giovedì 31 gennaio 2013

PINO PASCALI: CINQUE BACHI DA SETOLA E UN BOZZOLO - L'ATTICO, ROMA



PINO PASCALI
CINQUE BACHI DA SETOLA E UN BOZZOLO
Mostra a cura di Fabio Sargentini
messa in opera di Claudio Palmieri
L'Attico
via del Paradiso 41 - Roma
dal 1/2/2013 al 29/3/2013

Dopo la mostra alla Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare nel settembre scorso, dove è stata riallestita a distanza di quarantaquattro anni, “Cinque bachi da setola e un bozzolo” di Pascali sarà esposta a L’Attico di via del Paradiso dal 1° febbraio al 29 marzo 2013. Mutando le caratteristiche dello spazio espositivo la mostra di Roma presenterà rispetto all’installazione originaria un carattere claustrofobico, kafkiano. I cinque bachi e il bozzolo saranno visibili dall’esterno della stanza attraverso i varchi delle porte. Nel teatrino della galleria verrà proiettata una copia restaurata del film SKMP2 di Luca Patella girato nell’estate del 1968. 

Metamorfosi in fieri 
È durato due anni appena il mio sodalizio terreno, umano e artistico, con Pino Pascali: da settembre 1966 a settembre 1968. Esso è poi proseguito per vie misteriose, sottilmente medianiche. Ho il fondato sospetto che mi abbia tenuto lui per mano nel varare esposizioni come Pascali performer, Pascali geometrico, Ponti sull’acqua, Cannonata. Dopo tali fuochi d’artificio era altamente improbabile che mi inventassi un’altra sua mostra a l’Attico. Le sue sculture, giocoforza in numero limitato per la morte precoce, sono sparse in musei e collezioni di tutto il mondo, e nella mia disponibilità non rimanevano che i cinque bachi da setola esposti a piazza di Spagna nella primavera del 1968. Come mi ero speso allora con Pino perché, pur stretto tra la mostra a Parigi alla galleria Jolas a gennaio e la sala alla Biennale di Venezia a giugno, confermasse la personale romana ad aprile! Meno male che a furia d’insistere, lui alla fine si convinse. E non si risparmiò, generoso com’era. La mostra traboccava di novità: in una prima fase furono esposti il ponte e la trappola in lana d’acciaio, seguiti in seconda battuta dai bachi di spazzole acriliche. Nel momento di allestire questi ultimi forse lo spazio espositivo, con le pareti alte e bianche e i bachi striscianti al suolo, parve a Pino sguarnito. Prese così una decisione improvvisa. Con un compressore azionato ad alta velocità spruzzò una sostanza collosa, liquida che si rapprese sulla parete in una strana forma simile ad una ragnatela. Per anni mi apparì un’impresa insormontabile, forse arbitraria, ricostituire il binomio dei cinque bachi da setola e quella concrezione sul muro. Nel frattempo i bachi si sono esibiti autonomamente un po’ dappertutto, facendo la loro bella figura, anche se io, a conoscenza del retroscena, li vedevo un po’ annaspare nello spazio vuoto, diretti verso il nulla, sgomenti per aver perso la strada di casa. Nonostante i loro colori smaglianti non erano del tutto felici. Dal canto mio coltivavo ancora la speranza di ridare loro una meta, tale mi pareva la parte mancante sul muro, e perciò restavo sordo alle sirene del mercato, che li aveva presi di mira uno per uno. 
Non saprei dire perché ho aspettato tanto. Che Pino non ritenesse fosse arrivato il momento giusto? Finalmente, vinte le ultime perplessità, lo scorso settembre a Polignano, paese natale di Pascali, nella Fondazione a lui intitolata, ho rispolverato dopo quarantacinque anni i cinque bachi da setola assieme alla ragnatela. Ma è veramente una ragnatela? mi sono chiesto in corso d’opera. Inequivocabilmente lo è, visto il suo posizionamento sul muro, ma a mio avviso è soprattutto un bozzolo. La sua trama, via via che Claudio Palmieri l’andava ricreando sulla parete, una volta assimilata e perfezionata la tecnica pascaliana, mi è parsa più consona a un bozzolo, ispessita com’è da numerosi passaggi di tessitura, che a una ragnatela, la quale ha nella trasparenza il punto di forza della sua trappola. In questo caso la consistenza dell’involucro ha piuttosto le caratteristiche di cova, di nido, di rifugio. La ragnatela, sinonimo di morte, il bozzolo, di vita che rinasce. Entrambi gli aspetti, ne sono convinto, coesistono in questo lavoro di Pascali. 
Oggi, dopo una lunghissima assenza dalla ribalta dell’arte, si riforma a l’Attico l’installazione completa di tutti i suoi elementi. Nell’allestimento attuale, circoscritta in unica stanza illuminata, è fruibile dalla soglia di tre porte, corrispondenti ad altrettanti punti di vista. Preservata dall’usura dello sguardo per quasi mezzo secolo essa si offre a noi con una freschezza sbalorditiva. Assistiamo ipnotizzati nella penombra, spettatori affacciati su questa stanza angusta illuminata, alla rappresentazione plastica di una metamorfosi in fieri. 
- Fabio Sargentini 

Catalogo con testi di Fabio Sargentini, Vittorio Rubiu, Marco Tonelli. 

Proiezione del film SKMP2 di Luca Maria Patella in collaborazione con la Cineteca Nazionale 

MASSIMO BARTOLINI: STUDIO MATTERS + 1 - THE FRUITMARKET GALLERY, EDIMBURGH



MASSIMO BARTOLINI
STUDIO MATTERS + 1
The Fruitmarket Gallery
45 Market Street - Edimburgh
1/2/2013 - 14/4/2013 

Massimo Bartolini (born 1962, Cecina, Italy) makes immersive, experiential, spatial work. Rather than put work in a space, he tends to make work out of the space itself, modifying it, sometimes subtly, sometimes with maximum impact, to produce sculpture which is activated (sometimes literally, always conceptually) as the viewer occupies it. This exhibition, one of two complementary and overlapping exhibitions of Bartolini’s work (the second is at S.M.A.K, Stedelijk Museum voor Actuele Kunst, Ghent in April 2013), though relatively small in scale and of necessity not representative of every aspect of Bartolini’s work, admits us to the core of his practice, showing one recent large-scale work in the context of a selection of small objects from the artist’s studio, exhibited here for the first time. 

The studio matters to Bartolini. ‘I like to stay in the studio’ he says in one of the conversations that shaped the exhibition. In the studio, he makes things on his own, thinking while making, thinking through making, allowing his ideas to be, in his words, ‘upgraded by chance’ while he plays around with materials. He is better known, however, for work made outside the studio, with teams of specialists – by, again in his words, Massimo Bartolini plus at least one other person. This present project turns around two such works, one for each exhibition. In Edinburgh, La strada di sotto, a field of coloured lights of the kind used during street celebrations in Sicily. In Ghent, Organi, an organ made out of scaffolding pipes that plays music by John Cage. These are immersive and experiential installations that transform the spaces in which they are shown, unfolding over time and making and remaking themselves in the presence of the viewer. 

There is no model for these two vast sculptures in the group of smaller works that accompanies them. The small sculptures – objects that usually don’t need the help of any ’+1’ for their realisation – are never models or maquettes, have no relation to larger sculptures and will never be scaled up into major public works. They are studioworks, uncertain objects whose status and meaning are in flux. They are containers for thought, or maybe impulses towards thought, objects that the artist has recognised as coinciding formally and conceptually with what he is thinking about: ‘Here in the studio is where I really think. But since I’m not a conceptual artist, I need something to do while I’m thinking ...’ 

Bartolini’s work is often talked about in terms of metamorphosis and experimentation – work which changes space and our experience of it and which acknowledges, in its finished form, the processes by which it was made. This present decision to look at one major sculpture in the context of a selection of small studioworks seems part of this, and works to draw the viewer further into the magic of Bartolini’s visual appeal. 
The exhibition is curated by Dr Fiona Bradley, the Director of The Fruitmarket Gallery, Edinburgh, and Philippe Van Cauteren, Director of S.M.A.K., Ghent, with Massimo Bartolini. It is accompanied by a new publication containing images of all the studioworks and both large installations, and a new conversation between Massimo Bartolini, Fiona Bradley and Philippe Van Cauteren. 

New publication 
Massimo Bartolini: Studio Matters +1, £20 
A new book, published by Roma, Amsterdam, accompanies the exhibition. Featuring a conversation with the artist, and Bartolini’s own, often quirky, descriptions of each of his studioworks, it offers a valuable insight into the magic of his work’s visual appeal. 

Limited-edition print £100
Massimo Bartolini has made a limited-edition etching especially for visitors to this exhibition, inspired by one of his studioworks. 

VINCENT KATZ: BLACK MOUNTAIN COLLEGE - THE MIT PRESS 2013



VINCENT KATZ (editor)
BLACK MOUNTAIN COLLEGE
Experiment in Art
The MIT Press
(February 1, 2013)

Although it lasted only twenty-three years (1933--1956) and enrolled fewer than 1,200 students, Black Mountain College was one of the most fabled experimental institutions in art education and practice. Faculty members included Josef Albers, Ilya Bolotowsky, Willem de Kooning, Buckminster Fuller, Franz Kline, Robert Motherwell, John Cage, and Merce Cunningham. Among their students were Kenneth Noland, Robert Rauschenberg, and Cy Twombly. Literature teachers and students included Robert Creeley, Fielding Dawson, Robert Duncan, Francine du Plessix Gray, and Charles Olson. This book -- the paperback edition of a milestone work that has been unavailable for several years -- documents the short but influential life of Black Mountain College. 
Nearly 500 images, many in color and published for the first time in this book, show important works of art created by Black Mountain College faculty and students as well as snapshots of campus life. Four essays, all commissioned for the book, offer closer looks at the world of Black Mountain. Poet Robert Creeley recounts his first meeting with his mentor and friend Charles Olson. Composer Martin Brody offers a history of the musical world of the 1930s to 1950s, in which Black Mountain played a significant role. Critic Kevin Power looks at the experimental literary journal The Black Mountain Review, which was instrumental in launching the Black Mountain school of poetry. The book's editor, Vincent Katz, discusses the philosophy of the college's founders, the Bauhaus principles followed by art instructor Josef Albers, and the many interactions among the arts in the college's later years. 

R. BRUCE ELDER: DADA, SURREALISM AND THE CINEMATIC EFFECT - WILFRID LAURIER UNIVERSITY PRESS 2013



R. BRUCE ELDER
DADA, SURREALISM AND THE CINEMATIC EFFECT
Wilfrid Laurier University Press
Film and Media Studies
(February 1, 2013)

This book deals with the early intellectual reception of the cinema and the manner in which art theorists, philosophers, cultural theorists, and especially artists of the first decades of the twentieth century responded to its advent. While the idea persists that early writers on film were troubled by the cinema’s lowly form, this work proposes that there was another, largely unrecognized, strain in the reception of it. Far from anxious about film’s provenance in popular entertainment, some writers and artists proclaimed that the cinema was the most important art for the moderns, as it exemplified the vibrancy of contemporary life. 
This view of the cinema was especially common among those whose commitments were to advanced artistic practices. Their notions about how to recast the art media (or the forms forged from those media’s materials) and the urgency of doing so formed the principal part of the conceptual core of the artistic programs advanced by the vanguard art movements of the first half of the twentieth century. This book, a companion to the author’s previous, Harmony & Dissent, examines the DADA and Surrealist movements as responses to the advent of the cinema. 

R. Bruce Elder is a filmmaker, critic, and teacher (and former Program Director) in the Graduate Program in Communication and Culture at Ryerson University. His film work has been screened at New York’s Museum of Modern Art and Millennium Film Workshop, Berlin’s Kino Arsenal, Paris’ Centre Pompidou, the San Francisco Cinematheque, Atlanta’s High Museum, Los Angeles’ Film Forum, Stadtfilmmuseum München, and Hamburg’s Kino Metropolis. Retrospectives of his work have been presented by Anthology Film Archives (NY), the Art Gallery of Ontario, Cinématheque Québecoise, Il Festival Senzatitolo (Trento), Images Film and Video Festival (Toronto). Cinematheque Ontario has said this about him: “R. Bruce Elder is not only one of Canada’s foremost experimental filmmakers, he’s one of our greatest artists, thinkers, critics, and filmmakers, period.” Harmony & Dissent, his previous book on film and avant-garde art movements, was awarded the Robert Motherwell Book Prize, shortlisted for the Raymond Kilbansky Prize, and named a Choice Outstanding Academic Book for 2010. 

A PROPOSITO DI GIUSEPPE CHIARI - MUSEO DI VILLA CROCE, GENOVA



A PROPOSITO DI GIUSEPPE CHIARI
a cura di Vittoria Martini
Museo d'Arte Contemporanea di Villa Croce
via Jacopo Ruffini 3 - Genova
dall'1/2/2013 al 7/4/2013 

Inizia con Giuseppe Chiari la serie d’incursioni storiche che il museo di Villa Croce ha deciso di intraprendere per riscoprire alcune opere della collezione. 
La mostra si sviluppa attorno a “Partitura musicale con colore” (1986), conservata nei caveaux del museo. L’opera è un pretesto per riscoprire il lavoro dell’artista fiorentino, che, tra l’altro, ha presentato numerose volte il suo lavoro a Genova. Attraverso documenti, fotografie, video e un’installazione fotografica, la mostra permette di rileggere l’opera di Chiari in chiave contemporanea come un precursore di un concettualismo relazionale. 
Oltre alle opere in mostra lo spettatore potrà consultare libri e cataloghi che documentano il lavoro dell’artista, oltre a due manuali autografi per riflettere su come il tempo trasformi la nostra percezione delle opere d’arte. 
Questa mostra offre l’occasione di riscoprire artisti del passato per contestualizzare la pratica artistica contemporanea. 

La performance, concepita ed organizzata insieme al conservatorio Nicolò Paganini di Genova nasce come estensione di un tema d’esame per Composizione Musicale Elettroacustica che prevedeva la realizzazione di una composizione stereofonica della durata di 10 minuti basata su una partitura di Giuseppe Chiari tratta dalla raccolta “Musica senza contrappunto” (1969). 
La partitura, che verrà proiettata su una parete, è un elenco di oggetti, animati e inanimati, alla fine del quale Chiari pone la seguente domanda: "come far musica con queste cose? basta toccarle". 
Nello sviluppo in occasione della rappresentazione a Villa Croce, la composizione è diventata performance multimediale. È stata aggiunta alla prima parte da ascoltare, una scena di movimento nella quale emergeranno tutti i dettagli musicali degli oggetti della nostra quotidianità. 

Definito “compositore e artista concettuale”, Giuseppe Chiari è una curiosa anomalia artistica. Nato nel 1926, appassionato di matematica, iniziò presto ad applicare il calcolo combinatorio alla musica scrivendo nel 1950 le prime “composizioni geometriche”. 
Il jazz diventa presto il genere musicale ideale per le partiture di Chiari, permettendogli di “suonare senza saper suonare”. 
Chiari, infatti, è un dilettante della musica: non ha frequentato il conservatorio e le sue azioni al pianoforte, suo strumento di elezione, sono evidentemente performance artistiche, più che musicali. Nel 1960 conosce Pietro Grossi, il pioniere italiano della musica elettronica, e con lui fonda l’associazione Vita musicale contemporanea che organizzò concerti d’avanguardia ormai mitici come la prima serata monografica italiana di John Cage. 
Nei primi anni ’60 Chiari è invitato a suonare in Germania, inizia a frequentare l’avanguardia artistica internazionale e aderisce al movimento Fluxus. Questo momento segna tutto il suo lavoro artistico. _ Storicamente il movimento Fluxus è nato nel 1962, ma non ha una data conclusiva. L’uso interdisciplinare del linguaggio, così come l’idea che non ci siano differenze tra arte e vita e che tutto possa diventare arte, diventa il luogo ideale per la crescita del lavoro di Giuseppe Chiari. Chiari fu a lungo ignorato e rifiutato dal mondo della musica proprio per la sua formazione non accademica, per questo costruì la sua carriera nel mondo dell’arte che definiva: “uno strano ambiente, come quello del circo: si può fare tutto, ma bisogna rispettarne le regole”. Nello spazio dell’arte Chiari trova il contesto ideale per le sue sperimentazioni artistiche come suonare l’acqua e la luce o trasformare in musica lo strappo di un foglio di carta. La sua opera è caratterizzata dalla voglia di inventare e, come un inventore, spaziare dalle composizioni musicali che diventano happening e performance, al disegno, alla fotografia, al film. Il suo lavoro è stato presentato nelle più importanti mostre internazionali di quel periodo come a Documenta 5 a Kassel (1972) e alla Biennale di Venezia (1972, 1976, 1978). 

Si ringrazia l’Archivio Chiari di Firenze; la Casa Editrice Nardini, Firenze; la Galleria Martano, Torino; Gianfranco Pangrazio e Roberto Doati per il loro sostegno e generoso aiuto. 

Immagine: Giuseppe Chiari, Partitura musicale con colore, 1986, tempera e serigrafia su cartoncino, cm 40x100 

mercoledì 30 gennaio 2013

CARL-HENNING PEDERSEN: 100 YEARS - ARKEN MUSEUM, ISHOJ



CARL-HENNING PEDERSEN
100 YEARS
Arken Museum of Modern Art
Skovvej 100 - Ishoj
31/1/2013 - 11/8/2013

To mark Carl-Henning Pedersen’s 100th birthday, ARKEN, in collaboration with Carl-Henning Pedersen’s & Else Alfelt’s Museum in Herning, is showing a major exhibition of the work of this Danish Cobra artist.
Like many other artists of his time, Carl-Henning Pedersen drew freely on inspiration from the art and artefacts of other times and other cultures. In his wildly imaginative imagery, widely different visual idioms flow together across time and place. In his art, the artist sought the same special, universally human primal force that surged through his own being. The exhibition elucidates this theme through the selection and presentation of his works.
The longing for a pure, unspoiled, natural art was typical of the period. Carl-Henning Pedersen and his colleagues thus expressed their opposition to their own time, haunted as it was by war and injustice.

GEHRARD RICHTER: EDIZIONI 1965-2012 - FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO, TORINO



GEHRARD RICHTER
Edizioni 1965-2012 dalla Collezione Olbrich
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
via Modane 16 - Torino
dal 31/1/2013 al 21/4/2013

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta le edizioni 1965 - 2012 di Gerhard Richter (Dresda, 1932), uno dei più importanti e acclamati artisti tedeschi del nostro tempo. La mostra è a cura di Wolfgang Schoppmann e Hubertus Butin. 
Le edizioni fanno parte della Collezione Olbricht. 

L'artista è noto soprattutto per i suoi dipinti, ormai presenti nelle collezioni museali di tutto il mondo. Negli ultimi anni, tuttavia, sono le sue edizioni ad attirare sempre più spesso l'interesse di collezionisti, curatori di musei e appassionati d'arte. 

Le edizioni sono opere d'arte originali realizzate non come pezzi unici, ma in un certo numero di copie. 
“Gerhard Richter - Edizioni 1965-2012” presenterà le stampe, le edizioni fotografiche, i multipli, le edizioni dei dipinti, i libri e i poster d'artista di Richter. 

La mostra offrirà al pubblico un'opportunità unica per esplorare il corpus, sorprendentemente eterogeneo, delle sue edizioni. 
Nell'ambito delle edizioni, si trova una varietà di media: stampe (in prevalenza litografie offset e serigrafie), fotografie, oggetti, dipinti su tela, su carta e su alluminio, libri e poster. Questa gamma di media, a sua volta, offre gli strumenti per riflettere e riconsiderare una molteplicità di generi artistici molto diversi fra loro. Alcuni dei generi esplorati da Richter includono il ritratto, il dipinto storico nell'era del fotogiornalismo, i paesaggi, le nature morte e i nudi. 
Verranno esposte circa 150 opere, fra cui soggetti noti al grande pubblico, che si rifanno a quadri famosi: le edizioni fotografiche Ema (Nude on a Staircase) e Uncle Rudi, stampe come Mao, Elisabeth, Betty, Canary Landscapes e Colour Fields, e multipli come Sphere e Mirror, ma anche edizioni di dipinti come Grey e Fuji, e per la prima volta in Italia gli arazzi Abdu, Iblan, Yusuf, Musa. 
Inoltre alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo verrà presentata in anteprima assoluta l'ultima edizione prodotta da Richter, Welt (ottobre 2012). 

Nel 1998, in una lettera indirizzata al Museum of Modern Art di New York, Gerhard Richter esprimeva un'idea nata essenzialmente dall'obiettivo sociopolitico che si affermò sul finire degli anni 1960, ossia il tentativo di democratizzare l'arte: “Consideravo, e tuttora considero, le edizioni come una gradita alternativa alla realizzazione di dipinti, che sono pezzi unici. Le edizioni rappresentano una fantastica opportunità per presentare la mia opera a un pubblico più ampio.” 

Gerhard Richter - Edizioni 1965-2012 viene presentata a Torino nell’ambito di uno scambio espositivo fra la Olbricht Collection e la collezione della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. La mostra è stata proposta al pubblico nella primavera del 2012 presso lo spazio me Collectors Room a Berlino. Nel 2014 parte della Collezione Sandretto Re Rebaudengo sarà esposta a Berlino. 

PATRIZIA PEDRINI: L'AUTOINGANNO - LATERZA 2013

PATRIZIA PEDRINI
L'AUTOINGANNO
Che cos’è e come funziona
Laterza, 10/1/2013
collana "Biblioteca essenziale Laterza"

Gli esseri umani non sempre si raccontano la verità. Spesso, al suo posto, si raccontano storie dai risvolti più desiderabili, nonostante la certezza che le cose non stiano esattamente così né che siano così facilmente ottenibili. Ecco, in sintesi, il fenomeno dell'autoinganno: una varietà di evidenze empirico­sperimentali e cliniche, nonché una gran quantità di contesti ordinari, mostrano che si tratta di un fenomeno relativamente pervasivo, dal quale nessuno è completamente immune e dal quale la nostra vita quotidiana è spesso pesantemente condizionata. Difficile da sostenere sul piano individuale e da comprendere dal punto di vista teorico, l'autoinganno offre un interessante punto di vista dal quale guardare alle risorse e ai limiti dei principali modelli teorici della mente e della persona umana a tutt'oggi in discussione nella filosofia e nella psicologia. Questo libro propone una risposta coerente a quesiti profondi sollevati in entrambe le discipline circa la sua natura. Ad esempio: l'autoinganno è intenzionale oppure involontario? È un fenomeno tipicamente umano oppure anche animali non umani ne possono essere vittima? E ancora, che cosa cerca di ottenere chi si autoinganna? Riesce veramente a convincersi che le cose stiano come vuole che stiano? E fino a che punto è consapevole della condizione psicologica nella quale si trova? Infine, dovremmo evitare l'autoinganno oppure in qualche misura è benefico? 


CLAUDIO VERCELLI: IL NEGAZIONISMO - LATERZA 2013

CLAUDIO VERCELLI
IL NEGAZIONISMO
Storia di una menzogna
Laterza, 24/1/2013
collana "Storia e società"

La negazione dell'Olocausto non è un fenomeno marginale. Tutt'altro, esso cerca di avvalorarsi come una lettura alternativa, e quindi anche "anticonformista", dei fatti avvenuti, stravolgendone non solo il significato ma alterando completamente la logica degli eventi nel loro succedersi. Contestando alla realtà di esistere, il negazionismo si propone come strategia di ricostruzione del passato a uso del presente, manifestando una forte consapevolezza della sua carica dirompente. Non è un caso, infatti, che abbia trovato diverse sponde in alcune parti del mondo musulmano, a partire dall'Iran di Mahmud Ahmadinejad, e nel web, terreno d'elezione per la sua diffusione. Non ci si trova quindi dinanzi a una stravaganza culturale, a un residuo nostalgico, a un fatto d'ignoranza né a una variante storiografica, sia pure minoritaria, bensì a una visione aggressivamente politica dove la riscrittura di ciò che è stato serve a legittimare le ideologie dei movimenti e dei regimi antisemiti e razzisti che furono sconfitti nel 1945. 

PIERO BOCCARDO: FASTO ROMANO - PALAZZO DUCALE, GENOVA 31/1/2013



I capolavori raccontati
PIERO BOCCARDO
FASTO ROMANO
La Galleria Farnese di Annibale Carracci
Palazzo Ducale - Sala del Maggior Consiglio
piazza Matteotti 9 - Genova
giovedì 31 gennaio 2013, ore 21,00

Giovedì 31 gennaio è in programma a Palazzo Ducale un nuovo appuntamento con la rassegna I capolavori raccontati - Storie, segreti e avventure delle più celebri opere d'arte italiane. 
Ospite della serata, Piero Boccardo, direttore dei Musei di Strada Nuova di Genova, che tratta l'argomento: Fasto romano. La Galleria Farnese di Annibale Carracci. 

LIGHT SHOW - HAYWARD GALLERY, LONDON



LIGHT SHOW
curated by Cliff Lauson
Hayward Gallery
Belvedere Road - London
30/1/2013 - 28/4/2013 

Light Show explores the experiential and phenomenal aspects of light by bringing together sculptures and installations that use light to sculpt and shape space in different ways. The exhibition showcases artworks created from the 1960s to the present day, including immersive environments, free-standing light sculptures and projections. 
From atmospheric installations to intangible sculptures that you can move around and even through, visitors can experience light in all of its spatial and sensory forms. Individual artworks explore different aspects of light such as colour, duration, intensity and projection, as well as perceptual phenomena. They also use light to address architecture, science and film, and do so using a variety of lighting technologies. 
Resisting the ever-increasing cultural temptation to think, work and move 'at the speed of light', these artworks challenge the viewer to slow down and consider the role of light in everyday life, exploring colour, duration, movement, sunlight and moonlight. 
Light has the power to affect our state of mind as well as alter how we perceive the world around us, and Light Show includes some of the most visually stimulating artworks created in recent years. It also includes rare works not seen for decades and re-created specially for the Hayward Gallery. 
Light Show features works by 22 artists including David Batchelor, Jim Campbell, Carlos Cruz-Diez, Bill Culbert, Olafur Eliasson, Fischli and Weiss, Dan Flavin, Ceal Floyer, Nancy Holt, Jenny Holzer, Ann Veronica Janssens, Brigitte Kowanz, Anthony McCall, François Morellet, Iván Navarro, Philippe Parreno, Katie Paterson, Conrad Shawcross, James Turrell, Leo Villareal, Doug Wheeler and Cerith Wyn Evans. 
Please note that some installations in the exhibition contain artificial mist, flashing or strobe lighting. 

The hardback catalogue Light Show, with extensive illustration and including essays by Cliff Lauson,Philip Ball and Anne Wagner, is available at a special price of £24.99. 

Image: Alluring, Jenny Holzer's Monument, made in 2008 

GIULIA NICCOLAI: POEMI & OGGETTI - BIBLIOTECA VALLICELLIANA, ROMA 30/1/2013

GIULIA NICCOLAI
POEMI & OGGETTI
Poesie complete 
a cura di Milli Graffi
presetazione del volume edito da Le Lettere
Biblioteca Vallicellliana
piazza Chiesa Nuova, 18 - Roma
mercoledì 30 gennaio 2013, ore 17,00 

Intervengono: Andrea Cortellessa, Milli Graffi, Graziella Pulce, Franca Rovigatti.
Coordina: Tiziana Colusso. 

Da subito l'attivita' di Giulia Niccolai si e' svolta nel campo visivo come in quello verbale: l'artista cerca sempre nella parola l'immagine latente che la anima come una profondita' dimenticata, forse mai piu' recuperabile, ma che essa non puo' fare a meno di cercare. Per questo serve un'antologia che documenti il tutto con rigore. Il libro piu' difficile da riprodurre e' Poema & oggetto (1974) che presenta una pluralita' di materiali fatti confluire sulla pagina nei modi piu' disparati: Ma anche libri meno "estremi" pongono sempre problemi teorico-concettuali mai banali: in Greenwich (1971) si tratta di poesie dense di humour composte unicamente di toponimi ("Como e' Trieste Milano" e' il verso piu' celebre; in Facsimile (1976) la scrittura contraddice le immagini. Sempre Niccolai cerca nel linguaggio quotidiano le piccole trappole che possono rivelare punti di verita' totalmente disattesi. Un lavoro di scavo nella lingua mai distruttivo o aggressivo, sempre teso a trovare il segreto reticolo delle corrispondenze che ci sostengono nella vita di tutti i giorni. L'antologia si conclude con le sei eccezionali e inedite Meditazioni, brevi poemi dove i fili delle corrispondenze si placano e assumono figurazioni confortanti, frutto finale del lungo lavoro di ricerca interiore praticato col buddismo. 

Giulia Niccolai, nata a Milano nel 1934, è vissuta per anni – accanto ad Adriano Spatola – a Mulino di Bazzano dove ha fondato la rivista «TAM TAM» e l’omonima collana di poesia sperimentale. È fotografa, traduttrice (di G. Stein, Vi. Woolf, P.Highsmith e D. Thomas), scrittrice in prosa e in verso. Dal 1990 è monaca buddista, esperienza illustrata nell’autobiografia Esoterico biliardo (2001). 

ARMANDO PETRINI: GUSTAVO MODENA - ETS 2013

ARMANDO PETRINI
GUSTAVO MODENA
ETS, 23/1/2013
collana "Narrare la scena" 

Il volume si presenta come una biografia critica completa del più grande attore dell’Ottocento italiano, Gustavo Modena (1803-1861). Frutto di un lungo lavoro di ricerca in archivi e biblioteche per recuperare i molti materiali tuttora disponibili, in larghissima parte inediti, il libro ricostruisce, attraverso una decina di capitoli brevi, il percorso biografico di Modena, sin dagli esordi (alla metà degli anni Venti), passando per le interruzioni dell’attività teatrale e l’esilio (negli anni Trenta), fino alla morte avvenuta nel 1861. La ricostruzione biografica si intreccia con la descrizione e l’analisi critica dell’attività artistica di Modena. Egli fu il più importante dei “Grandi Attori” ottocenteschi. A lui si deve l’introduzione nel teatro italiano dei realismo grottesco, consuonando in questo con le più avanzate esperienze europee. A lui si deve il primo esperimento in Italia di proto-regia d’attore attraverso la costituzione di una compagnia-scuola, la cosiddetta “Compagnia dei giovani”. A lui si deve infine la messa a punto di una recitazione estremamente raffinata, potente e suggestiva, con una forte impronta antiemozionalista e costruita con sapienti contrasti che gli consentivano di affascinare e soggiogare il pubblico. 

MORTON FELDMAN: PENSIERI VERTICALI - ADELPHI 2013

MORTON FELDMAN
PENSIERI VERTICALI
Adelphi, 23/1/2013
collana "La collana dei casi"

Se scorrendo le opere di Morton Feldman, scrive Mario Bortolotto, si possono notare talvolta repliche e persino ridondanze, ciò "non accade con i suoi testi, che comprendono note autobiografiche, aneddoti, bontades, spunti e scatti polemici, critica, progetti e altro ancora". E se la novità radicale rappresentata dall'irruzione di Feldman sulla scena newyorkese è in quella musica diversa da ogni altra, quella musica lieve e smisurata, basata (è sempre Bortolotto a parlare) su "uno spazio-tempo che è solamente suo", "una musica eminentemente auratica", che andrebbe ascoltata "come il suono del tamburo primitivo illustrato da Marius Schneider" - ciò che sorprende in questi scritti è la scintillante vivacità di una penna da cui polemica, ironia e paradossi prorompono incontenibili. Sfogliare queste pagine è un po' come affacciarsi al Cedar - il bar dell'Ottava Strada nel quale, in compagnia di personaggi come Pollock o Rauschenberg o de Kooning, Feldman trascorreva notti intere immerso in discussioni accanite - e ascoltarlo inveire contro l'accademismo e contro ogni ideologia artistica autoritaria, fare la caricatura di Stockhausen, attaccare ferocemente Boulez, lanciare come petardi aforismi ora beffardi ora virulenti, scagliarsi contro i cliché a buon mercato, contro l'illusione del metodo, e contro i riti di un mondo musicale irrimediabilmente benpensante. 

MARCO AIME: IL CORPO INNATURALE - PALAZZO DUCALE, GENOVA 30/1/2013



La religione del corpo
MARCO AIME
IL CORPO INNATURALE
Palazzo Ducale - sala del Maggior Consiglio
piazza Matteotti 9 - Genova
mercoledì 30 gennaio 2013, ore 17,45

Oggi alle ore 17.45 nella Sala del Maggior Consiglio, Marco Aime, docente di Antropologia culturale all'Università degli Studi di Genova, partecipa al secondo incontro de La religione del corpo, una rassegna dedicata al corpo e alla sua immagine nella società contemporanea. 
Nella lectio intitolata "Il corpo innaturale", si spiegherà come ogni società intervenga sul corpo per “allontanarlo” dal suo stato naturale e renderlo sempre più “culturale”. Questo processo diventa il campo d’indagine dell’antropologia perché, come ricorda lo stesso Aime, “rappresenta una forma di scrittura che gli uomini imprimono, a tinte più o meno forti, con segni più o meno profondi, su quel foglio bianco che è il corpo”. 

lunedì 28 gennaio 2013

EVA HESSE - HAUSER & WIRTH, LONDON



EVA HESSE
Hauser & Wirth
23 Savile Row - London
29/1/2013 - 9/3/2013 

In 1964, Eva Hesse and her husband Tom Doyle were invited by the industrialist Friedrich Arnhard Scheidt to a residency in Kettwig an der Ruhr, Germany. The following fifteen months marked a significant transformation in Hesse's practice. 
'Eva Hesse 1965' brings together key drawings, paintings and reliefs from this short, yet pivotal period where the artist was able to re-think her approach to colour, materials and her two-dimensional practice, and begin moving towards sculpture, preparing herself for the momentous strides she would take upon her return to New York. 
Hesse's studio space was located in an abandoned textile factory in Kettwig an der Ruhr. The building still contained machine parts, tools and materials from its previous use and the angular forms of these disused machines and tools served as inspiration for Hesse's mechanical drawings and paintings. Sharp lines come together in these works to create complex and futuristic, yet nonsensical forms, which Hesse described in her writings as '...clean and clear – but crazy like machines...'. 
Seeking a continuation of her mechanical drawings, in March of 1965, Hesse began a period of feverish work in which she made fourteen reliefs, which venture into three-dimensional space. Works such as 'H + H' (1965) and 'Oomamaboomba' (1965) are the material embodiment of her precisely linear mechanical drawings. 
Vibrant colours of gouache, varnish and tempera are built up using papier maché and objects Hesse found in the abandoned factory: wood, metal and most importantly, cord, which was often left to hang, protruding from the picture plane. This motif would reappear in the now iconic sculptures Hesse would make in New York. 
The time Hesse spent in Germany amounted to much more than a period of artistic experimentation. In Germany, Hesse was afforded the freedom to exercise her unique ability to manipulate materials, creating captivating, enigmatic works which would form the foundation of her emerging sculptural practice. 

Born in Hamburg in 1936, Eva Hesse and her older sister Helen were sent to Holland on a kindertransport at the end of 1938. Their parents fled Nazi Germany two months later, and the family came to New York. Hesse studied at Pratt Institute of Design, the Cooper Union, and the Yale School of Art and Architecture. Following her studies, Hesse was able to pursue her art for just over a decade, before she died from brain cancer in 1970. 
Since her first solo exhibition in 1963, Hesse's works have been featured in numerous major exhibitions internationally. Recent exhibitions include 'Eva Hesse Spectres 1960', organised by Luanne McKinnon for the University of New Mexico Art Museum, which opened at UCLA Hammer Museum, Los Angeles CA (2010); and travelled to University of New Mexico Art Museum, Albuquerque NM (2010); and the Elizabeth A. Sackler Center for Feminist Art, Brooklyn Museum, Brooklyn NY (2011); and 'Eva Hesse Studiowork', which opened at Fruitmarket Gallery, Edinburgh, Scotland (2009); and travelled to Camden Arts Centre, London, England (2009); Tapies Foundation, Barcelona, Spain (2010); Art Gallery of Ontario, Toronto, Canada (2010); Berkeley Art Museum / Pacific Film Archive, Berkeley CA (2011); and Institute of Contemporary Art, Boston MA (2011). A major retrospective of Hesse's work was organised by the San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco CA and Museum Wiesbaden, Wiesbaden, Germany in 2002. The exhibition travelled to Tate Modern, London, England in 2002. 

'Eva Hesse 1965' will be accompanied by a new publication, featuring texts by Todd Alden, Jo Applin, Susan Fisher Sterling and Kirsten Swenson, published by Yale University Press. 

ANA MENDIETA - CASTELLO DI RIVOLI



ANA MENDIETA
a cura di Beatrice Merz e Olga Gambari
Castello di Rivoli
piazza Mafalda di Savoia - Rivoli
dal 29/1/2013 al 5/5/2013 

Dal 30 gennaio prossimo nei suggestivi spazi della Manica Lunga sarà allestita la rassegna Ana Mendieta. She Got Love, prima grande retrospettiva europea dedicata all’artista cubana. Il progetto, a cura di Beatrice Merz e Olga Gambari, si propone di rileggere la figura dell’artista come modello e icona per la performance e il video, la body art e la fotografia, la land art, l’autoritratto e la scultura. 
Nel lavoro di Mendieta (1948 - 1985) confluiscono, infatti, tutte queste componenti, linguaggi coniugati in un personalissimo alfabeto visionario e materico, magico e poetico, politico e progressista che aspirano a raccontare l’identità femminile a partire dalle radici culturali cubane dell’artista sino ad arrivare alla donna contemporanea. Nel suo lavoro esplora temi come l’individuo, i generi, la morte e la vita, la violenza e l’amore, il sesso, la rinascita, lo sradicamento, sempre trascendendoli, però, in un’organicità che si fa spirituale. 
Il suo corpo si mimetizza nella Natura, in una ricerca delle origini personali e collettive, con una volontà di ricongiungimento a un’eterna e universale energia cosmica, dove elemento umano, naturale e divino convivono. L’orizzonte concettuale e ideologico che ruota attorno alla figura femminile intesa non come fine a se stessa, ma come lente attraverso cui osservare la vita, muove da una fisicità carnale, impastata nella terra e nella natura, nella protocultura, per elevarsi alla spiritualità dell’essere, passando attraverso l’esperienza quotidiana. Segno inconfondibile delle sue opere è, infatti, una caratteristica silhouette femminile, un autoritratto essenziale realizzato in terra, fango, piume, fiori, foglie, cenere, polvere da sparo, rami, alberi, conchiglie, erba, ghiaccio, roccia, cera, corteccia, muschio, sabbia, sangue, acqua, fuoco. 
Nel vissuto di Mendieta compaiono diversi luoghi, da Cuba agli Stati Uniti, dal Messico all’Italia, punti tra i quali l’artista era riuscita a tessere relazioni e scambi su canali alternativi. 
Ogni performance dell’artista sarà presentata come una tappa, un ambiente profondo e avvolgente raccontato con video, schizzi, fotografie e documenti che creano un momento di grande condivisione emotiva da parte del pubblico, l’ingresso mentale ma anche fisico in un luogo. 
In occasione della retrospettiva sarà pubblicato per i tipi di Skira un esaustivo catalogo con testi dei curatori, apparati bio-bibliografici e una ricca selezione di immagini. Durante tutto il periodo della mostra verrà proiettato un documentario sul periodo romano dell’artista. 
La mostra è realizzata in stretta collaborazione con l’Estate of Ana Mendieta. 

HARALD SZEEMANN - IMEC 2013



HARALD SZEEMANN
IMEC
collection "Les grands entretiens d'artpress"
(3 janvier 2013) 

« Ce que je fais depuis 1972 est un travail atmosphérique »
- Harald Szeemann 

Grande figure de l’art contemporain, le premier à avoir développé une vision personnelle à travers le travail de commissaire d’exposition, Harald Szeemann a accordé des interviews à artpress tout au long de sa carrière. La première fois, c’était en 1974, alors qu’il venait de consacrer une exposition très intime à son grand-père coiffeur, deux ans après avoir orchestré la gigantesque et mythique documenta 5. Nous devions encore le rencontrer en 1988, à l’occasion d’une exposition polémique, Zeitlos, et en 1999 alors qu’il venait d’être nommé directeur de la Biennale de Venise. Entre-temps, en 1996, il était revenu, en compagnie de Jean-Yves Jouannais, sur son exposition fondatrice, la fameuse Quand les attitudes deviennent forme, à la Kunsthalle de Berne en 1969. 

Interviews par Christian Bernard, Otto Hahn, Jean-Yves Jouannais, Catherine Millet. 
Préface de Jean-Yves Jouannais. 

GEORGES DIDI-HUBERMAN - IMEC 2013



GEORGES DIDI-HUBERMAN
IMEC
collection "Les grands entretiens d'artpress"
(3 janvier 2013) 

« Toute pensée tient à un impensable »
- Georges Didi-Huberman 

Artpress a rencontré pour la première fois Georges Didi-Huberman en 1990, à l’occasion d’un dossier que la revue consacrait à l’histoire de l’art. Sa réflexion portait déjà sur des questions méthodologiques. Depuis, la pensée de Georges Didi-Huberman est devenue l’une des plus influentes, non seulement dans le domaine de l’histoire de l’art mais aussi, plus largement, pour l’analyse des relations complexes que notre civilisation entretient avec l’image. 
On trouvera encore dans ce recueil deux autres entretiens, l’un réalisé en 2002 à propos d’Aby Warburg auquel le philosophe venait de consacrer un ouvrage, l’autre à l’occasion de sa grande exposition Atlas, comment remonter le monde ? (2010). Mais l’attention que porte Georges Didi- Huberman à l’art passe aussi par sa complicité avec des artistes contemporains, d’où le dialogue, également repris dans ce volume, avec Pascal Convert, artiste plasticien et cinéaste. 

Entretiens avec Jean-Pierre Criqui, Pascal Convert, Élie During, Catherine Millet. 
Préface de Dork Zabunyan. 

CARTA CANTA - PALAZZO DICALE, GENOVA



CARTA CANTA
La geopolitica a Palazzo Ducale
Palazzo Ducale - Sala Liguria Spazio Aperto
piazza Matteotti 9 - Genova
dal 29/1/2013 al 15/2/2013 

“Le carte geografiche – ha scritto il direttore di Limes Lucio Caracciolo - sono il marchio artistico di Limes. Non servono solo all’analisi ma anche a rivelare e suscitare sensazioni ed emozioni profonde”. 
La forza evocativa della rappresentazione dinamica dei conflitti e delle dispute geopolitiche che accendono il mondo, infatti, trova nell’opera cartografica di Limes un'espressione originale: all'incrocio fra grafica, arte e strategia, diventa uno strumento di conoscenza dotato, allo stesso tempo, di un’incredibile carica suggestiva. 
Quindici le opere in mostra, allestite in tre sezioni tematiche intorno alle quali verrà strutturato un ciclo di convegni aperti al pubblico. 
Il giorno dell'inaugurazione alle 17.45 si terrà il primo incontro, "Dov'è il potere?". Interverranno Lucio Caracciolo e il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca. 
Il 5 febbraio, il direttore presenterà il nuovo numero, il primo dell'edizione mensile, "L'Egitto e i suoi Fratelli". 

domenica 27 gennaio 2013

SCHWITTERS IN BRITAIN - TATE BRITAIN, LONDON



SCHWITTERS IN BRITAIN
curated by Emma Chambers and Karin Orchard
Tate Britain
Millbank - London
28/1/2013 - 12/5/2013

Schwitters in Britain is the first major exhibition to examine the late work of Kurt Schwitters, one of the major artists of European Modernism. The exhibition focuses on his British period, from his arrival in Britain as a refugee in 1940 until his death in Cumbria in 1948. Schwitters was forced to flee Germany when his work was condemned as ‘degenerate’ by Germany’s Nazi government and the show traces the impact of exile on his work. It includes over 150 collages, assemblages and sculptures many shown in the UK for the first time in over 30 years. 
Schwitters was a significant figure in European Dadaism who invented the concept of Merz – ‘the combination, for artistic purposes of all conceivable materials’. Whether those materials were string, cotton wool or a pram wheel, Schwitters considered them to be equal with paint. He is best known for his pioneering use of found objects and everyday materials in abstract collage, installation, poetry and performance. Schwitters’s time in Britain was quite extraordinary and continues to reverberate today, with the influence he has exerted over artists such as Richard Hamilton, Eduardo Paolozzi and Damien Hirst. 
Schwitters’s escape from Germany took him first to Norway, where he boarded the last ship to leave the country before Nazi occupation. On arrival at the Scottish port of Leith, he was detained as an enemy alien. He was one of many German exiles, including a significant number of artists, who were interned on the Isle of Man during WWII. In the camp he participated in group exhibitions and gave poetry performances. On release in 1941 he became involved with the London art scene, engaging with British artists and critics such as Ben Nicholson and Herbert Read. The latter described him as ‘the supreme master of the collage’. 
Exhibition highlights include an early example of Schwitters’s unique concept of Merz in the assemblage Merz Picture 46 A. The Skittle Picture 1921, the sculpture Untitled (Birchwood Sculpture) 1940 carved on his journey to Britain, and his collaged travelling trunk. Schwitters’s collages often incorporated fragments from packaging and newspapers reflecting British life such as the London bus tickets and Bassetts Liquorice Allsorts wrappers used in Untitled (This is to Certify That) 1942. The exhibition reunites a group of works shown in his 1944 London solo show at The Modern Art Gallery including the important assemblage Anything with a Stone 1941–4. 
In 1945 Schwitters relocated to the Lake District. Inspired by the rural Cumbrian landscape, he began to incorporate natural objects into his work, as shown in a group of small sculptures including Untitled (Opening Blossom) 1942– 5 which he considered to be among his finest British pieces. The move also culminated in the creation of his last great sculpture and installation, the Merz Barn, a continuation of the Hanover Merzbau; an architectural construction considered to be one of the key lost works of European modernism. The exhibition concludes with an exploration of Schwitters’s lasting legacy through commissions by artists Adam Chodzko and Laure Prouvost made in collaboration with Grizedale Arts. 

The Merz Barn 
The barn itself remains in its original location near Ambleside and the relief wall was moved to the Hatton Gallery in Newcastle in 1965. The exhibition will include documentary material relating to the Merz Barn and its history. 

The exhibition is organised by Tate Britain and the Sprengel Museum Hannover in cooperation with the Kurt und Ernst Schwitters Stiftung, Hannover. It will tour to the Sprengel Museum Hannover from 2 June to 25 August 2013. 

GIOVANNI RIZZOLI - FEDERICO LUGER, MILANO



MARTA SIRONI
RIDERE DELL'ARTE
Mimesis,9/1/2013
collana "Eterotopie" 

Le vignette che troviamo sui giornali hanno un rapporto con l’arte seria, l’arte dei musei? Le influenze sono tante e questo libro racconta proprio l’arte degli ultimi due secoli attraverso i suoi riflessi nella grafica satirica. L’intreccio è particolarmente interessante. Da una parte infatti c’è un fenomeno di democratizzazione dell’arte. Dal Novecento sempre più persone vogliono comprendere le opere che hanno fatto irruzione sulla stampa quotidiana negli articoli colti di terza pagina. Dall’altra l’arte stessa, entrando nel dibattito pubblico, prende confidenza con forme sempre più divulgative. Vignette ingegnose, caricature geniali sono ormai il veicolo consolidato di intelligenze critiche mirabilmente sintetiche e chiare. Questo libro racconta la storia di queste piccole opere quotidiane e rilegge l’arte seria dei nostri giorni attraverso la lente dell’approccio satirico. Un percorso quanto mai godibile che sa attraversare con garbo le vicende più accese del dibattito pubblico dalla modernità all’era della globalizzazione. 

MARTA SIRONI: RIDERE DELL'ARTE - MIMESIS 2013



MARTA SIRONI
RIDERE DELL'ARTE
Mimesis,9/1/2013
collana "Eterotopie"

Le vignette che troviamo sui giornali hanno un rapporto con l’arte seria, l’arte dei musei? Le influenze sono tante e questo libro racconta proprio l’arte degli ultimi due secoli attraverso i suoi riflessi nella grafica satirica. L’intreccio è particolarmente interessante. Da una parte infatti c’è un fenomeno di democratizzazione dell’arte. Dal Novecento sempre più persone vogliono comprendere le opere che hanno fatto irruzione sulla stampa quotidiana negli articoli colti di terza pagina. Dall’altra l’arte stessa, entrando nel dibattito pubblico, prende confidenza con forme sempre più divulgative. Vignette ingegnose, caricature geniali sono ormai il veicolo consolidato di intelligenze critiche mirabilmente sintetiche e chiare. Questo libro racconta la storia di queste piccole opere quotidiane e rilegge l’arte seria dei nostri giorni attraverso la lente dell’approccio satirico. Un percorso quanto mai godibile che sa attraversare con garbo le vicende più accese del dibattito pubblico dalla modernità all’era della globalizzazione.

FILIPPO TOMMASO MARINETTI: VENEZIANELLA E STUDENTACCIO - MONDADORI 2013



FILIPPO TOMMASO MARINETTI
VENEZIANELLA E STUDENTACCIO
Mondadori 22/1/2013
collana "Oscar scrittori moderni"

"Aeroromanzo" scritto nell'odiata amata Venezia nel 1944, durante l'ultimo periodo di vita di Marinetti, "Venezianella e Studentaccio" arricchisce l'illustre tradizione delle rappresentazioni letterarie della città lagunare con nuove immagini, a metà tra un'incredibile ricchezza di dettagli e una delirante vena surrealista, e trasfigura nell'arte la drammatica vicenda di quegli anni. Nella trama si intrecciano due temi, la città e la donna, entrambi identificati nel personaggio principale, la bella crocerossina Venezianella, donna sensuale, enigmatica e vitale, in fuga perenne, della quale si innamora Studentaccio, volontario universitario in licenza medica dal fronte, impegnato in un'improbabile impresa architettonica. 

RICCARDO BOGLIONE: RISCRIVENDO L'ILLEGGIBILE - PALAZZODICALE (SALA CAMINO), 28/1/2013



RICCARDO BOGLIONE
RISCRIVENDO L’ILLEGGIBILE
Quattro cancellature del Coup de Dés
presentazione del volume edito da Ocra Press / Liberodiscrivere
Palazzo Ducale – Sala Camino (Loggiato minore)
lunedì 28 gennaio 2013, ore 17,30 

intervengono con l’autore: Giuliano Galletta, Massimo Pastorelli, Sandro Ricaldone 

Nel periodo compreso fra il 1960 e la metà degli anni ’70, appaiono, nell’ambito della poesia visuale, una serie di scritture “cancellate”, negate all’ordinaria fruizione. 
I testi vengono aggrediti: cancellati parzialmente, tagliuzzati e re-incollati, sovrapposti ad altri testi. Svaniscono i contorni, le lettere sono schermate con altre lettere o barrature, graffi, abrasioni. 
Bisogna però attendere la fine degli anni ’60 perché un’opera capitale per la scrittura visuale quale il Coup de Dés di Mallarmé (1897) venga direttamente rimessa in gioco. 
E’ nel 1969, infatti, che escono due rifacimenti del capolavoro mallarmeano, assai simili nel concetto e nel “metodo” d’attuazione, per mano di due autori che in quel momento vivono in diversi continenti, senza apparenti contatti: A metrica n’aboolira di Mario Diacono e Un Coup de Dés Jamais N'Abolira Le Hasard. Image dell’artista concettuale belga Marcel Broodthaers. 
Il saggio di Riccardo Boglione analizza questi due lavori nei quali il Coup de Dès viene ridotto alla sua struttura, evidenziandone nel contempo le componenti ritmiche e simboliche, e segue la fortuna delle “riscritture” cancellate del poema mallarmeano sino alle prove recenti (2008) di Michael Maranda e di Michalis Pichler. 

Riccardo Boglione è nato a Genova e vive a Montevideo, dove scrive d’arte per un quotidiano, La diaria, e alcune riviste. Si occupa da molti anni delle avanguardie e nel 2006 ha concluso un dottorato alla University of Pennsylvania, con una tesi sulle deformazioni testuali operate da artisti e scrittori italiani degli anni ’60. Ultimamente si dedica alla letteratura concettuale: in questo ambito ha fondato e dirige una rivista, Crux Desperationis ed ha pubblicato due libri, Ritmo D. Feeling the blanks (Gegen, Montevideo 2009) e Tapas sin libro (idem, 2011). Oltre a Riscrivendo l’illeggibile, la sua produzione saggistica recente include il volume Il colpo di dadi di Mirella Bentivoglio (MUSINF, Senigallia 2012) ed una postfazione per l'edizione in facsimile di Aliverti Liquida (Irrupciones/ Yaugurú, Montevideo 2012), nonché la traduzione e la cura, con Georgina Torello, della antologia della poesia futurista uruguayana Poesie che sanno di nafta, apparsa nella rivista di italianistica La libellula (anno IV, n. 4, dicembre 2012). 

GASTONE NOVELLI E LA LETTERATURA - GALLERIA STEFANO FORNI, BOLOGNA



GASTONE NOVELLI E LA LETTERATURA
Segni lettere e parole
a cura di Francesco Michielin
Galleria Stefano Forni
piazza Cavour 2 - Bologna
dal 26/1/2013 al 7/3/2013

Libri d'artista e libri illustrati di un protagonista del Novecento italiano alla Galleria Stefano Forni in occasione di Artefiera 2013. 
Sabato 26 Gennaio 2013 alle ore 21.00 la Galleria Stefano Forni inaugurerà la mostra "Segni lettere e parole. Gastone Novelli e la letteratura", dedicata ai libri di Gastone Novelli e più in generale al suo rapporto con la letteratura. Opere pittoriche e incisioni originali motiveranno ulteriormente la visita all'esposizione. 
Di questo protagonista di primo piano del rinnovamento dell'arte italiana del dopoguerra, oggetto di un interesse sempre vivo da parte della critica e del mercato, saranno esposti tutti i libri pubblicati, dalla prima cartella con i testi di una giovanissima Dacia Maraini, del 1957, al polemico Mais si vous voulez pourrir en paix (1968), passando attraverso, per citarne solo alcuni, Un eden precox (1957), Antologia del possibile (1962), Pelle d'Asino (1964), Das Bad der Diana, con testo di Pierre Klossowsky (1965), Viaggio in Grecia (1966), di cui saranno presentati anche disegni preparatori e taccuini originali, I viaggi di Brek (1967). 
Sarà un'occasione preziosa per riscoprire pubblicazioni che hanno rappresentato dei punti di riferimento per I'editoria d'arte italiana, allora in fase ancora pionieristica, e hanno costituito un aspetto imprescindibile dell'attività di un artista impegnato a "scrivere la pittura, disegnare il linguaggio" (Giuliani). 
In concomitanza con I'esposizione sarà anche presentata ufficialmente la plaquette L'Image di Samuel Beckett, con quattro litografie originali di Gastone Novelli tirate da Bulla nel 1961, edita da Francesco Michielin, artista e bibliofilo, curatore di questa mostra. 
Per ricostruire l'ampiezza degli interessi di Gastone Novelli, che si muovevano in un ambiente culturale straordinariamente vivace e creativo, e il tessuto dei rapporti da lui intrattenuti con i personaggi più significativi della letteratura. della poesia e del pensiero europeo negli anni '50 e '60 del secolo scorso, saranno esposti anche volumi provenienti dalla biblioteca personale dell'artista, molti dei quali con dediche autografe, di autori come Bataille, Breton, Eluard, Jarry, Manganelli, Pound, Simon, Queneau, Tzara. 

JORGE LOZANO: SPLINTERING TIME, FRAGMENTING SPACE - VTAPE, TORONTO



JORGE LOZANO
SPLINTERING TIME, FRAGMENTING SPACE
curated by Deborah Root
Vtape
401 Richmond Street West, Suite 452 - Toronto
26/1/2013 - 23/2/2013

Vtape is deeply honoured to present the first major survey exhibition of the video works of Jorge Lozano. A key figure in the independent media arts scene in Toronto and Canada for several decades, Lozanoʼs narrative and experimental works have shown in many prestigious festivals including Toronto International Film Festival and Sundance. 
A founder of aluCine: Toronto film + media arts festival, Lozano has mentored scores of young artists, providing an exhibition platform for their highly experimental works as well as conducting workshops for marginalized youth in Canada and Latin America. All the while he continues to develop and expand his own practice which circles the deeply associative relationships between people of different cultures and classes as they intersect in the realpolitik of daily life. 
With an eye to representing the broad range of Lozanoʼs prolific – often collaborative - practice, Root has assembled an impressive cross-section of works that includes his long-form magical narrative The Three Sevens (1993) as well as the recent impressively philosophical tour de force, Stratigraphies (2012), shown as a single-channel HD projection. 
Additional installations include the sensuously beautiful 2-channel Kuenta (2012) made in collaboration with Alexandra Gelis and Situations (2012) a 3-channel reconstitution of decades of Lozanoʼs footage recorded on the streets during a variety of public actions and demonstrations. And finally there is Watch My Back (2010) which documents Lozanoʼs work with youth groups in Toronto and Columbia. All of these are complemented by a 6-title compilation reel featuring works from 1984 to 2009. 
Deborah Root is a well-published writer and critic, author of numerous articles and reviews as well as a seminal text on colonial power and cultural exchange, Cannibal Culture: Art, Appropriation and the Commodification of Difference. This exhibition, JORGE LOZANO: Splintering Time, Fragmenting Space, is her first foray into curating. Her monograph essay on Lozanoʼs work is available in printed and on-line form through Vtape and the Vtape website. 
Splintering Time, Fragmenting Space is the 10th edition of Vtapeʼs Curatorial IncubatorTM, an award winning mentorship program providing support to emerging curators of video art. Applications to this competitive program are carefully juried – this year by me and Assistant Curator at the Power Plant Julia Paoli - and the award reflects not only the quality of the proposed project but, in this case, the crucial nature of the proposal. The jury felt that the time was absolutely right for a major exhibition of the work of Jorge Lozano. 

LA LIBERA RICERCA DI CESARE BERMANI - DERIVE APPRODI 2013



LA LIBERA RICERCA DI CESARE BERMANI
Culture altre e mondo popolare nelle opere di un protagonista della storia militante
Derive Approdi, 23/1/2013
collana "Labirinti" 

Cesare Bermani è una delle figure più importanti della ricerca storica, sociale e antropologica del Novecento italiano. Estraneo al mondo accademico, ma autore di migliaia di testi tra libri, articoli, testi e spettacoli, Cesare Bermani è riconosciuto come l’esponente di spicco di una tradizione di ricerca basata sull’utilizzo delle fonte popolari. Gli interventi che compongono questo libro restituiscono il giusto rilievo a un «ricercatore scalzo» la cui produzione è stata tra le più salienti e prolifiche degli ultimi cinquant’anni. 
Ripercorrendone la biografia, le tappe della carriera, e analizzandone la metodologia di ricerca, questi saggi definiscono le coordinate di una ricerca che ha spaziato dal canto sociale al mondo proletario, dalle storie di vita alla lotta partigiana, dalle leggende metropolitane alla storia militante, dalla stregoneria abruzzese ai deportati in Germania durante il nazismo. 

Testi di: Dante Bellamio, Sergio Bologna, Calusca City Lights, Bruno Cartosio, Franco Castelli, Filippo Colombara, Giovanni Contini, Claudio Del Bello, Valerio Evangelisti, Mimmo Franzinelli, Clara Gallini, Adolfo Mignemi, Giuseppe Morandi, Laura Pariani, Santo Peli, Pier Paolo Poggio, Sandro Portelli, Annamaria Rivera, Karl Heinz Roth, Giangi Scendrate. 

ENZO SCANDURRA, GIOVANNI ATTILI: IL PIANETA DEGLI URBANISTI E DINTORNI - DERIVE APPRODI 2013



ENZO SCANDURRA, GIOVANNI ATTILI 
IL PIANETA DEGLI URBANISTI E DINTORNI
Alternative allo scempio e alla devastazione dell’assetto urbano tra metropoli e provincia
Derive Approdi, 02/2013
collana "Labirinti" 

Le città e i territori stanno subendo cambiamenti inediti e fino a qualche anno fa inimmaginabili. Quella che era la città moderna, la città fordista, la città del welfare, è oggi un agglomerato indistinto che invade la campagna e produce un insostenibile consumo di suolo fertile. I riferimenti storici e simbolici della città moderna: le piazze, i portici, i mercati sono progressivamente sostituiti da shopping center, mall, giganteschi supermercati che conferiscono alle nostre città il carattere di vetrine commerciali in attesa di catturare i flussi finanziari che attraversano il pianeta. È in atto un’aggressione ai caratteri fondamentali della città come la solidarietà, l’accoglienza, la convivenza; scompare la tradizionale divisione tra città e campagna: il modello di vita urbana diventa egemone anche nelle campagne. Chi ha la responsabilità di questo intollerabile sviluppo? E che ruolo hanno, in senso positivo o negativo, gli urbanisti? Sono essi esecutori e fiancheggiatori di decisione politiche, economiche, finanziarie stabilite altrove o possono opporsi a esse e schierarsi dalla parte di chi le città le abita e le vive? Come si è modificato il ruolo di questi studiosi o professionisti in questi ultimi anni? Sono essi artefici dei cambiamenti che avvengono nelle città o si limitano a registrare, e al più, a correggere un processo urbano che si rivela essenziale per la sopravvivenza del capitalismo neoliberista? E qual è il rapporto tra Committente e Progettista in questa fase di dissolvimento della città moderna? 

Attraverso interviste dirette a studiosi, ricercatori, docenti, professionisti, italiani e non, urbanisti e non, che lavorano sui temi della città, emergono riflessioni critiche, difficoltà, insuccessi, insieme a passioni e impegni che aprono speranze. Interviste a: Paolo Berdini, Dino Borri, Giuseppe Campos Venuti Pierluigi Crosta, Vezio De Lucia, Francesco Indovina, Alberto Magnaghi, Luigi Mazza, Giancarlo Paba, Bernardo Rossi Doria, Edoardo Salzano, John Friedmann, Libby Porter, Leonie Sandercock (urbanisti), Angela Barbanente, Anna Marson (urbanisti, assessori rispettivamente alla Qualità del territorio della Regione Puglia e all’Urbanistica e alla Pianificazione del Territorio della Regione Toscana), Franco Farinelli (geografo), Matilde Callari Galli (antropologa), Tiziana Villani (filosofa). 

RICCARDO BOGLIONE: RISCRIVENDO L'ILLEGGIBILE - PALAZZO DICALE (SALA CAMINO), GENOVA 28/1/2013



RICCARDO BOGLIONE 
RISCRIVENDO L'ILLEGGIBILE 
Quattro cancellature dal Coup de Dès 
presentazione del volume 
Palazzo Ducale - Sala Camino (Loggiato minore)
piazza Matteotti 9 - Genova
lunedì 28 gennaio 2012, ore 17,30 

Intervengono con l'autore: Giuliano Galletta, Massimo Pastorelli, Sandro Ricaldone. 

Nel periodo compreso fra il 1960 e la meta' degli anni '70, appaiono, nell'ambito della poesia visuale, una serie di scritture 'cancellate', negate all'ordinaria fruizione. I testi vengono aggrediti: cancellati parzialmente, tagliuzzati e re-incollati, sovrapposti ad altri testi. Svaniscono i contorni, le lettere sono schermate con altre lettere o barrature, graffi, abrasioni... 

venerdì 25 gennaio 2013

MANET: PORTRAYING LIFE - ROYAL ACADEMY OF ARTS, LONDON



MANET
PORTRAYING LIFE
curated by MaryAnne Stevens and Larry Nichols
Rayal Academy of Arts
Burlington House, Piccadilly - London
26/1/2013 - 5/4/2013

The Royal Academy of Arts will present the first major exhibition in the UK to showcase Édouard Manet's portraiture. The exhibition will examine the relationship between Manet's portrait painting and his scenes of modern life. By translating portrait sitters into actors in his genre scenes, Manet guarantees the authenticity of the figures that populate his genre paintings and asserts a new, more potent relationship between Realism and Modernity. 
Manet: Portraying Life will include over 50 paintings spanning the career of this archetypal modern artist together with a selection of pastels and contemporary photographs. It will bring together works from both public and private collections across Europe, Asia and the USA. 
This singularly important exhibition is the first ever retrospective devoted to the portraiture of Edouard Manet. Spanning the entire career of this enigmatic and at times controversial artist, 'Manet: Portraying Life' brings together works from across Europe, Asia and the USA. 
Manet’s engagement with portraiture has never been explored in exhibition form before, despite it constituting around half of his artistic output. Manet painted his family, friends and the literary, political and artistic figures of his day, giving life not only to his subjects but also to Parisian society of the time. 
The exhibition consists of more than 50 works, among them are portraits of Manet’s most frequent sitter, his wife Suzanne Leenhoff, luminaries of the period Antonin Proust, Émile Zola and Stéphane Mallarmé, and scenes from everyday life revealing Manet’s forward-thinking, modern approach to portraiture. 

ARCHIVE TELLERS - MAXXI B.A.S.E., ROMA



ARCHIVE TELLERS
MAXXI B.A.S.E.
via Guido Reni 4A - Roma
dal 26/1/2013 all'8/2/2013

Archive Tellers - Racconti di memorie tra archivi e arte contemporanea è un progetto curatoriale ideato dal gruppo Master in Curatore Museale e di Eventi performativi dello IED di Roma che prevede la realizzazione di un evento espositivo e una rassegna video di artisti internazionali. Il progetto approfondisce diversi aspetti del concetto di archivio, analizzandone la funzione di luogo fisico e mentale e il suo intrinseco aspetto di dispositivo attraverso il quale la memoria, individuale e collettiva, prende forma. 
L’evento è ospitato negli spazi del MAXXI B.A.S.E. centro di ricerca e documentazione del MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo dal 26 gennaio al 8 febbraio 2013. 

Il progetto parte da una ricerca sugli artisti in collezione e sul materiale d’archivio del museo MAXXI e prevede la presentazione di interviste audio e libri d’artista realizzati appositamente per il progetto e prodotti dallo IED di Roma. 
All’interno degli spazi del MAXXI B.A.S.E. verranno esposti quattro libri d’artista realizzati appositamente per il progetto da: Flavio Favelli, Sara Rossi, Marina Ballo Charmet, Sislej Xhafa. 
Saranno presentate due interviste audio:
A proposito di To Place di Roni Horn
Vedovamazzei 

In occasione dell’opening si terrà un dibattito aperto alla partecipazione del pubblico sui temi dell’archivio e della memoria, al quale interverranno: Anna Mattirolo, Direttore MAXXI Arte; Paolo Ruffini, operatore culturale; Paola Di Bello, artista e docente presso l'Accademia di Belle Arti di Brera; Laura Barreca, storico dell'arte e assegnista di ricerca presso l'Università degli Studi di Palermo; Elena Bellantoni, artista; gli studenti del Master in Curatore Museale e di Eventi IED Roma. 

Archive Tellers prosegue nelle giornate dell’1 e 2 febbraio 2013 con una rassegna video dal titolo Dialoghi di video-arte tra memoria e archivi, ospitata negli spazi dell’OpificioTelecom Italia Spazio Contemporaneo, sede della Fondazione Romaeuropa. 
Si tratta di una rassegna dove verranno proiettate opere video di artisti italiani e internazionali in cui appare centrale la relazione con le tematiche affrontate nel progetto. 

1 e 2 febbraio 2013 
OpificioTelecom Italia Spazio Contemporaneo
Via dei Magazzini Generali 20/A 

L'evento inaugura con un talk aperto al pubblico Sabato 26 Gennaio - ore 16:00