giovedì 24 ottobre 2013

ENRICO CASTELLANI: LA CONCRETEZZA RITMICA DELL'INFINITO - GALLERIA MAZZOLENI, TORINO


ENRICO CASTELLANI
LA CONCRETEZZA RITMICA DELL'INFINITO
a cura di Francesco Poli
Mazzoleni Galleria d’Arte
Piazza Solferino, 2 – Torino
dal 25/10/2013 al 31/1/2014

La Mazzoleni Galleria d’Arte, dopo le importanti retrospettive dedicate negli ultimi anni ai maestri Emilio Vedova, Alberto Burri e Afro presenta nelle rinnovate sale espositive di piazza Solferino 2 a Torino una mostra dedicata al Maestro Enrico Castellani, una delle figure di maggior rilievo dell’arte italiana e internazionale della seconda metà del Novecento.
L’esposizione, a cura di Francesco Poli, che si sviluppa nelle due sale del piano terra e in tre sale del piano nobile della galleria, si propone di illustrare attraverso una trentina di opere l’importante percorso artistico del Maestro dal 1959, di cui è possibile ammirare Senza titolo, 1959, acrilico su tela, cm 30 x 40, fino alla recente produzione odierna.
Nel 1959 Castellani supera le sue prime esperienze d’ispirazione informale e, insieme a Piero Manzoni, apre a Milano la galleria Azimut e fonda la rivista Azimuth, in cui si sostiene una linea di ricerca fondata sul rifiuto dell’esperienza artistica precedente e sulla necessità di un’arte capace di rompere ogni legame con il concetto di rappresentazione e figurazione, utilizzando ai minimi termini i mezzi tradizionali del pittore: supporto, colore e pennello.
Il bisogno di assoluto che ci anima nel proporci nuove tematiche, ci vieta i mezzi considerati proprii al linguaggio pittorico. […] Il solo criterio compositivo possibile nelle nostre opere sarà quello […] che, attraverso il possesso di un’entità elementare, linea, ritmo indefinitamente ripetibile, superficie monocroma sia necessario per dare alle opere stesse concretezza di infinito, e possa subire la coniugazione del tempo, sola dimensione concepibile, metro e giustificazione della nostra esigenza spirituale. (Enrico Castellani, “Continuità e nuovo”, in Azimuth, Milano, n. 2, gennaio 1960)
In questa prima fase, egli definisce e adotta una tecnica particolare in cui applica dei chiodi piantati su un telaio in legno da lui realizzato che modificano la tensione naturale della tela, creando sulla sua superficie dei rilievi e delle cavità. La tela, che è rigorosamente monocroma, abbandona la sua tradizionale funzione di supporto su cui dipingere e diviene una struttura spazio-temporale, in cui la disposizione dei chiodi crea un modulo e la sua ripetizione concretizza un ritmo infinito, evocato da quei chiari e scuri generati dal percorso della luce sulla superficie. Le superfici in rilievo costituiscono, insieme ai “sacchi” di Burri,′ ai “tagli” di Fontana e agli “achrome” di Manzoni, una tra le elaborazioni artistiche più rilevanti′ della seconda metà del Novecento, anche in campo internazionale. Da questo momento e fino ad oggi, anche nei lavori che coinvolgono in forma più ampia la dimensione ambientale, la variazione consiste nell’adozione di materiali differenti, nel colore della tela (Superficie blu, 1965, acrilico su tela, cm 120 x 150 o Superficie rossa, 2007, cm 100 x 100), nel formato (Superficie bianca, 1966, acrilico su tela, cm 30 x 30) e, soprattutto, nel ritmo in cui il modulo si succede sulla tela (Superficie bianca, 1981, acrilico su tela, cm 120 x 120).
In occasione dell’esposizione sarà realizzato un catalogo con la riproduzione a colori di tutte le opere esposte e un saggio critico di Francesco Poli.

Enrico Castellani nasce nel 1930 a Castelmassa, in provincia di Rovigo.
Compie gli studi medi a Novara e a Milano e nel 1952 si trasferisce in Belgio, a Bruxelles, dove frequenta i corsi di pittura all’Académie Royale des Beaux-Arts e, nello stesso tempo, studia architettura presso l’Ecole Nationale Supérieure de la Cambre, dove si laurea nel 1956. Dopo la laurea, si trasferisce a Milano e nel 1959, insieme a Piero Manzoni, fonda la Galleria Azimut e la rivista Azimuth, che ha una forte valenza teorica e pubblica testi di intellettuali, opere di artisti come Jasper ′Johns, Robert Rauschenberg e Yves Klein e poesie di Sanguineti, Balestrini ed altri protagonisti, ′protraendosi nella sua ricerca di un’arte essenziale e concettuale fino agli anni Sessanta. In questo stesso anno, Castellani realizza la sua prima superficie a rilievo, dando vita ad una poetica che sarà la sua cifra stilistica costante e rigorosa. Al nero succederà poi il bianco con i suoi giochi di ombre e luci e la ripetizione′ seriale di ritmi compositivi.
Nel 1962 espone con il gruppo Zero presso lo Stedelijk′ Museum di Amsterdam. La poetica messa a punto in Germania, fra gli altri, da Gunther Uecker è ripartire′ dalla tabula rasa delle precedenti esperienze espressive, la direzione scelta è quella delle ricerche ′cinetiche-visuali.
Nel 1967 realizza l’Ambiente bianco alla mostra “Lo spazio dell’immagine′” di Foligno. Il visitatore viene immerso in una pittura ′a 360 gradi avvolto dalle quattro pareti ricoperte dai monocromi. Alla Galleria La Tartaruga di Roma nel 1968 viene presentato Il muro del tempo, nel 1969 Spartito e nel 1970 Obelisco.
Numerose le mostre di rilevanza ′internazionale dal suo esordio fino ad oggi, fra le quali si ricordano nel 1964, 1966 (con una sala personale) e nel ′2003 la partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 1965 “The Responsive Eye” al MoMa di New York e alla VIII Biennale di Sào Paulo in Brasile, nel 1970 “Vitalità del negativo nell’arte italiana” al Palazzo delle Esposizioni di Roma, nel 1981 “Identité Italien. L’art en Italie depuis 1959” al Centre Pompidou di Parigi, nel 1983 “Arte Programmata e cinetica 1953-1963” a Palazzo Reale di Milano, nel 1994 “The italian metamorphosis” al Salomon R. Guggenheim Museum di New York, fino all’importantissima mostra antologica curata da Germano Celant e allestita alla Fondazione Prada di Milano nel 2001 e a quella curata da Bruno Corà presso il Museo Pushkin di Mosca.
Da segnalare, infine, due tra le esposizioni degli ultimi anni presso la galleria Haunch of Venison di New York nel 2009 e nel 2011.
Le sue opere sono oggi conosciute, apprezzate e richieste in tutto il mondo. La dimostrazione è l’Asta di Christie’s di Londra nel giugno 2013, in cui l’opera Superficie bianca n. 34 del 1966, esposta alla Biennale di Venezia nello stesso anno, viene stimata tra £ 400-600mila e battuta a £1,8 milioni.
Enrico Castellani vive e lavora a Celleno vicino a Viterbo.