domenica 14 aprile 2013

LOUISE NEVELSON - MUSEO FONDAZIONE ROMA



LOUISE NEVELSON
a cura di Bruno Corà
Museo Fondazione Roma - Palazzo Sciarra
Via Marco Minghetti 22 - Roma
dal 15/4/2013 al 21/7/201

Sarà aperta al pubblico dal 16 aprile al 21 luglio 2013 presso il Museo Fondazione Roma, nella sede di Palazzo Sciarra, la mostra Louise Nevelson, promossa dalla Fondazione Roma e organizzata dalla Fondazione Roma-Arte- Musei con Arthemisia Group. Lʼesposizione, realizzata con il patrocinio dellʼAmbasciata Americana e in collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano e la Nevelson Foundation di Philadelphia, annovera oltre 70 opere della scultrice americana di origine russa Louise Berliawsky Nevelson (Pereyaslav-Kiev, 1899; New York, 1988). «Con la mostra dedicata a Louise Nevelson – dichiara il Presidente della Fondazione Roma, Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele – il Museo Fondazione Roma conferma il proprio impegno per la diffusione della cultura internazionale, offrendo la possibilità di avvicinarsi a realtà meno note al grande pubblico, ma non per questo meno importanti per lo sviluppo dellʼarte del ventesimo secolo».
«Lʼomaggio alla scultrice americana – prosegue il Prof. Emanuele – costituisce lʼulteriore tappa di un viaggio al di là dei confini artistici del nostro Paese, che rappresenta a pieno lʼidentità della Fondazione Roma, i suoi valori, la sua apertura agli altri, lʼattenzione costante per la circolazione delle idee e il dialogo tra le culture». «Questo progetto – conclude il Presidente della Fondazione Roma – rivolge unʼattenzione particolare al mondo femminile, focalizzandosi sulla personalità e sul tratto figurativo di alcune donne che hanno apportato un contributo significativo allʼarte contemporanea. Il percorso, infatti, è iniziato nel 2009 con lʼesposizione dedicata a Niki de Saint Phalle ed è proseguito con la mostra che ha visto protagonista Georgia OʼKeeffe, nel 2011».
La retrospettiva, a cura di Bruno Corà, narra il contributo che lʼartista ha dato allo sviluppo della nozione plastica: nella scultura del secolo scorso la sua opera occupa un posto di particolare rilievo, collocandosi tra quelle esperienze che, dopo le avanguardie storiche del Futurismo e del Dada, hanno fatto uso assiduo del recupero dellʼoggetto e del frammento con intenti compositivi. La pratica dellʼimpiego di materiali e oggetti nellʼopera dʼarte, portata a qualità linguistica significante da Picasso, Duchamp, Schwitters e altri scultori, nonché lʼassemblage – spesso presente anche nellʼelaborazione della scultura africana – esercitano una sensibile influenza sin dagli esordi dellʼattività della giovane artista, che emigra con la famiglia negli U.S.A nel 1905, stabilendosi a Rockland nel Maine. La Nevelson, insieme a Louise Bourgeois, ha segnato in maniera imprescindibile lʼarte americana del XX Secolo.
La mostra racconta, attraverso un percorso emblematico, lʼattività della Nevelson, che prende avvio dagli anni Trenta, con disegni e terrecotte, consolidandosi poi attraverso le successive sculture: gli assemblage in legno dipinto degli anni ʼ50, alcuni capolavori degli anni ʼ60 e ʼ70 e significative opere della maturità degli anni ʼ80. Le opere presenti in mostra provengono da importanti collezioni nazionali e internazionali di istituzioni e musei, quali la Louise Nevelson Foundation, il Louisiana Museum of Modern Art di Humlebaek in Danimarca, il Centre national des arts plastiques in Francia, la Pace Gallery di New York e la Fondazione Marconi.
Nel 1986 la collettiva Quʼest-ce que la Sculpture Moderne?, presso il Centre Georges Pompidou a Parigi, consacra Louise Nevelson tra i più grandi scultori della sua epoca. Lʼartista seguita a lavorare sino alla sua scomparsa, sopravvenuta a New York il 17 aprile del 1988, mentre le sue opere vengono acquisite da noti musei e collezionisti privati negli Stati Uniti e nel mondo.
Il catalogo, edito da Skira, accanto alle immagini delle opere, include il saggio critico del curatore Bruno Corà e alcuni testi storico-critici di Thierry Dufrêne, Thomas Deecke, Aldo Iori, oltre ad un testo di Louise Nevelson del 1972 e uno di Maria Nevelson – nipote della Nevelson – e una conversazione con Giorgio Marconi, Presidente della Fondazione Marconi, che ha diffuso in Italia l'opera della Nevelson.