martedì 26 giugno 2012

INVASIONI DI CAMPO - MUSEO PECCI, MILANO



INVASIONI DI CAMPO
Museo Pecci
Ripa di Porta Ticinese 113 - Milano 
dal 27/6/2012 al 28/7/2012 

Artisti: Carlo Guaita, Karen Kilimnik, Job Koelewijn, Willy Kopf, Maurizio Nannucci, Julian Opie, Erwin Wurm 

Le opere di sette artisti, appartenenti alla raccolta del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, sono state selezionate quali campioni emblematici di intrusione e espansione spaziale, di sconfinamento territoriale e occupazione di ambiti extra artistici come la cronaca politica e sociale, la fiction televisiva, la produzione industriale, la segnaletica, il gioco e la guerra. L'esposizione è scandita dalla presenza scenica di queste installazioni e grandi sculture che "invadono il campo" e interferiscono con le abitudini e le aspettative del pubblico, oltreché con l'ambiente espositivo. Gli intrecci formali e i travasi simbolici delle opere provocano esiti intriganti e poetici, determinando una sospensione temporale fra un inizio e una fine, fra la caduta e l'ascesa, in attesa della prossima scossa. 
Come ha scritto il poeta svedese Stig Dagerman, la vita "non è qualcosa che si debba misurare. Nè il salto del capriolo né il sorgere del sole sono delle prestazioni. E nemmeno una vita umana è una prestazione, ma uno svilupparsi e ampliarsi verso la perfezione. E ciò che è perfetto non dà prestazioni, opera nella quiete... riposa in se stesso come una pietra sulla sabbia." Nella partita quotidiana fra paura e speranza, gioia e dolore, non è il risultato che conta; vale "tutto quel che conferisce alla mia vita il suo contenuto meraviglioso (e) si svolge totalmente al di fuori del tempo" (Stig Dagerman, Il nostro bisogno di consolazione, Stoccolma 1952; trad. it. 1989). 

Carlo Guaita
Nella composizione Senza titolo (1988) elementi geometrici piani si alternano in forme chiuse e aperte. L'inserimento cromatico dell'ossido di ferro (giallo di Marte) convalida la materia da cui deriva e conferisce all'intera struttura un aspetto apparentemente incompiuto, trasformando l'opera in un organismo che sembra autodeterminarsi e evolversi liberamente nello spazio, espandendosi e contraendosi oltre i limiti descritti dalla stessa griglia metallica. 

Karen Kilimnik
L'installazione (1992), ispirata a un episodio del serial televisivo americano The Avengers (i giustizieri, della fine anni Sessanta), si articola in due parti complementari: nella prima una cassa cela al proprio interno il "corpo del delitto"; nella seconda un paio di stivali in gomma evoca la presenza/assenza della vittima o del carnefice. Gli ombrelli, con il loro tocco noir, contribuiscono a generare un "alone di mistero" alle scene, che i teli di plastica isolano e congelano nella loro immutabile istantaneità. 

Job Koelewijn 
Jump (2005) combina in maniera apparentemente straniante il tappeto elastico e il patibolo, la spensieratezza infantile del gioco e la tragica drammaticità della condanna, l'affermazione dell'esercizio ginnico e l'annientamento dell'esecuzione capitale. Il pubblico è stimolato a livello psicologico e simbolico, piuttosto che sollecitato alla pratica fisica, diviso (come Icaro) fra l'irrefrenabile desiderio di elevazione e l'impulso eroico al sacrificio. 

Willy Kopf
La sezione del parallelepipedo di legno truciolare contraddice, nella frammentazione dei vari elementi che lo compongono, l'apparente omogeneità della sua forma chiusa, logica quindi assoluta. La moltiplicazione seriale di questo modulo prefabbricato nell'installazione Senza titolo (1987) ne sviluppa e articola la complessità spaziale declinandolo come elemento costitutivo di una struttura aperta, discrezionale e perciò relativa. 

Maurizio Nannucci
Il Sigillo di Salomone realizzato con tubi al neon nel 2003 (sul modello di un precedente presentato alla Villa Arson di Nizza nel 1992) è l'emblema del perfetto equilibrio fra l'elemento maschile, il principio spirituale rappresentato dal triangolo con la punta rivolta verso l'alto, e l'elemento femminile, il principio corporale rappresentato dal triangolo con la punta rivolta verso il basso. Sintetizza inoltre i quattro elementi corrispondenti ai colori usati (fuoco/rosso, acqua/blu, aria/giallo, terra/verde, a cui si associano le proprietà fondamentali della materia: caldo, freddo, secco, umido), riferibili pure alla forma quadrata entro cui l'artista ha compresso l'esagramma tradizionale, la cosiddetta "Stella di David". 

Julian Opie
Gli elementi colorati che compongono la scultura a rilievo (1986) sono assemblati liberamente come grandi costruzioni per bambini, mantenendo l'aspetto di morbidezza nonostante la solidità delle sue forme metalliche e l'apparenza di leggerezza seppure il loro peso sia considerevole. Il titolo, Postal staff returns to work (il personale delle poste ritorna al lavoro), contiene riferimenti a vicende politico-sociali che impediscono di interpretare la scultura come composizione astratta, dirigendo l'attenzione sull'astrazione del messaggio a cui essa è arbitrariamente associata. 

Erwin Wurm
Tank (1987) riproduce un oggetto domestico, un recipiente metallico apparentemente innocuo che, mutando repentinamente il proprio significato, sembra assumere l'aspetto aggressivo dello strumento bellico. Per l'artista il contenitore assume un effetto scultoreo, "non di massa ma di volume". La copertura lo protegge come un bunker, una "seconda pelle" e gli conferisce un doppio senso. Costruzione e simulazione, funzione e distruzione si mescolano e confondono nell'opera.