domenica 13 luglio 2014

ALBERTO BURRI: CELLOTEX - PINACOTECA COMUNALE DI GAETA





ALBERTO BURRI
CELLOTEX
a cura di Giorgio Agnisola
Pinacoteca Comunale di Gaeta
Palazzo San Giacomo, via De Lieto n. 2 - Gaeta
dal 14/7/2014 al 12/10/2014

Da qualche anno il Comune di Gaeta, attraverso l’Associazione Culturale Novecento delegata alla gestione della Pinacoteca Comunale, sia pure in un momento economico difficile, ha deciso di dedicare maggiori risorse alle iniziative d’Arte, per l’educazione estetica dei propri cittadini, in primis, e per elevare il target turistico della città. Sono stati già realizzati progetti importanti con esposizioni di grandi maestri del Novecento internazionale che hanno posto la Pinacoteca di Gaeta all’attenzione del mondo dell’Arte ma oggi prende corpo quello più ambizioso: realizzare una mostra di un colosso mondiale dell’Arte del Novecento quale è Alberto Burri. Presentare a Gaeta Burri è una grandissima operazione promozionale per la città che sarà meta di visitatori da ogni parte.
La mostra dal titolo – Alberto Burri – Cellotex presenterà una cinquantina di pezzi degli anni Settanta e sarà inaugurata il 14 giugno per chiudere il 12 ottobre 2014, nel Palazzo San Giacomo, sede della Pinacoteca Comunale, nel cuore centro storico di Gaeta.
Artista di estrema rilevanza nel panorama estetico internazionale, Alberto Burri ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo e all’affermazione di alcune delle avanguardie artistiche più radicali del secolo scorso – art brut, informale, concettuale e, attualmente, le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti dei principali musei e istituzioni culturali del mondo. Maurizio Calvesi, nella fase conclusiva di un mirabile saggio sull’opera dell’artista, scrive: “…affrancato, e radicalmente, da ogni nesso con le forme del passato, nella purezza del dettato astratto; ma collegato a un’antica traccia della ricerca italiana in questo rinnovato sentimento dello spazio, che nella pittura di Burri è messo come a nudo e diventa non più teatro della rappresentazione, ma suo protagonista assoluto, gravido di una drammatica profondità e percorso da tensioni e da contrasti di forze.
Il dettato della mente governa e riordina impulsi psichici che premono dal profondo; non li reprime ma li contiene, nutrendo della loro spinta la forza stessa della propria ratio; che ora emerge con più imperioso nitore, ora si trattiene nel magma che è chiamata a dominare…”
La mostra rappresenta un’opportunità unica per vivere un’esperienza estetica memorabile, un incontro con le opere di un grande maestro della pittura informale, un modello d’ispirazione per numerosi artisti. Inoltre attraverso questa grande esposizione, si perseguono finalità di crescita culturale di cui la città ha urgente bisogno perché rinasca nella nostra comunità quella spinta che può rendere possibile il ripetersi dei successi del passato, che i nostri predecessori ottennero con le stesse risorse che abbiamo ancora oggi a disposizione: il mare, la storia, l’arte. Confidiamo nella collaborazione strategica di numerosi partners per realizzare questa esposizione, nella certezza di un riverbero positivo sulle loro attività produttive. Facciamo insieme questo sforzo per vedere i celebri Cellotex di Alberto Burri esposti a Gaeta: in quel periodo la Città e la sua Pinacoteca Comunale d’Arte Contemporanea saranno al centro dello scenario culturale italiano d’eccellenza.

Alberto Burri nasce a Città di Castello (Perugia) il 12 marzo 1915; frequenta il liceo classico e si i laurea in medicina nel 1940 presso l’Università di Perugia. Nel 1943, come ufficiale medico, partecipa alle campagne di Albania e del Nordafrica. Fatto prigioniero dalle truppe “alleate” in Tunisia e tradotto negli Stati Uniti nel campo di Hereford, Texas. Le crudeltà della guerra si svolgono lontano dal territorio americano dove anche le prigioni sono più tranquille e rispettose dei diritti dei detenuti ai quali è permesso di passare il tempo in attività ludiche, sportive e culturali e nell’occasione Alberto comincia a dipingere. Quando torna in Italia, nel 1946, il suo destino è deciso, si dedica alla pittura e si stabilisce a Roma, inizialmente ospite di parenti. Ha inizio un percorso che lo vede sempre più protagonista della scena artistica internazionale. Alla fine degli anni ’40 tiene le prime personali a Roma. Nel 1951 partecipa alla fondazione del gruppo “Origine” con Ballocco, Capogrossi, Colla. Negli anni ’50 predominano le esposizioni dei Sacchi,in una serie di personali che, dopo Roma, si tengono oramai anche in varie città americane ed europee. Nel 1955 sposa la ballerina ucraina Minsa Craig che ha conosciuto a Roma ma che vive negli Stati Uniti, per cui la coppia risiede alternativamente tra America e Italia lavorando talvolta in collaborazione. Gli anni ‘60, segnano la nascita dei Legni, le Combustioni, i Ferri. Nello stesso periodo, oltre alle personali, che per sua volontà riguardano sempre l’ultima produzione, cominciano a succedersi le retrospettive storiche in numerose località del mondo. Gli anni ‘70 registrano una progressiva rarefazione dei mezzi tecnici e formali verso soluzioni monumentali, dai Cretti (terre e vinavil) ai Cellotex (compressi per uso industriale). Negli anni ’80 Burri realizza complessi organismi ciclici, a struttura polifonica come Il Viaggio, presentato a Città di Castello nel 1979, Orti a Firenze, Sestante a Venezia (1983) e Annottarsi (‘85 e ‘86). Istituisce a Città di Castello nel 1978 la fondazione Palazzo Albizzini – Collezione Burri e dal 1981 è esposta in permanenza a Palazzo Albizzini di città di Castello una scelta selezione di opere, omaggio alla sua città. Nel 1989 la Fondazione, con il suo intervento, acquisisce gli Ex Seccatoi del Tabacco, complesso di capannoni industriali destinati fino agli anni Sessanta all’essiccazione del tabacco. Queste architetture irripetibili, di insolita grandezza, completamente dipinte di nero all’esterno per suo desiderio, sono trasformate in una gigantesca scultura, contenitore ideale per i grandi cicli pittorici dell’artista. Nel 1990 la Fondazione pubblica un catalogo sistematico con circa 2000 opere. Agli inizi degli anni ‘90 una malattia polmonare lo induce a trasferirsi in Costa Azzurra lasciando definitivamente la California; passa però l’estate nella nativa Città di Castello dove segue personalmente l’attività della fondazione da lui voluta. Alberto Burri muore a Nizza il 13 febbraio 1995.