of interrogation and transformation in which the exploration and representation of flesh, presence, distance and space are vital, interacting elements. The individuals he depicted include his mother; Diego his brother; his wife Annette; Jean Genet the playwright; Caroline, a prostitute; and, finally, Yanaihara and Lotar, both of whom were friends of the artist. In these compelling images, a human presence seems poised between being and non-being, providing the basis for Giacometti’s reputation as one of the most innovative artists of the last century.