mercoledì 31 ottobre 2012

DOVE ALLOUCHE - FONDAZIONE NOMAS, ROMA



DOVE ALLOUCHE
a cura di Pier Paolo Pancotto
Fondazione Nomas
viale Somalia 33 - Roma
dal 6/10/2012 al 10/1/2013

Nomas Foundation presenta la prima personale in Italia dell’artista francese Dove Allouche, a cura di Pier Paolo Pancotto. 

Dove Allouche, pensionnaire all’Accademia di Francia, durante il soggiorno a Villa Medici (2011-12) ha realizzato una serie di lavori che, al suo rientro a Parigi, ha portato con sé, completandoli o rielaborandoli. Parte di loro, assieme ad altri cronologicamente precedenti o successivi, tornano a Roma in occasione della sua prima mostra personale in Italia. 

L’esposizione si compone di quattro grandi lavori su carta, due dal titolo Nos lignes sous les obus toxiques (2011-12), due Chausse-trape (2011-12), entrambe inediti, e di nove scatti fotografici, otto appartenenti al ciclo Zenith (2011) e una prima prova della serie ispirata al Vesuvio in corso d’opera, e costituisce una sorta di viaggio nella memoria poiché, idealmente, registra l’esperienza dell’artista in città aggiornandola agli esiti ultimi della sua ricerca. 
La mostra ha luogo in concomitanza con la partecipazione di Dove Allouche alla mostra di apertura del Palais de Tokyo di Parigi e anticipa la rassegna monografica che, sempre a Parigi, il Centre Pompidou gli dedicherà nel 2013. 
La ricerca di Dove Allouche riflette sul concetto di tempo e le diverse manifestazioni naturali, sociali ed intellettuali attraverso le quali esso si esplicita. I cicli biologici, la scienza, la fisica sono tra i soggetti privilegiati delle sue esplorazioni, tuttavia attraverso i suoi lavori vengono declinati sotto questo aspetto lo spazio urbano, la storia, la politica, la letteratura, il cinema , il teatro la danza, in particolare. A tale scopo ha sviluppato un vocabolario articolato, alla base del quale risiedono sistemi tecnici differenti – fotografia, disegno, incisione - che, posti tra loro in comunicazione reciproca, si traducono in un linguaggio essenzialmente figurativo. Interamente declinato sugli sviluppi tonali del bianco e nero, il soggetto non è rappresentato con finalità narrative o documentarie ma diventa il pretesto per esaminare gli effetti che gli eventi atmosferici e quelli prodotti artificialmente dall’uomo, nel corso del tempo, producono su di esso, mutandone l’assetto strutturale e la percezione visiva ed emotiva. 

Dove Allouche (Sarcelles, 1972) vive e lavora a Parigi. 

Mostre personali: Project room, Paris, Galerie Yvon Lambert (2006); L’ennemi déclaré, Ivry-sur-Seine, Le Crédac, Centre d’Art Contemporain (2008); Surplombs, Parigi, Galerie Gaudel de Stampa (2008); L’ennemi déclaré, Middelburg, De Vleeshal (2009); Les déversoirs d’orage, Izmir, Centre Culturel Française (2009); Salon du Dessin, Parigi, Palais de la Bourse (sélectionné pour Le Prix de Dessin 2010, Daniel et Florence Guerlain) (2010); Zénith, Berlino, Galerie Kamm (2010); Black Smokers, Parigi, Galerie Gaudel de Stampa (2010); Le diamant d’une étoile a rayé le fond du ciel (partie I), Villeneuve d’Ascq, LaM, Musée d’Art moderne, d’Art contemporain et d’Art brut, a cura di Marc Donnadieu (2011); Le diamant d’une étoile a rayé le fond du ciel (partie II), Clermont Ferrand, Frac Auvergne, a cura di Jean-Charles Vergne (2011); Nos lignes sous les obus toxiques, Lausanne, Circuit, a cura di Didier Rittener (2012); a seguire: Dove Allouche, Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou, Galerie d'art graphique, a cura di Jonas Storsve (26 giugno-9 settembre 2013) 

Mostre collettive (selezione): Pyrotechnies, Parigi, Auditorium du Louvre, a cura di Philippe-Alain Michaud (2003); Time out of joint, Bordeaux, FRAC Aquitaine (2007); Spy numbers, Parigi, Palais de Tokyo, a cura di Marc-Olivier Walher (2009); L’esthétique des pôles, Metz, FRAC Lorraine (2009); Les roses pourpres du Caire. Oeuvres de la collection du FRAC Auvergne, Aurillac Musée d’Art et d’Archéologie (2009); Les Matériaux du possible, du pragmatisme au romantisme, Parigi, Fondation Ricard, a cura di Anne Bonnin (2009); Green, white, red, a parfume of Italy in the collection of Frac Aquitaine, Reggio Emilia, Collezione Maramotti (2011); Teatro delle esposizioni #2, Roma, Accademia di Francia, Villa Medici, a cura di Marcello Smarrelli (2011); Lumière noire, Karlsruhe, Staatliche Kunsthalle, a cura di Alexander Eiling (2011); L’Idée de nature, Mulhouse La Kunthalle Centre d’Art Contemporain, a cura di Bettina Steinbrügge (2011); Les Prairies. Biennale d’art contemporain, Rennes (2012); La commande contemporaine de la chalcographie du Louvre, Parigi, Musée du Louvre, a cura di Pascal Torres Guardiola (2012); Le silence, une fiction, Principauté de Monaco, Nouveau Musée National, a cura di Simone Menegoi (2012); Irmavep club, livrets IV et V, Rochechouart, Musée départemental d’art contemporain (2012); Coup double, Bordeaux FRAC Aquitaine, a cura di Claire Jacquet (2012); Imaginez l’imaginaire. Les dérives de l’imaginaire, Parigi, Palais de Tokyo, a cura di Julien Fronsacq, (28 settembre 2012-7 gennaio 2013). 

JORDI COLOMER: PROHIBIDO CANTAR / NO SINGING - MATADERO, MADRID



JORDI COLOMER
PROHIBIDO CANTAR / NO SINGING
(Didactic work on the foundation of a paradise city)
Matadero
Paseo de la Chopera 14 - Madrid
14/9/2012 al 9/12/2012

In Prohibido cantar / No Singing a few characters make a gambling den where they offer entertainment games, tricks, love and food at low prices. The action takes place close to a dusty road, on the same plot of land and during the time in which a great private city was planned, with 32 casinos, called Gran Escala, which was to attract 25 million visitors, and yet never saw the light of day. These images reveal how the city of Eurofarlete thrives, under a blazing sun and strong blowing winds. Fragments of what passed there over two days may help to discern the particular form of organisation needed for survival, where everything is on sale at a bargain price or indeed at any price. 

TOMMASO TUPPINI: JEAN-LUC NANCY - CAROCCI 2012

TOMMASO TUPPINI
JEAN-LUC NANCY
Le forme della comunicazione
Carocci, 18/10/2012
collana "Biblioteca di testi e studi"

L'autore espone un confronto tra Jean-Luc Nancy, forse il filosofo francese vivente di maggior successo della sua generazione (è nato nel 1940), e alcune figure del pensiero contemporaneo: Merleau-Ponty, Agamben, Sartre, Bataille, Lévinas. Questo esame aiuta a meglio comprendere il significato di novità, recupero e contestazione dei maggiori temi della filosofia del XX secolo che la riflessione di Nancy rappresenta. Il concetto-guida della comunicazione serve per presentare in modo organico una speculazione che la maggior parte degli studi critici finora comparsi si accontenta di passare in rassegna e di ridurre a un cumulo più o meno interessante di motivi "postmoderni". 


FRANÇOIS CUSSET FRENCH THEORY - IL SAGGIATORE 2012

FRANÇOIS CUSSET
FRENCH THEORY
Foucault, Derrida, Deleuze & Co. all'assalto dell'America
Il Saggiatore, 11/10/2012
collana "La Cultura"

Negli anni ‘70 le università americane accolgono le opere dei grandi filosofi francesi: Foucault, Deleuze, Baudrillard e Derrida diventano i protagonisti di una radicale svolta culturale. L’egemonia del pensiero statunitense entra in crisi, mentre la tradizione filosofica europea guadagna terreno e impone la propria supremazia. François Cusset racconta la formidabile avventura di un gruppo d’intellettuali che hanno rinnovato le ragioni della filosofia dell’uomo. 


ANGELA MAMBELLI: SHORT STAY - PLASTICV PASSION, GENOVA



ANGELA MAMBELLI
SHORT STAY
Plastic passion
via Luccoli 27r - Genova
dal 27/10 al 9/11/2012

Con la sigla Dollworld Angela Mambelli persegue da 1995 un progetto di installazioni a tema per comporre un racconto attraverso gli oggetti. Questi “miniambienti”, esposti in mostre a tema o allestiti in tempo reale, diventano parte integrante di performance e video realizzati con il gruppo Fludd, attivo nell’ambito di arti visive e ricerca musicale. In scena le ministanze, arredate sotto l’occhio di una microcamera, generano, grazie alla proiezione su monitor e grandi schermi, un effetto straniante sul rapporto dimensionale tra uomo e oggetto. 
Dollworld offre così al visitatore le stanze di uomini e donne (scrupolosamente assenti) che ascoltano musica, si truccano, litigano e si amano. Così, in una macchia di luce calda sull’azzurro-nero del palco, mentre una donna sistema una piccola sedia tra mura di cartone, nel video, scena dentro scena, due enormi mani calano lo stesso oggetto in una stanza, che potrebbe essere la nostra. Tra le performance più recenti, ottobre 2012, la partecipazione, alla “Notte della Poesia” a Palazzo Nicolosio Lomellino a Genova. 

martedì 30 ottobre 2012

UFO STORY - CENTRO LUIGI PECCI, PRATO



UFO STORY
Dall'architettura radicale al design globale
a cura di Stefano Pezzato
Centro per l'arte coontemporanea Luigi Pecci
viale della Repubblica 277 - Prato
dal 29/9/2012 al 3/2/2013 

Un libro pubblicato dal Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e una mostra realizzata nell'area Lounge/Project al piano terra del museo di Prato raccontano per la prima volta la Storia degli UFO, gruppo d'avanguardia "radicale" a Firenze tra architettura, azione, arte, design e comunicazione. 
I materiali riuniti insieme nel volume monografico e nel progetto espositivo del Centro Pecci, aperto al pubblico dal 30.9.2012 al 3.2.2013 (ingresso libero tutti i giorni 10-19, chiuso martedì), rappresentano le tracce di una storia lunga quasi mezzo secolo, vissuta e giocata dal 1967 al 2012 dal gruppo degli UFO, raccolti nell'Archivio Lapo Binazzi - UFO di Firenze e in parte conservati dal Centro Pecci, in comodato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Le ricerche d'archivio e la selezione dei materiali per il libro e per la mostra hanno richiesto un anno di studio e lavoro. Il duplice progetto, editoriale ed espositivo, è realizzato dal Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci - Museo regionale toscano d'arte contemporanea, promosso dalla Regione Toscana e dal Comune di Prato. 

Ufo story
Il gruppo degli UFO è formato da Carlo Bachi, Lapo Binazzi, Patrizia Cammeo, Riccardo Foresi, Titti Maschietto e inizialmente Sandro Gioli; vi hanno aderito temporaneamente anche Massimo Giovannini, Mario Spinella e Claudio Greppi. 
Gli UFO nascono ufficialmente nel 1967 a Firenze, dove operano dal 1968 con l'apertura di un "cantiere" alla facoltà di architettura in Palazzo S. Clemente e la realizzazione di Urboeffimeri, elementi "gonfiabili" a scala urbana utilizzati per azioni ripetute di disturbo delle abitudini sociali e dei riferimenti architettonici della città. Nel 1968 partecipano alla Triennale di Milano occupata con un padiglione di documentazione sugli Urboeffimeri e danno vita a un superhappening al Premio Masaccio di San Giovanni Valdarno, con un crescendo installativo-performativo ricco di invenzioni sceniche, improvvisazioni teatrali, suggestioni visive e letterarie. Il clamore suscitato dall'evento irrompe nella cronaca e provoca un dibattito a cui partecipano Umberto Eco, Furio Colombo, Claudio Popovic e Giuseppe Chiari. 
La sperimentazione con i "gonfiabili" si sviluppa successivamente nella ricostruzione ANAS Restoration (1969) e nel Restauro di un acquedotto romano di campagna (1970) nel cortile di Palazzo S. Clemente e nella gigantesca Linguaccia tricolore (1970) alla finestra dello studio UFO in Piazza della Signoria a Firenze. L'attenzione degli UFO si rivolge a pratiche ludiche e sociali come i Rebus viventi all'Isolotto fra le baracche di Don Mazzi (1969), ad analisi classificatorie come il reportage fotografico sulla Casa ANAS (1969-70), a perlustrazioni nel quotidiano e divagazioni storiche, a intrecci fra l'estetico e il funzionale. Dal 1969 allestiscono e interpretano con azioni dissacranti gli interni del ristorante Sherwood, della boutique Saga de Xam e dell'erboristeria Re di Puglia a Firenze, della boutique Mago di Oz a Viareggio e della discoteca Bamba Issa a Forte dei Marmi, muovendo e promuovendo un circus di leggende, favole, visioni, personaggi da fumetto e azioni da parodia all'interno di nuovi luoghi del consumo e del piacere urbano. 
Nel 1971, nell'ambito di un Progetto per l'Università di Firenze, concepiscono una "sorta di materializzazione dell'inconscio umano territoriale" (come l'ha definita Gillo Dorfles) attraversata da linee e forme energetiche; danno quindi avvio al ciclo di performance del Giro d'Italia fra lo Space Electronic di Firenze nel 1971 e la mostra/evento Contemporanea a Roma nel 1973 (a cura di Achille Bonito Oliva; sezioni architettura e teatro), introducendo l'uomo fra le scale contemplate dall'architettura, anzi come una "fra le poche forme di architettura ancora possibili". Nel 1972 realizzano happening plateali alla rassegna Pollution. Per una nuova estetica dell'inquinamento (a cura di Daniela Palazzoli) di Bologna e al salone Eurodomus 4 di Torino, dove distribuiscono in ciclostilato Elementi di prossemica territoriale e introducono un cavallo purosangue. 
L'individuazione sistematica di tralicci, cabine elettriche e telefoniche, metanodotti, orti di periferia, cancelli, caserme, reticolati, depositi, magazzini, casse continue, ecc. costituisce la trama di un "progetto di potere" e conquista del territorio, che conduce gli UFO a proporre una Controguida di Firenze (elementi di prossemica territoriale) e un Manifesto del discontinuo fra il 1973 e il 1974. Pubblicano anche Controllo, colonizzazione e fascismo sul territorio (Centro Di, Firenze 1974) in occasione di una mostra personale alla Galleria 291 di Milano (a cura di Daniela Palazzoli). L'utopia degli UFO sfocia nella dimostrazione teorica Non-Design. Dall'oggetto alla sopravvivenza del 1973, in cui Binazzi ipotizza la scomparsa degli oggetti e la rinascita di comportamenti naturali e tecniche rudimentali. Dal 1969 gli UFO producono Lampade Dollaro, emblemi di radical design insieme alle MGM, Paramount e 20th Century Fox. Fra il 1973 e il 1974 partecipano alla fondazione del sistema di laboratori creativi Global Tools e intervengono sulla relazione fra "produzione industriale e creatività individuale". Nel 1975 aprono il Laboratorio artigiano Casa ANAS in Piazza del Limbo a Firenze, "primo atelier di design artigianale della nuova era" in cui si producono e vendono lampade e "oggetti per la casa". 
Fra il 1976 e il 1978 Binazzi è impegnato in performance al Teatro della Pergola di Firenze (con Bachi), alla Galleria Schema e a ZonA di Firenze, al Centro internazionale di Brera a Milano e nel cortile di Palazzo Strozzi a Firenze (con Marino Vismara). 
La Biennale di Venezia del 1978 è teatro della Performance in barca UFO-Mino Vismara (violino), dove gli UFO traghettano La B/arca ANAS elevando la Casa ANAS a icona del gruppo. La Casa ANAS è proiettata nel 1980 come Progetto di facciata sulla basilica di S. Spirito per Piazza della Palla a Firenze (progetto di Mario Mariotti). 
Dalla fine degli anni '70 Binazzi partecipa all'esperienza innovativa di Alchimia che ridefinisce l'immagine del design italiano in chiave estetica e comunicativa. Negli anni '80 prosegue in proprio la produzione di lampade/oggetti, culminata con la presentazione a Documenta 8 a Kassel di una Macchina da fantascienza al neon e amaca portafrutta, di un Ombrello luminoso e di una Scala empirea, che segnano il ritorno nel design del tema fantascientifico-urbano già affrontato dagli UFO con gli Urboeffimeri nel 1968 o dallo stesso Binazzi con la performance Guerre stellari per macchine da sterro e orchestra al Parco delle Cascine di Firenze nel 1981. 
Un caleidoscopio di colori, Ghiribizzi di luce, Vassoi Autostrada, Zuppiere Vongola... costituisce il nuovo immaginario creativo e comunicativo di Binazzi, che propone "le nuove frontiere del design" e interpreta Il Dolce Stil Novo (della casa) per Pitti Immagine al Palazzo Strozzi di Firenze nel 1991 (a cura di Andrea Branzi). La Lampada Dollaro è inclusa nella mostra The Italian Metamorphosis 1943-1968 al Guggenheim Museum di New York nel 1994 (a cura di Germano Celant; sezione design). 
Dal 1997 Binazzi progetta La ricostruzione radicale dell'universo, un libro d'artista per celebrare "trenta anni di vita" documentati "in libertà e discontinuità spazio-temporale" (http://www.italian.it/lapobinazzi/). 
Dal "labirinto ipertestuale" immaginato da Binazzi, attraverso i numerosi progetti, disegni, fotografie, film, testi e pubblicazioni conservati nel suo archivio, si dipana il filo della storia, si sviluppa un racconto che mescola le carte dello stesso Binazzi, scompagina i suoi piani e delinea un unico, inedito "lavoro sul lavoro" degli UFO dal 1967 al 2012. 

GREGORY CREWDSON: BRIEF ENCOUNTERS - FILM FORUM, NEW YORK



GREGORY CREWDSON
BRIEF ENCOUNTERS
Film Forum
209 West Houston Street - New York
31/10/2012 - 13/11/2012

Film Forum is pleased to open Gregory Crewdson: Brief Encounters, a new documentary by Ben Shapiro. Gregory Crewdson's riveting photographs are elaborately staged, elegant narratives compressed into a single, albeit large-scale image, many of them taken at twilight, set in small towns of Western Massachusetts or meticulously recreated interior spaces, built on the kind of sound stages associated with big-budget movies. Shapiro's fascinating profile of the acclaimed artist includes stories of his Park Slope childhood (in which he tried to overhear patients of his psychologist father), his summers in the bucolic countryside (which he now imbues with a sense of dread and foreboding), and his encounter with Diane Arbus's work in 1972 at age 10. Novelists Rick Moody and Russell Banks, and fellow photographer Laurie Simmons, comment on the motivation behind their friend's haunting images. But Crewdson remains his own best critic: "Every artist has one central story to tell. The struggle is to tell and retell that story over again - and to challenge that story. It's the defining story of who you are." 
Gregory Crewdson's work is in many collections, including the Museum of Modern Art, the Metropolitan Museum of Art, the Whitney Museum, and the Los Angeles County Museum of Art. The body of work featured in the film is "Beneath the Roses," and was produced from 2002-2008. Film Forum will be selling the book by the same title during the film's engagement. 

CHARLES DREYFUS PECKOFF: FLUXUS, L'AVANT-GARDE EN MOUVEMENT - LES PRESSES DU REEL 2012

PIERRE-YVES MACÉ
MUSIQUE ET DOCUMENT SONORE
Enquête sur la phonographie documentaire dans les pratiques musicales contemporaines
Les presses du réel, 2012 

Statut et usages du document sonore dans la musique depuis les débuts de la phonographie. 

Depuis l'invention en 1877 du phonographe par Edison, il est devenu possible d'archiver, c'est-à-dire de conserver et de mobiliser ce qui jusqu'alors échappait à toute objectivation : la collection infinie des sons du monde. Au même titre que les photographies ont constitué des « pièces à conviction pour le procès de l'Histoire » (Benjamin), les phonogrammes ont pu documenter toutes sortes de phénomènes sonores : paroles d'individus célèbres, environnements naturels et urbains, musiques exotiques... À partir d'un choix d'exemples très divers empruntés à la musique contemporaine et à l'art sonore (Steve Reich, Heiner Goebbels, Luc Ferrari, Luigi Nono, Gavin Bryars, Christian Marclay, William Basinski...), Musique et document sonore étudie l'impact de cette problématique documentaire dans le champ de l'œuvre musicale. Volontiers décrit comme un paradigme de l'art autonome, l'objet musical n'en est pas moins poreux, au même titre que toute œuvre d'art, à ces éléments « impurs » venus du dehors, qui introduisent du jeu dans l'ordre institué de la syntaxe musicale. Depuis le montage critique jusqu'au field recording en passant par l'anecdote ou la vignette hyperréaliste, le document sonore offre un terrain d'expression à une variété de pratiques jusqu'alors inédites dans le champ musical. 

Musique et document sonore est un essai tiré de la thèse de doctorat soutenue par Pierre-Yves Macé en 2009 à l'Université de Paris 8. 
Né en 1980, Pierre-Yves Macé est compositeur et musicologue. Il travaille au croisement de la musique électroacoustique, de la composition contemporaine et de l'art sonore. Il est l'auteur de cinq disques parus sur les labels Tzadik, Sub Rosa, Orkhêstra, Brocoli. 


PIERRE-YVES MACÉ: MUSIQUE ET DOCUMENT SONORE - LES PRESSES DU REEL 2012

PIERRE-YVES MACÉ
MUSIQUE ET DOCUMENT SONORE
Enquête sur la phonographie documentaire dans les pratiques musicales contemporaines
Les presses du réel, 2012

Statut et usages du document sonore dans la musique depuis les débuts de la phonographie. 

Depuis l'invention en 1877 du phonographe par Edison, il est devenu possible d'archiver, c'est-à-dire de conserver et de mobiliser ce qui jusqu'alors échappait à toute objectivation : la collection infinie des sons du monde. Au même titre que les photographies ont constitué des « pièces à conviction pour le procès de l'Histoire » (Benjamin), les phonogrammes ont pu documenter toutes sortes de phénomènes sonores : paroles d'individus célèbres, environnements naturels et urbains, musiques exotiques... À partir d'un choix d'exemples très divers empruntés à la musique contemporaine et à l'art sonore (Steve Reich, Heiner Goebbels, Luc Ferrari, Luigi Nono, Gavin Bryars, Christian Marclay, William Basinski...), Musique et document sonore étudie l'impact de cette problématique documentaire dans le champ de l'œuvre musicale. Volontiers décrit comme un paradigme de l'art autonome, l'objet musical n'en est pas moins poreux, au même titre que toute œuvre d'art, à ces éléments « impurs » venus du dehors, qui introduisent du jeu dans l'ordre institué de la syntaxe musicale. Depuis le montage critique jusqu'au field recording en passant par l'anecdote ou la vignette hyperréaliste, le document sonore offre un terrain d'expression à une variété de pratiques jusqu'alors inédites dans le champ musical. 

Musique et document sonore est un essai tiré de la thèse de doctorat soutenue par Pierre-Yves Macé en 2009 à l'Université de Paris 8. 
Né en 1980, Pierre-Yves Macé est compositeur et musicologue. Il travaille au croisement de la musique électroacoustique, de la composition contemporaine et de l'art sonore. Il est l'auteur de cinq disques parus sur les labels Tzadik, Sub Rosa, Orkhêstra, Brocoli. 


ZIRKUS MEER: SCIENCE CIRCUS PROJECT -PALAZZO DUCALE, GENOVA 31/10/2012



Festival della Scienza 2012
ZIRKUS MEER
SCIENCE CIRCUS PROJECT
Palazzo Ducale - Porticato
Piazza Matteotti 9 - Genova
mercoledì 31 ottobre 20122, ore 10, 15, 18

Tre momenti, per ammirare le acrobazie di Walter Moshammer. Primo: l'idea di Leonardo di una ruota costruita solo con l'incastro di pezzi di legno. Una costruzione geniale che non prevede l'uso di chiodi, cerniere o viti. È fatto di due strutture: per unirle servono abili spettatori. Può così cominciare il gioco del cerchio, fatto di volteggi, verticali e ruote, per stupire gli scettici più irriducibili. Un tentativo dopo l'altro, la ricostruzione de "l'anello di Leonardo" è riuscita al Zirkus Meer! Secondo: la fisica moderna come un castello di carte. Ogni scienziato, una carta al posto giusto. Sono trentuno i ritratti di filosofi, scienziati e fisici che costruiscono il castello scalato dall'acrobata. Terzo e ultimo: un ponte sempre più grande che cresce davanti gli occhi del pubblico. Nei tempi bui del Medievo, una confraternita itinerante percorreva l'Occidente per edificare ponti dove era necessario. Qui ci si avvale dell'esperienza dei fratelli del ponte, “Frères Pontifes”, tramandata per secoli fra i pochi eletti di una confraternita segreta. 

lunedì 29 ottobre 2012

DANCING AROUND THE BRIDE - PHILADELPHIA MUSEUM OF ART



DANCING AROUND THE BRIDE
curated by Carlos Basualdo, The Keith L. and Katherine Sachs
Philadelphia Museum of Art
Benjamin Franklin Parkway at 26th Street - Philadelphia
30/10/2012 - 21/1/2013

Examining one of the most important chapters in the history of contemporary art, Dancing around the Bride is the first exhibition to explore Marcel Duchamp’s American legacy by tracing his interactions and exchanges with four postwar masters: composer John Cage, choreographer Merce Cunningham, and visual artists Jasper Johns and Robert Rauschenberg. The exhibition will feature over one hundred works, including more than sixty by Johns and Rauschenberg and more than forty by Duchamp, as well as prerecorded and live music by John Cage and live performances of choreographies by Merce Cunningham. Many of these works will be seen together for the first time and reflect the artists’ multiple levels of engagement across the disciplines of art, dance, and music. 

“As the Philadelphia Museum of Art holds the world’s largest and most significant collection of works by Marcel Duchamp, it is only fitting for the Museum to present this first exhibition juxtaposing works by Cage, Cunningham, Johns, and Rauschenberg with one another and exploring their complex and vitally important relationship to Duchamp,” says Timothy Rub, the Museum’s George D. Widener Director and Chief Executive Officer. “This multidimensional and interdisciplinary show will enable visitors to experience and more fully appreciate one of the most exciting and momentous periods in the history of modern art.” 

Setting the direction for many subsequent developments in contemporary art, Duchamp famously questioned the very definition of art, probing the distinction between art and life, turning to chance rather than fixed ideas about taste and aesthetics, and utilizing everyday objects not only in the creation of his work, but as objects of art themselves. Encountering Duchamp and his work at various moments during the early stages of their development, Cage, Cunningham, Johns, and Rauschenberg each embraced key aspects of Duchamp’s ideas and artistic practices and, by doing so, reinvigorated Duchamp’s own reception in the United States from the 1960s onward. The exhibitionwill highlight formative moments such as Johns and Rauschenberg’s 1958 visit to the Philadelphia Museum of Art to see Duchamp’s The Bride Stripped Bare by Her Bachelors, Even (The Large Glass) (1915–23), one of the Museum’s greatest masterpieces and the source for this exhibition’s title. 

“This exhibition is about the relationship between art and life,” notes Carlos Basualdo, exhibition curator and the Museum’s Keith L. and Katherine Sachs Curator of Contemporary Art. “It tells the story of five extraordinary artists and what happened to art and culture when their lives and work intersected. Their mutual interactions redefined the language of contemporary art in the 1950s and 60s.” 

“The exhibition will also reveal how important this moment was, and still is, for contemporary art and artists,” adds Erica F. Battle, Project Curatorial Assistant, who is organizing the exhibition in collaboration with Basualdo. “The explosion not only of creativity but of creative freedom and exchange that is examined in Dancing around the Bride is highly relevant to the dynamic structures of collaboration being explored by artists today.” 

In this spirit, the curators are collaborating with French artist Philippe Parreno, who is responsible for the exhibition’s mise en scène, or its visual and spatial organization. Parreno—whose own film and installation work examines conditions of looking, temporality, and sequence—will work with the curators and exhibition design team to establish a timed sequence of audio elements, including Cage’s music and other sounds, and lighting as well as contribute artistic interventions that speak to the fruitful intersection of art, life, and experience. 

Dancing around the Bride will be organized into four thematic sections. The first section titled “The Bride” will look at the central figure in Duchamp’s painting Bride (1912), which later became the protagonist in his Large Glass and in turn influenced such works as Johns’s suite of eight untitled ink on plastic drawings (1986) and Rauschenberg’s Bride’s Folly (1959). 
The second section explores the theme of chance in works that share this Duchampian attitude, and charts the development of chance procedures in the music of Cage, the choreography of Cunningham, and the paintings and prints of Rauschenberg. Duchamp’s 3 Standard Stoppages (1913–14) will be seen in dialogue with Cage’s Strings 1–20 (1980), Cunningham’s choreographic notes for Suite for Five (1956), and Rauschenberg’s Dirt Painting (for John Cage) (c. 1953). 
In a section titled “The Main Stage” visitors can explore the collaborations and stage sets created by Rauschenberg and Johns for the Merce Cunningham Dance Company, with one of the exhibition’s centerpieces, Johns and Cunningham’s homage to Duchamp, Walkaround Time (1968). Johns’s set design for this Cunningham choreography refers to elements of The Large Glass. This section of the exhibition will also illustrate the intersecting work of Cunningham and Rauschenberg, whose Tantric Geography set design for Cunningham’s Travelogue (1977) evokes Duchamp’s Bicycle Wheel (1964 replica of 1913 original). 
As the game of chess was significant to Duchamp, the final section takes chess as both a literal motif and as a metaphor for exchanges among these artists. Duchamp’s Pocket Chess Set (1943) will be seen with an electronic chessboard replicating the one that was used in Cage’s Reunion (1968), a chess game and musical performance with Duchamp. Additionally, artistic exchanges will be detailed through works grouped by conceptual affinities, such as the juxtaposition of Duchamp’s Fountain (1950 replica of 1917 original) with Johns’s Painted Bronze (Ale Cans) (1960)andDuchamp’s With Hidden Noise (1916) with Rauschenberg’s Music Box (Elemental Sculpture) (c. 1953). 

The Museum’s renowned Duchamp gallery (d’Harnoncourt Gallery 182) and two neighboring galleries (180 and 181) will be reinstalled on the occasion of Dancing around the Bride, bringing a constellation of works by Cage, Johns, and Rauschenberg together to surround Duchamp’s Large Glass. This includes Cage’s No Title (date unknown), Johns’s Numbers (2007), and Rauschenberg’s Untitled (Venetian) (1973) and Untitled (Hoarfrost) (1975). 
As part of a full range of public programs, the Museum is planning a series of live dance performances in collaboration with the Merce Cunningham Trust and former Cunningham dancer Daniel Squire. Periodic performances will animate the exhibition space, which will have a large dance floor at the center of its “Main Stage” section. Visitors will therefore have an unprecedented opportunity to experience Cunningham’s choreographies in direct relationship to the art of Johns, Rauschenberg, and Duchamp, and accompanied by Cage’s music. 

CARLO SARACENI - MUSEO NAZIONALE DEL PALAZZO VENEZIA, ROMA



CARLO SARACENI
a cura di Rossella Vodret e Maria Giulia Aurigemma
Museo Nazionale del Palazzo di Venezia
via del Plebiscito 118 - Roma
dal 30/10/2012 al 3/3/2013

Il 30 ottobre nella Sala Altoviti del Museo Nazionale del Palazzo di Venezia la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma, diretta da Rossella Vodret, inaugurerà una mostra dedicata a Carlo Saraceni (Venezia, 1579 ca. – 1620) L’esposizione, frutto di anni di lavoro, sarà curata da Rossella Vodret e da Maria Giulia Aurigemma con il supporto di un comitato scientifico internazionale, costituito da studiosi dei principali musei e istituzioni mondiali, presieduto da Maurizio Calvesi. 
Le opere, (circa 70) alcune delle quali restaurate e rese più visibili nei loro caratteri stilistici in occasione della mostra, provengono da chiese, musei e varie collezioni. Alcune di queste verranno viste per la prima volta, soprattutto quelle provenienti dalla collezioni straniere, ed inoltre verrà favorita l'opportunità di riesaminare le opere da vicino, ammirare il riemergere delle puliture in tutto il loro splendore cromatico, ed offrire nuove opportunità di lettura dei vari aspetti dell'opera. 
Si tratta della prima esposizione monografica sul pittore veneziano, giunto a Roma attorno al 1598 – 1600 ca. e attivo nella città pontificia e nel Lazio, per poi rientrare a Venezia dove morirà a meno di quaranta anni in casa Contarini degli Scrigni nel 1620. 
La vasta produzione artistica del pittore, dalle grandi pale ai piccoli raffinati rami, si lega ai nomi dei principali committenti religiosi ed aristocratici del suo tempo, nonché ad importanti episodi artistici, ad esempio la decorazione ad affresco della Sala Regia al Quirinale, offrendo uno spaccato della cultura figurativa primosecentesca, in particolar modo romana. La mostra intende mettere a fuoco sia l’evoluzione stilistica del pittore, dal naturalismo nordico dei primi paesaggi al caravaggismo degli anni romani, sia il vivace contesto in cui operò, indagando alcuni notevoli aspetti della sua attività. 
Una sezione sarà dedicata proprio alla diffusione del suo linguaggio attraverso la scuola, tra cui spicca il lorenese Le Clerc, che inciderà insieme a Thomassin le sue opere contribuendo alla fama di Saraceni, alimentata altresì dalla circolazione delle sempre più numerose copie di alta qualità. 
Saranno anche presenti alcune opere del misterioso “Pensionante del Saraceni”, figura tanto enigmatica quanto qualitativamente alta. Verranno trattati i documentati rapporti internazionali (Spagna, Baviera, Lorena, Fiandre) che rendono l’opera del veneziano ancor più interessante nel panorama artistico internazionale. 
Con questa esposizione di taglio monografico e strettamente legata a “Roma al tempo di Caravaggio”la Soprintendenza continua, quindi, un percorso dedicato agli artisti caravaggeschi che all’inizio del Seicento proseguirono l’opera di rinnovamento della pittura e dell’iconografia sacra e profana iniziata dal Merisi. 

ERIC KANDEL: L'ETÀ DELL'INCONSCIO - RAFFAELLO CORTINA 2012

ERIC KANDEL
L'ETÀ DELL'INCONSCIO
Arte, mente, cervello dalla grande Vienna ai nostri giorni
Raffaello Cortina, 17/10/2012
Fuori collana

Il premio Nobel Eric Kandel usa le sue straordinarie doti di divulgatore per portarci nella Vienna del Novecento, dove le figure più eminenti della scienza e dell’arte diedero l’avvio a una rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre il modo di considerare la mente umana. Nei salotti viennesi dell’epoca si discutevano idee che avrebbero segnato una svolta nella psicologia, nella neurobiologia, nella letteratura e nell’arte. Tali idee portarono a progressi che esercitano ancora oggi la loro influenza. Sigmund Freud sconvolse il mondo mostrando come l’aggressività e i desideri erotici inconsci si esprimano simbolicamente nei sogni e nel comportamento. Arthur Schnitzler rivelò la sessualità inconscia delle donne con l’innovativo ricorso al monologo interiore. Gustav Klimt, Oskar Kokoschka e Egon Schiele diedero vita a opere di grande evocatività che esprimevano il piacere, il desiderio, l’angoscia e la paura. Scritto in modo magistrale e stupendamente illustrato, L’età dell’inconscio aiuta a capire i meccanismi cerebrali che rendono possibile la creatività nell’arte e nella scienza, aprendo una nuova dimensione nella storia intellettuale. 


ROBERTO DIEM TIGANI: CUSTODI DEL SUONO - ZECCHINI 2012

ROBERTO DIEM TIGANI
CUSTODI DEL SUONO
Zecchini, 1/10/2012

1877: Edison consegna alla storia il primo fonografo. Ma non sa che il francese Charles Cros lo ha anticipato di un anno con un fonografo a disco piatto che non verrà mai prodotto. Il fonografo di Edison porta la musica ovunque. Ma non amando la musica l’inventore spenderà tempo e risorse per convincere che la sua creatura serve ad altro. Anni ‘40: il film Fantasia anticipa di vent’anni la stereofonia. Ma il trasporto dei macchinari fa impazzire i costi e la pellicola viene convertita in un comune film. Vienna, 1946. La musica risorge dalla guerra e il produttore Walter Legge coinvolge un giovane Karajan in registrazioni che faranno epoca. Ma la benzina per i generatori scarseggia: Legge dovrà procurarsela tra i taxi della città aspirandola con un tubo. Anni ‘60: la tecnologia dilaga in sala d’incisione e Glenn Gould, insofferente all’esibizione dal vivo, elegge il disco a modello di una nuova estetica. Anni ‘80: il digitale manda in pensione il vinile. Ma dopo qualche tempo ci si accorge che quel disco suonava meglio del Cd. La scienza conferma. Oggi: mentre la musica si consuma via internet, le navicelle Voyager lanciate nel ‘77 navigano nello spazio interstellare con a bordo il Voyager Golden Record, un disco che contiene Bach, Mozart, Beethoven, Stravinskij e Louis Armstrong. Queste sono solo alcune tra le centinaia di tappe attraverso cui il libro accompagna il lettore lungo un percorso affascinante e misterioso, ma anche rivelatore di come Custodi e Profeti del suono abbiano contribuito a cambiare la nostra vita più di quanto siamo disposti a riconoscere. 

SILVIA VICINI, LAURA STAGNO: IMMAGINAZIONE ARTISTICA E INVENZIONI TECNOLOGICHE - MUSEO DI STORIA NATURALE, GENOVA 30/10/2012




Festival della Scienza 2012
SILVIA VICINI, LAURA STAGNO
IMMAGINAZIONE ARTISTICA E INVENZIONI TECNOLOGICHE
Conversazione tra arte e chimica
Museo di Storia Naturale "G. Doria", Anfiteatro
Via Brigata Liguria, 9 - Genova
martedì 30 ottobre 2012, ore 17,30

L’artista crea la sua opera immaginando il soggetto da raffigurare. La realizza poi con tecniche e materiali già utilizzate dalla tradizione o, talvolta, scoperte dalla sua stessa fantasia. Lo scultore plasma la materia per creare l’opera, il pittore usa la materia per rappresentare un soggetto. È così che l'immaginazione coinvolge non solo la forma dell’arte , ma anche la materia. Molte sono le ricette dell'artista: alcune comprendono prodotti usati per ottenere un particolare effetto estetico, altre sono nate per esaltare la durevolezza dell’opera. Nel corso dei secoli innumerevoli sono stati i materiali utilizzati in campo artistico: essi, in parte, si sono modificati nel tempo, ma le "antiche ricette" vengono utilizzate ancora oggi. 

Silvia Vicini è titolare del "Corso Inquinanti e loro impatto ambientale" presso la Facoltà di Scienze MFN e di "Chimica dei materiali per restauro" presso la Facoltà Lettere e Filosofia, Università Genova. Le sue ricerche riguardano lo studio dei materiali polimerici, come consolidanti e protettivi, per manufatti lapidei e cellulosici di interesse storico-artistico e industriale. 

Laura Stagno è ricercatrice presso l'Università di Genova, dove insegna "Storia dell'Arte della Liguria in Età Moderna" e "Iconografia e iconologia" presso la Facoltà di Lettere e Filosofia. Le sue ricerche vertono su temi di iconografia sacra e classica, con riferimento all'ambito artistico genovese e ligure, sulla storia della festa e degli apparati celebrativi in età moderna, nonché su committenza e collezionismo delle grandi famiglie genovesi tra XVI e XVII secolo. 

domenica 28 ottobre 2012

ROBERT GOBER - KUNSTMUSEUM BASEL - MUSEUM FUR GEGENWARTSKUNST



ROBERT GOBER
Works from the Emanuel Hoffmann Foundation
and the Öffentlichen Kunstsammlung Basel
curated by Nikola Dietrich
Kunstmuseum Basel - Museum fur Gegenwartskunst
St. Alban-Rheinweg 60 - Basel
5/10/2012 - 10/2/2013

For this exhibition, the Museum für Gegenwartskunst reconstructs a work the American artist Robert Gober created specifically for its ground floor hall: the installation Split Wall with Drains (1994–95). The piece stands at the center of a show dedicated for the most part to works by Gober held by the collections of the Öffentliche Kunstsammlung and the Emanuel Hoffmann Foundation. After the major survey exhibition held at the Schaulager, Basel, in 2007, this eminent oeuvre, in which replicas of domestic objects such as washbasins, fireplaces, and drains, effigies of body parts, and reproductions of specific spaces with institutional or religious connotations play a central part, will be presented to the public in a new exhibition produced once again in close collaboration with the artist. 
The motif of the drain to which Gober returns here appears early in his work: starting in 1989, he designed a number of simple but individual plugholes, had them cast, and then installed them directly in the walls of exhibition spaces (Drains). The drain marks the boundary between light and darkness, between what is visible and what is concealed, between inside and outside. 
The installation may be read as an allegory of transition, precisely revealing the spots that are invisible as such. Unequivocal categories of inside and outside or above and below that would offer orientation in space have been abandoned. What emerge in their stead are unfamiliar zones with newly delineated boundaries in which the realm of bodily experience is central. Yet even when beheld from a distance, the sculpture commands the entire room, vaguely and uneasily suggesting both a film set and a crime scene. 
With its overwhelming artistic quality, Split Walls with Drains not only represents a culmination of Gober’s sculptural oeuvre, and especially of the handmade washbasins, drains, and urinals; it is also singular in that it was conceived for the unique situation at the MGK, which is itself traversed by a brook, and will thus remain permanently rooted in our house. 

JAAN TOMIK: RUN - GALLERIA ARTRA, MILANO



JAAN TOMIK
RUN
a cura di Marco Scotini
Galleria Artra
via Burlamacchi 1 - Milano
dal 29/10/2012 al 13/1/2013

La Galleria Artra dopo la retrospettiva di Ion Grigorescu (2008) e di Deimantas Narkevicius (2011) vi aspetta al nuovo appuntamento con Jaan Toomik. 
La mostra RUN di Jaan Toomik, a cura di Marco Scotini, è la prima retrospettiva italiana del più importante artista estone, prodotta in collaborazione con il Centro per le Arti Contemporanee dell’Estonia di Tallin. Presente in Italia in più occasioni, dalla Biennale di Venezia del 2003 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (2003 e 2008), dalla mostra Istant Europe a Villa Manin fino a Progressive Nostalgia al Museo Pecci, Jaan Toomik torna in Italia con una personale interamente dedicata a molti anni del suo lavoro. 
Dopo aver partecipato alla collettiva "Ottobre" del 2007 presso Artra, Jaan Toomik (1961) sarà presente ora con un’ampia esposizione che, raccogliendo video, film e opere su tela a partire dal 1995, intende proporre il suo percorso artistico in maniera esaustiva al pubblico italiano. La mostra RUN, che prende il titolo dal suo ultimo video del 2011, vuole concentrare la propria attenzione sulla biografia personale di Jaan Toomik come momento della costruzione di una soggettività post-socialista e, più ampiamente, precaria, plurale e contemporanea. 
Contrariamente alle letture che hanno riproposto un rapporto antagonistico tra storia e naturalismo o quelle che si sono concentrate sullo psicologismo, tutto il lavoro di Toomik ci pare rivolto ad affermare un’arte della presenza come dimensione non tanto esistenziale quanto politico-sociale. Il carattere performativo (sempre esibito in prima persona) è al centro dell’opera di Toomik ma ciò che esso mette in scena non è mai un’identità (che è sempre declinata), né un’appartenenza (mai realizzata). C’è in Toomik una sorta di vita naturale, antropogenetica, che è restituita al centro della polis: una forma di vita transindividuale, fisica, enigmatica e comune. La sua opera 15-31 Maggio 1992 (con referenza alla Merda d’artista di Manzoni) è, in questo senso, una radicale anticipazione del suo lavoro recente. 
Toomik mette sempre in scena un teatro di atti unici, senza scopo apparente e senza prodotto: una gestualità allo stato puro, come esibizione di un’impossibilità di parlare. Ripetuti e singolari allo stesso tempo, i gesti espongono una corporeità comune al qui e ora determinato dell’azione: frustrata dalle restrizioni fisiche, nuda, atletica. C’è sempre una coreografia specifica, un ambiente differente (il mare ghiacciato, una cascata, l’interno di una piscina) che la comprende, una voce o una traccia sonora che attiva il carattere potenziale del gesto o lo arresta, lo sospende. Questa oscillazione tra fissità e movimento, tra tela e fotogramma, è al cuore dell’intero suo lavoro. Al grande gesto dell’ideologia socialista Jaan Toomik risponde con l’essere qualunque dell’istante. 
I 50 secondi del video Jaan del 2001 sono un esempio fondamentale di questo stato del tempo così come lo è il suo straordinario film di fiction Oleg (2010) attorno al quale ruota la mostra. 
Nell’ultimo video RUN (2011), che dà il titolo all’esposizione milanese, qualcosa di opposto al lavoro che lo ha reso noto nel ’95, Dancing Home, sembra accadere. Quello che là era un rumore di fondo, a frequenze basse e continuo, del motore di una nave sulle rotte del mar baltico qui è ridotto al silenzio totale di un aerodromo vuoto e abbandonato. In questa sorta di cavea teatrale non c’è più alcuna danza rituale che possa sintonizzarsi con l’associazione tra il rumore e il ritmo cardiaco che lì veniva ad istaurarsi. C’è piuttosto un’eco sorda di piedi che prima battono a terra, poi di passi che, da un momento all’altro, tendono ad accelerarsi in una corsa per poi smorzarsi nell’interno del canale buio di un hangar: in modo brusco, quasi fosse il preludio di una fine. 
La pubblicazione Run, prodotta in occasione della mostra e pubblicata da Archive Books di Berlino, raccoglie i testi di Jaan Toomik, Marco Scotini, Andris Brinkmanis e Hanno Soans. 
Il 30 ottobre alle ore 18:00 si svolgerà in NABA - Nuova Accademia Belle Arti di Milano un incontro pubblico in cui interverranno l’artista Jaan Toomik e il curatore Johannes Saars (Center for Contemporary Arts, Estonia). 

Jaan Toomik è nato nel 1961 a Tartu, in Estonia. Vive e lavora a Tallinn dove insegna alla Estonian Academy of Arts. Tra gli artisti più conosciuti nella scena artistica estone e internazionale ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, in gallerie, musei e istituzioni tra cui: Ostalgia, New Museum, New York (2011), Rencontres Internationales, Pompidou Centre, Parigi (2010), Gender Check, MUMOK, Vienna, Austria (2009), Youprison, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2008), Progressive Nostalgia, Prato (2007), 4th Biennale di Berlino (2006), Instant Europe, Villa Manin e Dream Island, Riga (2004), Now What, BAK, Utrecht, 50° Biennale di Venezia, Fondazione Sandretto Re Rebandengo Torino (2003), L’autre moitie de l’Europe, Galerie nationale du Jeu de Paume, Parigi (2000), After the Wall, Moderna Museet, Stockholm, Ludwig Museum, Budapest; Hamburger Bahnhof, Berlin (1999-2000) 47° Biennale di Venezia, Site Santa Fe Biennial (1997), Manifesta 1, Rotterdam (1996), 22nd International di São Paulo (1994). 

PAOLO ALBANI: DIZIONARIO DEGLI ISTITUTI ANOMALI NEL MONDO - QUODLIBET 2009

PAOLO ALBANI
DIZIONARIO DEGLI ISTITUTI ANOMALI NEL MONDO
Quodlibet, 10/6/2009
collana "Compagnia Extra"

Il Dizionario degli Istituti Anomali nel Mondo è un catalogo di istituzioni bizzarre, singolari, inventate da scrittori, ma anche realmente esistenti. Le voci del Dizionario sono accompagnate sempre da un riferimento bibliografico e in alcuni casi da un’immagine dell’Istituto (sede, emblema, tessera, foto del fondatore ecc.), e vanno dall’Accademia della Stupidità (ACS) all’Agenzia Generale del Suicidio (AGGS), passando per la Camera di Scrittura per Inoperosi (CASI), il Club dell’Altroieri (CIA), l’Ente autonomo Sfaccendati e Sfaccendate (EASS), la Facoltà di Irrilevanza comparata (FAIC), il Museo degli Avanzi (MA), o la Società per la Resurrezione dei Morti (SORM).

PAOLO ALBANI: I MATTOIDI ITALIANI - QUODLIBET 2012

PAOLO ALBANI
I MATTOIDI ITALIANI
Quodlibet, 24/10/2012
collana "Compagnia Extra"

I mattoidi italiani di questo repertorio, il primo nel suo genere in Italia, sono personaggi esistiti o esistenti fautori di teorie singolari, a volte deliranti, elaborate in vari campi del sapere: linguisti e ideatori di lingue universali, astronomi e fisici, trasmettitori del pensiero, architetti, quadratori del cerchio, poeti, inventori, profeti, visionari, politici eccetera. 
Corredato dalle foto di alcuni mattoidi, dalle copertine dei loro libri e da vari documenti (planisferi, macchine astruse ecc.), il libro è un ampio campionario di autori bizzarri, nessuno dei quali ha mai varcato la porta di un manicomio, per quanto in certi casi siano completamente fuori dalla realtà. 
Ci sono fisici che vorrebbero dimostrare che la terra non gira intorno al sole; poeti che si interrogano se fu fatto prima l’uovo o la gallina; rinnovatori sociali che propongono la castità insieme al divieto di caccia e pesca; curatori di foruncoli che diventano filosofi dopo essere stati visitati dallo spirito di Nietzsche; mistici atei che prescrivono di non adorare alcun Dio, di non guardarsi nudi, di non bere vino, di non andare al cinema, di non sbirciare le gambe delle fanciulle e di vivere sulle vette dei monti, dove però scorgono rosate parvenze di donne nude fra albero e albero; medici che teorizzano ibridi fra l’uomo e diversi animali; inventori che suggeriscono di bere con una cannuccia l’uovo direttamente dal sedere della gallina per rigenerare il fluido vitale nell’uomo; e così via. 
Un repertorio analogo di folli letterari di area francese e belga era stato fatto da Raymond Queneau e André Blavier. 

CLAUDIO COSTA E LE FORME INCONSAPEVOLI - ISTITUTO PER LE MATERIE E LE FORME INCONSAPEVOLI, GENOVA 29/10/2012



CLAUDIO COSTA E LE FORME INCONSAPEVOLI
Fra Totem e Tabù
Istituto per le materie e le  forme inconsapevoli
Ex Ospedale Psichiatrico di Genova Quarto
via Giovanni Maggio 6 - Genova
lunedì 29 ottobre 2012, ore 14,30

Attraverso l’analisi di una delle sue opere più significative, si rende omaggio all’uomo ed artista Claudio Costa, che concluse la sua opera e la sua stessa vita tra le mura dell’Ex Ospedale Psichiatrico di Quarto, spendendosi generosamente a favore degli ospiti. Il contatto e lo scambio con il disagio mentale lo portò a fondare, con Antonio Slavich, l’Istituto per le Materie e le Forme Inconsapevoli cui, poi, fece da contrappunto il Museo Attivo dello stesso Istituto, luogo di scambio creativo e interattivo tra la produzione dell’arte e le creazioni dei pazienti che partecipavano ai gruppi di arteterapia, condotti in sinergia da terapeuti ed artisti. L’Istituto ed il Museo rappresentano uno dei punti d’arrivo più importanti del “Work in Regress” di Claudio Costa, sentiero a “ritroso” di un cammino possibile alla ricerca delle nostre radici antropologiche ed inconsce nonché dei tortuosi incroci evolutivi che danno ragione del nostro essere al mondo al giorno d’oggi. 

PLANOS DE FUGA - CENTRO CULTURAL BANCO DO BRASIL, SAO PAULO



PLANOS DE FUGA
Uma Exposição em Obras
Curadoria de Jochen Volz e Rodrigo Moura
Centro Cultural Banco do Brasil de São Paulo
Rua Álvares Penteado 112 - Sao Paulo
de 27 de outubro de 2012 a 6 de janeiro de 2013

O Centro Cultural Banco do Brasil de São Paulo (CCBB-SP) apresenta até 6 de janeiro de 2013 a mostra “Planos de Fuga – uma exposição em obras”. Com curadoria de Rodrigo Moura, curador de arte de Inhotim, e Jochen Volz, também de Inhotim e curador-chefe da Serpentine Gallery, de Londres, a exposição apresenta obras que dialogam com a arquitetura do emblemático edifício do CCBB-SP, projeto de Hippolyto Gustavo Pujol Junior construído no centro da capital paulista em 1901 e adquirido pelo Banco do Brasil duas décadas depois. 
A mostra reúne trabalhos de nove artistas contemporâneos: Carla Zaccagnini (Buenos Aires, Argentina, 1973 – vive em São Paulo, SP), Cildo Meireles (Rio de Janeiro, RJ, 1948), Cristiano Rennó (Belo Horizonte, MG, 1963), Gabriel Sierra (San Juan Nepucemo, Colômbia, 1972 – vive em Bogotá, Colômbia), Marcius Galan (Indianápolis, EUA, 1972 – vive em São Paulo, SP), Mauro Restiffe (São José Rio Pardo, SP, 1970 – vive em São Paulo, SP), Renata Lucas (Ribeirão Preto, SP, 1971 – vive no Rio de Janeiro, RJ), Rivane Neuenschwander (Belo Horizonte, MG, 1967) e Sara Ramo (Madri, Espanha, 1975 – vive em Madrid e São Paulo, SP). 
Também estão na exposição obras de três artistas históricos: a suíça radicada no Brasil Claudia Andujar (Neuchâtel, Suíça, 1931 – vive em São Paulo, SP) e os americanos Gordon Matta-Clark (Nova York, EUA, 1943/1978) e Robert Kinmont (Los Angeles, EUA, 1937 – vive no Norte da Califórnia, EUA).

O título ‘Planos de Fuga’ foi inspirado na novela Plan de Evasión, de Adolfo Bioy Casares, publicada em 1945. 

BRIDGET BAKER: THE REMAINS OF THE FATHER - MAMBO, BOLOGNA



BRIDGET BAKER
THE REMAINS OF THE FATHER
Fragments of a Trilogy (Transhumance)
MAMbo
via don Minzoni 14 - Bologna
dal 27/10/2012 al 6/1/2013

Nell'ambito della sua prima personale in Italia promossa da MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna dal 28 ottobre 2012 al 6 gennaio 2013 con la curatela di Elisa Del Prete, l'artista sudafricana Bridget Baker presenta in anteprima mondiale l'opera video The Remains of the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance), realizzata durante il periodo di residenza svolto dall'artista a Bologna su invito di Nosadella.due - Indipendent Residency for Public Art nel corso del 2012. 
Indirizzato verso l'esplorazione delle dinamiche di potere e dominazione tra i popoli a partire dalla sua esperienza di africana bianca durante e dopo l'Apartheid, il lavoro realizzato da Baker nasce da una ricerca sulle relazioni tra Eritrea e Italia durante l’epoca coloniale e dai legami che tali relazioni hanno determinato oggi. 
A partire da una ricerca svolta presso gli Archivi della famiglia Ellero-Pezzoli di inizio Novecento conservati a Bologna, in cui sono raccolti materiali compositi tra cui corrispondenze epistolari, sigilli, mappe, quaderni, progetti architettonici, e nel tentativo di ribadire il valore etnografico, oltre che storico, che tali documenti contengono, l'artista realizza una narrazione visuale che si pone al limite tra realtà e immaginazione, documento e interpretazione, in cui elementi fiction si mescolano a tracce di storie reali dimenticate. 
L'opera interroga così lo sguardo dello spettatore sull'ambiguità di un'identità veicolata dalla storia ufficiale, cercando di sovvertire le regole di osservazione e costruzione degli eventi attraverso la giustapposizione di realtà re-immaginate. 
Prodotta interamente a Bologna con il contributo della casa di produzione Articolture presso una delle abitazioni parte del gioiello architettonico di epoca fascista “Villaggio Bandiera”, e realizzata grazie alla preziosa collaborazione di un gruppo di eritrei residenti in città e all'affiancamento scientifico di storici ed esperti, l’opera The Remains of the Father – Fragments of a Trilogy (Transhumance) entrerà a far parte della Collezione Permanente del MAMbo-Museo d'Arte Moderna di Bologna al termine del progetto espositivo. 
La mostra inaugura sabato 27 ottobre 2012 alle ore 17.00 nell’ambito della decima edizione di Gender Bender (Bologna, 27 ottobre – 3 novembre 2012), festival internazionale che presenta al pubblico italiano gli immaginari prodotti dalla cultura contemporanea, legati alle nuove rappresentazioni del corpo, delle identità di genere e di orientamento sessuale. 
Domenica 28 ottobre alle ore 18.00, in collaborazione con il Gender Bender Festival, è promosso un incontro con Bridget Baker presso la Sala Conferenze del MAMbo, in cui verranno presentati altri lavori video inediti in Italia, che illustreranno la complessità del lavoro dell’artista, al confine tra retaggio collettivo e immaginari privati. 

Bridget Baker (East London-South Africa, 1971) è un'artista sudafricana che svolge da anni una ricerca sul materiale storico e storiografico, con un approccio alla fonte quale veicolo di valore e potenziale immaginario. Particolare attenzione nelle sue opere viene riservata allo sguardo della donna, all'esperienza femminile nella storia e a quelle storie non dette di cui spesso la donna è narratrice. Vive a Londra e ha partecipato a importanti mostre collettive presso il Museum of African Art (NYC), la South African National Gallery (Cape Town), il Centro des Artes Contemporanea (Burgos), il Palazzo delle Papesse (Siena), il Neue Berliner Kunstverein (Germany), The Wapping Project (London), oltre ad aver partecipato alla seconda edizione della Biennale di Johannesburg (Cape Town) e al Oberhausen Film Festival (Germany). 

JOHN H. STUBBS, EMILY G. MAKAŠ: ARCHITECTURAL CONSERVATION IN EUROPE AND THE AMERICAS - WILEY 2011




JOHN H. STUBBS, EMILY G. MAKAŠ
ARCHITECTURAL CONSERVATION IN EUROPE AND THE AMERICAS
Wiley
(April 5, 2011)

The book delivers the first major survey concerning the conservation of cultural heritage in both Europe and the Americas. Architectural Conservation in Europe and the Americas serves as a convenient resource for professionals, students, and anyone interested in the field. Following the acclaimed Time Honored, this book presents contemporary practice on a country-by-country and region-by-region basis, facilitating comparative analysis of similarities and differences. The book stresses solutions in architectural heritage protection and the contexts in which they were developed. 

JEFFREY M. CHUSID: SAVING WRIGHT - W.W. NORTON & C. 2011



JEFFREY M. CHUSID
SAVING WRIGHT
The Freeman House and the Preservation of Meaning, Materials, and Modernity
W. W. Norton & Company
(December 19, 2011)

Winner of The University of Mary Washington Center for Historic Preservation's 2012 Historic Preservation Book Prize, this book is a case study on the preservation of an important work of modern architecture. The story of the Freeman House, and of the attempt to save it, entails almost all of the provocative issues that make historic preservation as a field so fascinating, technologically and theoretically complex, and politically charged. 
Saving Wright chronicles the ongoing struggle to save Wright’s Freeman House in the Hollywood Hills, the setting for fascinating people and events but deeply flawed from the time it was built ninety-five years ago. The Freeman House was an experiment born out of Frank Lloyd Wright’s polemical vision of a new kind of architecture for the middle class, for modern America, and, in particular, for the Los Angeles foothills. Its design and construction were difficult, thus, along with many poor decisions, planting within a beautiful work of architecture the seeds of its own destruction. 

Jeffrey M. Chusid, is an architect and an associate professor in the historic preservation planning program at Cornell University. He has also taught at Harvard, the University of Southern California, the University of New Mexico, and the University of Texas at Austin. His professional work has included architectural design, planning for cultural landscapes and historic communities, and materials conservation projects in California, New York and Texas as well as China, Fiji, Bosnia, and Ukraine. He was the first United States coordinator for DOCOMOMO and the founding president of the Texas Chapter of the Association for Preservation Technology and is currently president of the Society for the Preservation of Historic Cements. A past editor of the Journal of Architectural Education, he has lectured, written articles, and curated exhibitions on modernist architecture in India and in Southern California, with special emphasis on the work of Frank Lloyd Wright. Chusid was the director of the Freeman House, and its preservation architect, from 1986 to 1997. 
His book, Saving Wright, was awarded the 2012 Historic Preservation Book Prize by The University of Mary Washington Center for Historic Preservation, and received an honorable mention for the 2012 Lee Nelson Book Award from the Association for Preservation Technology, Intl. (APT). 

MASBEDO - PALAZZO DUCALE, GENOVA 28/10/2012



MASBEDO
Palazzo Ducale
piazza Matteotti 9 - Genova
domenica 28 ottobre 2012, ore 16,00

Un laboratorio tra arte e scienza, tra ordine e caos nell'ambito del Festival della Scienza. 
Ispirandosi alle loro recenti video performance, i Masbedo, duo di videoartisti italiani, innescano un dibattito visivo tra arte e scienza, nel tentativo di riunire in un solo flusso creativo lo sguardo artistico e l'approccio scientifico. 
Quello a cui assistiamo e' la trasformazione di oggetti e soggetti in forme differenti, al confluire di diversi linguaggi in un solo significato, alla migrazione di specificita' scientifiche a una dimensione altra, astratta, cerebrale e fatua. 

venerdì 26 ottobre 2012

LOUISE BOURGEOIS: ALONE AND TOGETHER - FAURSCHOU FOUNDATION, BEIJING



LOUISE BOURGEOIS
ALONE AND TOGETHER
curated by Jerry Gorovoy
Faurschou Foundation Beijing
798 Art District
No.2 Jiuxianqiao Road
Chaoyang District, Beijing
27/10/2012 - 24/3/2013

Faurschou Foundation is pleased to present Louise Bourgeois: Alone and Together, curated by Jerry Gorovoy, opening on 27 October, 2012, in the 798 Art District of Beijing. Considered one of the most important artists of the twentieth century, this will be Bourgeois's first retrospective exhibition in China. 
Spanning Louise Bourgeois's seven-decade career, the exhibition includes work from across her diverse oeuvre. From her sensuous bronze and marble works to hanging aluminum sculptures, from her "Cell" installations to her soft sculpture works, from her iconic spider sculptures to the evocative series of "feathery" gouache diptychs on paper for which the exhibition is titled. A fiercely intelligent, well-read artist for whom the making of art was as much a means of 'being in the world' as a vocation, Bourgeois drew heavily on psychoanalytic thought. Performing uncanny exorcisms, she navigated the labyrinths of her past and her unconscious through her creations. Through the spinning of metonymical visual narratives, Bourgeois's work forms a web of stories about her life that are simultaneously stories about the paradoxes of the human condition and served as a crucible in which a Self—straining towards of the nearly impossible yet existentially necessary act of connecting with Others—could be forged out of alienation and personal trauma. 
Bourgeois's art embodies a courageous struggle to balance between the antinomies of 'being in the world'—alone and together—that the artist understood so well. We are mortally alone and we are inextricably connected. This connection is fraught with anxiety and pain, but it is also one of the great sources of pleasure and reasons to persist in our separate, yet intertwined, existences. 
Jerry Gorovoy, Bourgeois's longtime assistant, has selected a body of work that reveals the central themes and rhythms of her autobiographical art. Gorovoy offers China an unprecedented chance to be touched by the reparative, human power of Bourgeois's art. 

Louise Bourgeois (1911–2010)
Born in Paris in 1911, Bourgeois immigrated to the US in 1938, where she channeled her private traumas into intensely personal artwork. Significant exhibitions include her breakthrough 1982 retrospective at the Museum of Modern Art, New York; 1993 Venice Biennale (where in 1999 she was also awarded the Golden Lion award); her retrospective at Tate Modern, London (2007–2008), which traveled to the Centre Georges Pompidou, Paris (2008); the Solomon R. Guggenheim Museum, New York (2008); and Louise Bourgeois: Conscious and Unconscious, at the Qatar Museums Authority, QMA Gallery, Doha (2012). Her coming retrospective, Louise Bourgeois: Alone and Together, at the Faurschou Foundation Beijing, brings a multidisciplinary body of works to China from 27 October 2012 to 24 April 2013. 

HANS RICHTER: DARE UNA CHANCE AL CASO - GALLERIA PECCOLO, LIVORNO



HANS RICHTER
DARE UNA CHANCE AL CASO
Galleria Peccolo
piazza Repubblica 12 - Livorno
dal 27/10 al 30/11/2012

"Dare una chance al caso" seguendo questa massima che ha accompagnato tutta la sua vita artistica, Hans Richter (nato a Berlino nel 1888 e morto a Locarno nel 1976), è stato uno dei pionieri dell'arte d'avanguardia sperimentale internazionale. Da giovane aderì nel 1917 al movimento DADA fondato a Zurigo; poi, insieme con Hausmann, Schwitters, Huelsenbeck e altri, organizza e partecipa a Berlino a serate e manifestazioni dadaiste. 
In pittura, dopo gli inizi di derivazione espressionista e poi cubo-futurista, sperimenta il contrasto positivo-negativo nel quadro e dipinge tra il 1918-20 una serie di opere dal titolo "Teste-Dada" utilizzando solo i colori bianco e nero. Sperimentazione che lo porterà ad usare rotoli orizzontali o verticali di tela. Decide allora di sperimentare con la pellicola, queste sue nuove scoperte; sono del 1921 i suoi primi Film astratti "Rythme 21","Fuga 1- e 2-" e poi nel 1923 "Orchestrazione del colore" che lo ha reso famoso nel mondo come artista multimediale e di Film. E' del 1927 l'altro suo breve Film capolavoro "Vormittagspuk". 
Nel 1940 si rifugia a New York dove insegnerà Filmografia al City College. 
Espone nell'ottobre del 1946 le sue opere grafiche, disegni e dipinti a New York nella "Art of this Century Gallery" di Peggy Guggenheim che gli sponsorizza la realizzazione del suo principale Film sonoro "Dreams that Money can buy" del 1947, premiato alla Biennale di Venezia. Tra il 1955 e 1962 gli sono dedicate mostre antologiche itineranti nei Musei olandesi, Stedelijk di Amsterdam; in Germania nei Musei d'Arte Moderna di Berlino, Monaco e Baden-Baden; in Italia presso la Galleria Nazionale di Roma e al Museo d'Arte Moderna di Torino. Dopo il 1960 inizia anche la sua collaborazione con gallerie di Milano dove espone le tele astratte di quegli anni presso la Galleria Pagani (1960-61-63) e opere degli anni tra il 1917 e 1950 da Arturo Schwarz (1964-65). 
Hans Richter ha sempre cercato in tutto il suo operare, siano film o pittura o disegno di mantenere un equilibrio tra "caso" e ordine, tra improvvisazione e libero arbitrio. Aveva scritto:- "Dada: una nuova arte anti-arte. Con Dada ho scoperto la libertà assoluta del "caso", come superamento della spontaneità e reazione alla banalità in arte". 
Accompagna la mostra un catalogo che illustra le opere esposte, contiene un'ampia filmografia e brevi scritti dell'autore. Completano la presentazione una prefazione di Arturo Schwarz: "Dada: una rivoluzione culturale"; il testo di Yan Ciret: "H.R.dal Dada a Hollywood" e uno scritto conversazione-immaginaria di Sandro Ricaldone "H.R.. Il caso e l'anti-caso". 

PAOLO CAMPIGLIO: LUCIO FONTANA. L'ARLECCHINO - CHARTA 2010

PAOLO CAMPIGLIO
LUCIO FONTANA. L'ARLECCHINO
Charta, 1/1/2010

Il ritorno in Italia di Lucio Fontana nella primavera del 1947, dopo la parentesi argentina degli anni di guerra, è in una Milano che si prepara a quella rinascita artistico-culturale che ha segnato gli anni Cinquanta. Nel luglio aveva debuttato al Piccolo Teatro l'Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni con la regia di Giorgio Strehler, il pubblico tributò un successo clamoroso a una non più paludata maschera classica divenuta simbolo della libertà riconquistata e della forza della risata irriverente contro ogni costrizione dei poteri costituiti. La realizzazione ex novo del Cinema Arlecchino si innesta nell'ambito della ricostruzione di locali e spazi del centro cittadino, nella nuova architettura Arlecchino diviene omaggio alla rinascita milanese e al colore, e al significato che il nuovo cinema in technicolor assumeva in una Milano che fino ad allora aveva visto solo in bianco e nero, un omaggio delle arti visive a una nuova frontiera nella storia del cinematografo. Dalla soglia ben visibile sospesa al soffitto della hall la scultura a mosaico e sotto lo schermo un lungo fregio in ceramica policroma su temi di battaglia e lotta la cui policromia a luci spente assumeva magiche colorazioni grazie alle lampade di Wood e alle speciali vernici dalle quali era ricoperto. 


KEVIN O'REGAN: PERCHÉ I COLORI NON SUONANO - RAFFAELLO CORTINA 2012

KEVIN O'REGAN
PERCHÉ I COLORI NON SUONANO
Raffaello Cortina, 12/09/2012
collana "Scienza e idee"

Una nuova spiegazione di come noi, in quanto umani, diversamente dagli odierni robot, possiamo avere l’impressione di esperire coscientemente le cose, per esempio il rosso di un tramonto, il profumo di una rosa, il suono di una sinfonia o un dolore. L’autore prende le mosse dall’esame della percezione visiva: vedere non è ricevere passivamente informazioni nel cervello, è piuttosto un modo di interagire con il mondo. Questo nuovo approccio alla visione si sviluppa nel libro fi no a coprire gli altri sensi: udito, tatto, gusto e olfatto. Secondo O’Regan, assumere le esperienze sensoriali come modi di interazione con il mondo spiega perché queste esperienze siano proprio come sono. 

Kevin O’Regan dirige uno dei più importanti laboratori di psicologia sperimentale in Francia, il Laboratoire de Psychologie de la Perception dell’Université Paris Decartes di Parigi. È noto per aver teorizzato l’approccio sensorimotorio alla coscienza e per gli studi sul movimento degli occhi durante la lettura. 


DALLA CELLULOIDE AL VIDEOCLIP - GALATA MUSEO DEL MARE, GENOVA



DALLA CELLULOIDE AL VIDEOCLIP
Una scienza dell'immaginazione
Galata Museo del Mare
calata De Mari 1 - Porto Antico - Genova
dal 25 ottobre all'11 novembre 2012

Dal 25 ottobre all’11 novembre il Galata Museo del Mare ospita la mostra “Dalla Celluloide al Videoclip, una scienza dell'immaginazione" curata da Michele Piacentini ed organizzata in collaborazione con la Biblioteca Universitaria, con l'Emporio-Museo Viadelcampo29rosso e con la società Les Artistes. La mostra fotografica allestita nelle rampe di accesso alla terrazza panoramica del Galata, ripercorre la storia dell'invenzione della celluloide, usata sia in ambito medico per i macchinari a raggi x e sia in ambito fotografico per le prime forme di diapositive. 
L’esposizione documenta la creazione dei primi films, pellicole ottenute da un insieme di diapositive, fino a giungere all'invenzione culturale italiana dei videoclip musicali che a fine degli anni '60 furono girati con films più lunghi, le pellicole cinematografiche con caratteristiche più avanzate in quanto sonore e a colori. 
Nel periodo di permanenza al Galata Museo del Mare verranno inoltre organizzati incontri tematici e didattici sull'importanza dell'evoluzione della celluloide che si concluderanno, domenica 11 novembre, con la proiezione di alcuni filmati musicali realizzati in località marittime. 

Il Galata Museo del Mare e il Museo Teatro della Commenda di Prè fanno parte del MuMa Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni. 

giovedì 25 ottobre 2012

CARLO CARRÀ - FONDAZIONE FERRERO, ALBA



CARLO CARRÀ
a cura di Maria Cristina Bandera
Fondazione Ferrero
strada di Mezzo, 44 - Alba
dal 26/10/2012 al 27/1/2013

«Per lo spirito non esistono contraddizioni, ma trasformazioni e sviluppi; mutare una direzione in arte non significa rinnegare tutto il passato, bensì allargarlo fino a compenetrarlo con un altro concetto estetico, scoprire nuovi rapporti ignoti, aprir meglio gli occhi per comprendere una somma maggiore di realtà. (…) Non so se vivrò tanto da realizzare per intero il mio sogno d’arte e se gli eventi giustificheranno o meno le mie aspirazioni. So però che tutte le mie forze sono rivolte all’arte, cioè ad uno scopo che trascende il mio io individuale, energia staccata da Dio che cerca di ritrovare Dio e prendere coscienza di che cosa è la vita e come essa si manifesta al mio spirito di uomo.» 
Carlo Carrà, 1942 

Carlo Carrà (1881-1966) ha interpretato, con profondo entusiasmo e riflessione critica, le stagioni e i fervori, artistici e intellettuali, delle avanguardie del Novecento, giungendo a occupare negli anni della maturità una posizione di consapevole autonomia, sapendo mettersi in relazione con le idee dell’attualità pittorica europea e ripensare in chiave di modernità la tradizione figurativa italiana. Dopo l’esperienza nel movimento futurista e la partecipazione alla pittura metafisica, Carrà definisce, in un rinnovato rapporto con la natura e il vero, l’aspirazione a un “realismo mitico” da cui discenderanno paesaggi, marine, nature morte cui l’artista attenderà fino a poche settimane prima della morte. 
Con questa estesa mostra antologica, la Fondazione Ferrero rende omaggio al grande maestro piemontese e prosegue il percorso di illustrazione della personalità, intellettuale e umana, dello storico dell’arte albese Roberto Longhi (1890-1970). Figura tra le più influenti della scena culturale del Novecento, Longhi annoverava Carrà tra i suoi due pittori contemporanei «prediletti» ‒ l’altro essendo Giorgio Morandi, cui la Fondazione Ferrero ha dedicato, sempre per le cure di Maria Cristina Bandera, un progetto espositivo nel 2010. 

ELEANOR ANTIN: CONVERSATIONS WITH STALIN - DIFFERENT VENUES, NEW YORK 26/10-3/11/2012



ELEANOR ANTIN
CONVERSATIONS WITH STALIN
Jewish Museum, Columbia University School of the Arts,
Brooklyn Museum and Whitney Museum
26/10/2012 - 3/11/2012

Through posts of 140 characters or less, the artist will "read" stanzas of a story from her memoir, Conversations with Stalin, before embarking on four additional performances throughout New York City. 
Eleanor Antin's black-comic memoir Conversations with Stalin is written in the coming-of-age picaresque tradition of Holden Caulfield, Huck Finn, Little Orphan Annie and the irrepressible Dorothy on the road to Oz. 
In New York, Antin will present a week-long performative reading of the entire memoir in four parts, presenting four consecutive chapters at each of four sites in New York City: The Jewish Museum, Columbia University School of the Arts, The Brooklyn Museum, and the Whitney Museum. 
Visitors are invited to attend any or all of the readings. 
Each performance can be experienced independently as well as in tandem. 
A closing reception for the artist will be held at Ronald Feldman Fine Arts on November 3, 6-8 p.m.