sabato 14 gennaio 2012

SOCIAL BODY - SALA DOGANA, GENOVA

SOCIAL BODY
a cura di Massimiliano Madonna
Palazzo Ducale - Sala Dogana
piazza Matteotti - Genova
dal 14al 29/1/2012

Artisti: Mirko Aretini, Seline Baumgartner, Roberto De Luca, Jérôme Leuba, Agnieszka Polska, Augustin Rebetez, Silvano Repetto, Niklaus Wenger, Zimoun.

Social Body intende esplorare, senza definire, attraverso il corpo e l’intelligenza emotiva dell’artista, il terreno del Sociale, mettendo in opera liberamente, senza prescrizioni e prevenzioni, forme ed effetti di sensazioni, intuizioni, pulsioni, concetti, scaturiti dal corpo della mente, dalla mente del corpo. La scelta è operata in direzione di un artista consapevole di non essere al servizio di alcuno o alcunché, ma libero di mettere in gioco le sue potenzialità creative nella direzione delle sue scelte, siano esse di ordine ludico, provocatorio, trasgressivo, investigativo, ossessivo.

Un Corpo Plurale
di Viana Conti

Con la mostra Social Body, ideata e curata da Massimiliano Madonna (gallerista svizzero di origine italiana, nato nel 1976 a Zug, attivo a Berna, dove risiede, ed a Vienna), introdotta dal critico d’arte, filosofo, scrittore svizzero, Konrad Tobler, il progetto Dogana Giovani Idee in transito riconferma la sua apertura al dialogo ed al confronto culturale internazionale. L’ideazione della mostra, la selezione degli otto artisti, la scelta delle rispettive opere, non prescindono dall’immagine storico-politico-sociologica di Genova, grande città portuale del Mediterraneo, già scenario drammatico, nel 2001, di violenza e guerriglia urbana nell’ambito di un G8 che ha lasciato il segno, nonché Capitale Europea della Cultura, nel 2004 . È alla luce di questi eventi che si delinea nel suo insieme e formalizza nei suoi interstizi e nelle sue interrelazioni più profonde la macchina estetica di Social Body: concreto e mobile dispositivo di cattura di un pensiero e di una riflessione sull’immaginario dell’artista, appartenente a una fascia generazionale nata tra gli anni Settanta-Ottanta, e dell’osservatore, sui fattori esterni che possono determinarlo o condizionarlo, sui meccanismi di interiorizzazione di un Habitus, secondo l’ipotesi teorica di Pierre Bourdieu, che riproduca subliminalmente, nella formazione, modelli di capitalizzazione cognitiva indotti dalla cultura dominante. Il progetto estetico, articolato in installazioni, videoproiezioni e animazioni, fotografie, oggetti, non restringe il discorso al momento teorico, di possibile ascendenza scientifica, psicoanalitica, sociologica, ma tende a relativizzarlo, dando invece spazio all’intelligenza emotiva degli artisti e dei visitatori ed all’energia comunicativa dei materiali e degli immateriali, in senso lyotardiano, messi in opera.
La mostra si struttura come un organismo, facente capo a un sistema nervoso centrale, o come un insieme molecolare le cui cellule operino autonomamente, in vista tuttavia della tenuta in attività di un corpo? Dal momento che la metafora è mutuata dalla biologia, c’è da chiedersi come il corpo attivi le sue strategie difensive nei confronti di elementi di attacco della sua libertà e integrità. Un corpo plurale è più adeguabile alle interazioni con l’estraneità? Sul piano del sociale, il corpo in quanto soggetto, come progetta di essere attivo e non passivo, agente e non subente? Le opere in mostra rappresentano altrettanti interrogativi che gli artisti pongono a se stessi ed a chi guarda, denunciando come il sistema degli oggetti, dei segni, degli allarmi, che invadono il quotidiano, connoti il consumismo mediatico contemporaneo. A giudicare dal dispiegamento delle tematiche e delle motivazioni sottese alla presente rassegna, non sorprende constatare che oggi, esorcizzando le zone d’ombra, l’alterità, la negatività, di un mondo popolato di illusioni, fantasmi, simulazioni, che hanno messo in seria crisi l’uomo come soggetto, si ottiene l’effetto paradossale di un corpo sociale dominato dall’insicurezza.